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Claudio Chiarabba, direttore dipartimento terremoti INGV: “In provincia di Campobasso sono possibili terremoti anche molto forti come quelli di di San Giuliano di Puglia del 2002. È bene esserne a conoscenza”.

Intervista a Claudio Chiarabba
Direttore dipartimento terremoti INGV.
A cura di Davide Falcioni

“In provincia di Campobasso sono possibili terremoti anche molto forti. È bene esserne a conoscenza e conoscere la resistenza sismica degli edifici pubblici e privati”. A dirlo, intervistato da Fanpage.it, il professor Claudio Chiarabba, direttore dipartimento terremoti INGV all’indomani della scossa di magnitudo 4.6 registrata nel Comune di Montagano, in provincia di Campobasso.

L’evento sismico principale – avvertito dalla popolazione in un’area molto vasta che va da Pescara a Napoli – è stato seguito da decine di repliche di più lieve entità. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha individuato l’ipocentro a 23 chilometri, una profondità che potrebbe avere diffuso le onde sismiche su una zona molto vasta evitando al contempo danni gravi alle costruzioni.

Dopo il sisma centinaia di residenti sono tuttavia usciti di casa e hanno preferito trascorrere la notte in auto, mentre i sindaci di diversi comuni del “cratere” hanno preferito chiudere la scuole in via precauzionale: troppo viva la memoria dei terremoti che hanno investito il Centro Italia nel cuore della notte sorprendendo migliaia di persone nel sonno. Ma quanto deve preoccupare la scossa di ieri in provincia di Campobasso? E c’è il rischio che seguano nelle prossime ore o giorni eventi più violenti?

 

Quali sono state le caratteristiche del terremoto di ieri sera a Montagano, in provincia di Campobasso?

La magnitudo del sisma è stata di 4.6 e il movimento della faglia è stato di tipo trascorrente: una struttura geologica verticale lungo la quale una parte è scivolata orizzontalmente rispetto a un’altra. L’ipocentro è stato localizzato a 23 chilometri, una profondità superiore rispetto alla media degli eventi sismici della catena appenninica. Tale profondità ha fatto sì che la scossa si avvertisse anche a distanze significative. Nelle ore successive sono seguiti degli “aftershock”, circostanza assolutamente normale.

Qual è la pericolosità sismica del Molise?

Quella in cui la terra ha tremato ieri sera è una zona di passaggio tra la catena appenninica, in estensione di qualche millimetro all’anno e teatro di terremoti molto forti, come quello di magnitudo 6.6 del 1805 (oltre 5mila morti, ndr), e la parte adriatica, dove la deformazione è leggermente minore e più distribuita. La scossa di ieri non è avvenuta direttamente nella zona estensionale appenninica ma alcuni chilometri più ad est, a ridosso della zona adriatica.

Dopo il sisma del 1805 ce ne fu un altro molto forte il 31 ottobre del 2002.

Sì, i terremoti di San Giuliano di Puglia di magnitudo 6 e 5.7 che causarono 30 morti soprattutto tra i bambini di una scuola. Insomma, in provincia di Campobasso sono possibili terremoti anche molto forti. È bene esserne a conoscenza.

Il sisma di ieri potrebbe essere precursore a una scossa più forte?

Non abbiamo elementi per dirlo: quando si verificano terremoti di questa magnitudo sappiamo che potrebbe esserci stata un’interazione con le faglie vicine: questo significa che le probabilità di un sisma dalla magnitudo simile sono maggiori rispetto ai giorni precedenti, ma non necessariamente possiamo parlare di “evento precursore” di un terremoto più forte.

In queste ore tra la popolazione c’è molta preoccupazione. Cosa consiglia ai cittadini residenti nelle zone interessate dal terremoto di ieri?

Il primo consiglio è sempre quello di conoscere il livello di resistenza sismica dell’abitazione cui si vive o delle strutture pubbliche nelle quali si lavora. È bene inoltre avere degli utili accorgimenti: ad esempio mettere in sicurezza armadi o librerie, cioè strutture che potrebbero rovinare addosso alle persone anche in presenza di scosse non eccessivamente forti.

da fanpage.it

 

Sorgente: L’INGV spiega quanto deve preoccupare il terremoto in Molise e qual è il rischio sismico nell’area

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