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L’ex Ad della holding dei Benetton Edizione Gianni Mion al processo per il crollo del Ponte Morandi: ‘Non ho fatto nulla ed è il mio grande rammarico’

“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo.

Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’.

Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”. Lo ha detto Gianni Mion ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del Ponte Morandi. Mion lo ha detto riferendosi ad una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo, a cui parteciparono l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo queste frasi, l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci, ha chiesto di sospendere l’esame di Gianni Mion e di indagarlo. Rigacci è indagato insieme ad altre 58 persone. L’esame di Mion è andato avanti e i giudici hanno detto che si riservano sulla richiesta avanzata da Perroni. 

In aula Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Autostrade, sentito come teste nel corso del processo, ha detto: “Nel 2020 abbiamo visto un incremento dei coefficenti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea mentre nel 2019 era del 50%”. Spea era la società controllata da Aspi che si occupava della sorveglianza. Tomasi ha parlato del cambio di passo di Aspi dopo il suo arrivo come amministratore delegato e direttore generale di Aspi. “Dall’inizio del mio mandato, nel febbraio 2019, come Ad del gruppo Aspi, ho messo tutto il mio impegno per attuare un grande piano di trasformazione aziendale, rinnovando il management e cambiando radicalmente le modalità di monitoraggio e manutenzione della infrastruttura, anche grazie all’adeguamento delle normative che ci ha consentito di rafforzare la nostra azione. Attualmente il piano prosegue a pieno regime su tutta la rete nazionale. Il cambio di passo aziendale è un elemento riconosciuto anche in questa sede”. “Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea. Nel 2019 si era partiti con la verifica di 33 opere con due società esterne poi si è passati a 66. Ma vedendo la non omogeneità dei punteggi abbiamo esteso i controlli a tutta la rete”.

Con l’arrivo di Tomasi come amministratore delegato e direttore generale di Aspi aumentarono i lavori di manutenzione sulla rete autostradale. “Sulle attività di ammodernamento e manutenzione investimmo molto, in particolare il capitolo su gallerie e viadotti”, ha sottolineato nel corso del suo esame. Il pubblico ministero ha mostrato in aula le slide che l’ad aveva portato nel corso delle indagini e che mostravano un incremento da 264 a 769 milioni tra il 2017 e il 2021, tra quota base e piano straordinario. Quest’ultimo comprende anche il restyling di gallerie e ponti. Tomasi ha spiegato come, dopo l’esautoramento di Spea e l’affidamento delle ispezioni a società esterne, siano stati “trovati in tutta la rete 27 mila difetti, con diverse gradazioni di gravità, non segnalati da Spea, 6 mila nelle sole gallerie della Liguria. La ritenemmo poco affidabile”.

Sorgente: ‘Nel 2010 seppi che il Morandi era a rischio crollo’ – Liguria – ANSA.it

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