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(DI NATASCIA RONCHETTI – ilfattoquotidiano.it) – Il terzo giorno dopo il terremoto d’acqua, per dirla con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, l’onda lunga delle piene dei corsi d’acqua della Bassa ha continuato a scorrere e ha allagato anche Lugo di Romagna e Cervia. Ed è salito a 13 il numero delle vittime: 5 i morti accertati nel Ravennate ieri. A questi si aggiungono le vittime comunicate mercoledì dalla Regione Emilia-Romagna: otto. Una persona è ancora ufficialmente dispersa. Si muove anche il governo. Martedì 23 maggio il Consiglio dei ministri dichiarerà lo stato di calamità, mentre è stato annunciato il blocco dei mutui e delle riscossioni tributarie nei comuni colpiti dall’alluvione. Il ministro della Protezione civile Musumeci promette altri 20 milioni di euro, mentre Bonaccini chiede un commissario straordinario. Un incarico che potrebbe essere affidato al governatore stesso. Per gli interventi strutturali, di cui si dibatte come sempre accade dopo ogni calamità, si vedrà, ma intanto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha trovato i primi colpevoli: gli ambientalisti, quelli che “vivono nel loft al ventesimo piano del grattacielo”. “Bisogna superare la questione del sempre no – ha detto ai microfoni di Radio 24 –, del non voler nessuna opera, dobbiamo trovare il punto di equilibrio della convivenza dell’uomo con la natura e quindi ci sono delle opere che vanno fatte, vanno fatte le dighe che servono, le grandi vasche di laminazione, gli argini in alcuni luoghi e quindi create le condizioni perché possa vivere anche l’uomo”.

Ma come è potuta accadere una simile tragedia? Percorsa a Nord dal grande Po, attraversata da decine di fiumi, torrenti e da canali di scolo, con una storia alle spalle di grandi bonifiche, l’Emilia-Romagna è altamente ingegnerizzata e altrettanto fragile. Esposta al rischio di alluvioni e dissesti, è però anche una delle regioni più cementificate d’Italia (la terza), con il 9% del suolo impermeabilizzato. Record che evidentemente non è destinata a perdere, dato che nel 2021 si è collocata sempre al terzo posto in Italia per incremento del consumo di suolo, con oltre 658 ettari ricoperti, pari al 10,4% del consumo nazionale dello stesso anno. Eppure, nonostante le dichiarazioni di facciata che si sono susseguite dopo ogni alluvione, la retromarcia per un cambio di passo radicale non sembra essere stata mai innestata. La legge urbanistica voluta dal governatore Stefano Bonaccini – ed entrata in vigore il 1° gennaio del 2018 – è stata presentata come una normativa di svolta. “Consumo di suolo a saldo zero”: fu presentata, all’epoca, così. Le cose – e non solo secondo gli ambientalisti ma anche secondo urbanisti e architetti – sono un po’ diverse. “Basti pensare alle tante opere stradali, dal Passante di Bologna all’Autostrada Cispadana per arrivare alla bretella Campogalliano-Sassuolo che sono state difese e sostenute nonostante siano ad alto impatto ambientale – osserva Francesco Occhipinti, della segreteria regionale di Legambiente –. Parliamo di opere inutili: le risorse avrebbero dovuto essere destinate al miglioramento e al rafforzamento del trasporto pubblico. Nel frattempo vediamo nascere tanti nuovi e grandi poli logistici”. Vanno poi ricordate le tante deroghe che si sono susseguite finora al vincolo previsto dalla stessa legge per le nuove edificazioni, che fissa a un massimo del 3% dell’urbanizzato già esistente il margine per le nuove costruzioni. Deroghe che i Comuni, alle prese con i piani urbanistici generali, hanno ampiamente utilizzato.

Nel 2020, poi, la Regione ha sottoscritto, con le parti sociali, i Comuni e le Province, il Patto per il lavoro e il clima. Intesa che dovrebbe guidare la regione verso uno sviluppo sostenibile e la transizione ecologica. E che prevede una legge regionale sul clima, per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Una normativa molto attesa, necessaria per fissare paletti, ma della quale ancora non c’è traccia. Come se non fosse più nell’agenda politica che tre anni fa Bonaccini aveva stilato insieme alla allora sua vice Elly Schlein. E che invece è ancora in piedi secondo la Regione. Il mandato istituzionale non è ancora terminato: c’è tempo, rispondono. E poi i margini di manovra sono davvero stretti, “visto che la legislazione sul clima e sull’ambiente è quasi esclusivamente di competenza del ministero. Per ora lavoriamo alle pianificazioni di settore, dai rifiuti alla neutralità carbonica, all’aria, che sono il quadro di riferimento per costruire la legge”. Per ora.

Sorgente: Alluvione, Bonaccini non ha varato il piano sul clima. E vuole pure fare il commissario – infosannio – notizie online

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