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Il Reaper americano con i suoi strumenti di spionaggio potrebbe essere affondato molto vicino alla Crimea. Offrendo una preda unica alla Marina russa

Tutti gli occhi sono puntati sul Mar Nero, epicentro del confronto tra Nato e Russia. Il giorno dopo lo schianto del Reaper statunitense, la prima domanda riguarda la sorte del relitto. I vertici militari americani sostengono che il drone non è stato recuperato e – a quello che gli risulta – neppure Mosca è riuscita a impadronirsene. Circola l’ipotesi che la zona dell’impatto non sia lontana dalla costa della Crimea e dall’area di Sebastopoli, quartiere generale della flotta del Mar Nero. È una valutazione basata anche sul raggio d’azione del radar usato dal Reaper per le sue ricognizioni: uno strumento sofisticato, che fornisce immagini tridimensionali di oggetti minuscoli, ma che copre un raggio di circa 80 chilometri. Questa quindi sarebbe la distanza massima dell’affondamento: praticamente nelle acque di casa della marina militare russa.

 

Non risulta che il velivolo teleguidato disponesse di un meccanismo per l’autodistruzione. Ha trascinato nel fondo con sé alcuni degli apparati hi-tech più segreti: il radar, il sensore ottico e quello laser, le connessioni satellitari e i sistemi di pilotaggio remoto. Una preda di infinito interesse per gli 007 del Cremlino.

 

Ieri sono state registrate intense comunicazioni sulle frequenze di emergenza dell’ammiragliato. Alcuni spotter questa mattina hanno rilevato labili tracce dell’attività di droni – probabilmente russi – non lontano da Sebastopoli. Ma in alcune zone del Mar Nero sono stati notati anche segnali di disturbo dei satelliti gps: un aereo di linea diretto da Istanbul a Chisinau in Moldavia sarebbe stato obbligato a invertire la rotta, per la difficoltà di ricevere le coordinate satellitari indispensabili per la navigazione.

 

Oltre che per la caccia al Reaper inabissato, la grande attesa riguarda le prossime mosse americane. La Casa Bianca ha detto che continuerà le missioni di ricognizione sul Mar Nero. Ma l’ambasciatore russo a Washington ha intimato di interrompere i voli. Bisognerà quindi capire se il prossimo aereo statunitense – con o senza equipaggio – verrà scortato dai caccia e quale sarà la reazione di Mosca.

 

 

Nulla di nuovo invece sul fronte del Baltico. Questa mattina quattro jet dell’Alleanza atlantica hanno iniziato lunghe operazioni. Il focus è Kaliningrad su cui si sono concentrati tre jet: un Boeing P-8 Poseidon dell’Us Navy, un RC-135 dell’Us Air Force e un Artemis dell’Us Army, l’ultimo modello di aereo spia statunitense. Invece il Gulfstream Caew dell’Aeronautica italiana – forse il più potente sistema d’intelligence della Nato – è decollato dalla Romania, monitorando la frontiera ucraina e bielorussa fino alla Lettonia. A largo dell’Estonia due Eurofighter – uno inglese e uno tedesco – sono intervenuti per identificare un cargo militare russo: un collegamento tra Kaliningrad e San Pietroburgo, decollato senza informare il controllo del traffico aereo internazionale. Non è una novità: Mosca considera quello uno “spazio interno” alla Russia e viola da anni le regole dell’aviazione.

Sorgente: I segreti del drone americano abbattuto nel Mar Nero – la Repubblica

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