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“Ormai hanno superato in termini di PIL misurato secondo il potere di acquisto il valore del G7 ed hanno sfondato, ma il grande pubblico, soprattutto in Italia, non ne sa nulla”. Esordisce così a l’AntiDiplomatico l’ex vicesegretario Onu ed europarlamentare, Pino Arlacchi, da poco divenuto il coordinatore del comitato scientifico del neo-nato Istituto Italia-Brics presieduto da Vito Petrocelli, il senatore 5 Stelle destituito dalla carica di presidente della Commissione Affari esteri per aver sfidato i diktat draghiani sull’invio delle armi in Ucraina.

“Se anche il Financial Times, e per lo più a firma di un banchiere, pubblica un lungo editoriale sui Brics e i possibili scenari di de-dollarizzazione, significa che sono veramente preoccupati”, prosegue Arlacchi. E “l’ultima goccia” è stato il sequestro delle riserve della Banca Centrale russa depositate nelle banche occidentali. “Parliamo di 300 miliardi di euro ed è un attacco frontale alle fondamenta giuridiche del capitalismo, ai suoi diritti di proprietà ed alla sicurezza dei suoi scambi”. In altri scritti l’ex vicesegretario Onu aveva già definito “Tafazzi Game” questa scelta autolesionista dell’Occidente contro Mosca, ma a l’AntiDiplomatico specifica meglio alcuni passaggi forse sottovalutati soprattutto in Italia. “Il procedimento pratico del sequestro è stato confezionato nei dettagli da Draghi, allora primo ministro italiano, su mandato diretto di Ursula Von Der Leyen, e da Yenet Allen per gli Stati Uniti. Si è deciso per una misura ultraradicale, quasi senza precedenti, dato che un provvedimento analogo fu adottato solo contro la Germania nazista e dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sequestrare tutti i beni della Banca centrale russa in Occidente è stato un messaggio forte e devastante, che tantissimi paesi hanno colto in chiave non favorevole agli USA ed ai loro alleati”.

Quando chiediamo ad Arlacchi come interpreta le nuove richieste di adesione al gruppo Brics provenienti da un numero così alto di paesi (anche alleati o ex alleati storici del blocco euroamericano), la risposta è conseguente. “L’azione contro la Banca centrale russa ha anche colpito il predominio del dollaro, che è il bene rifugio più importante della finanza mondiale. Essa ha fatto saltare il banco: la fuga dal dollaro è adesso una misura di prudenza obbligatoria per tutte le banche centrali.

La parola d’ordine ora è “diversificazione delle riserve di valuta”. “Se pensate che anche l’Egitto, i paesi del Golfo e perfino Israele hanno deciso di ridurre la quota delle loro riserve in dollari, avete la portata di cosa stia avvenendo. La loro sensazione è che ciò che è capitato alla Russia oggi, domani può succedere a qualunque altro paese. Ed i Brics si stanno preparando ad annunciare, forse già dal loro prossimo incontro, una loro proposta di alternativa al regno del dollaro”….

Sorgente: Pino Arlacchi a l’AD: “I BRICS hanno sfondato. Ma in Italia nessuno ne parla” – L’Intervista de l’AntiDiplomatico – L’Antidiplomatico

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