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Il crac dell’istituto americano riferimento per le startup Usa è il più importante dalla tempesta finanziaria del 2008. I mercati sono in allarme. Ma dietro alla crisi, su cui ha inciso l’aumento dei tassi, ci sono errori di valutazione negli anni passati

 Il fallimento a sorpesa di Silicon Valley Bank (Svb) ha scosso ieri i mercati finanziari, trascinando al ribasso il settore del credito di tutto il mondo. Ecco i punti principali della vicenda.

Che cos’è Silicon Valley Bank

Svb è la sedicesima banca americana per dimensione con 209 miliardi di attivi e 175,4 miliardi di depositi. Fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medaris, aveva aperto la prima sede a Santa Clara, in California. Fin da subito l’istituto è diventato un punto di riferimento per le tech company della Silicon Valley. Secondo Bloomberg, circa la metà di tutte startup americane supportate da fonde di venture capital avevano rapporti con Svb.

Perché è importante quello che è successo

Perché quello di Svb è il primo fallimento di una grande banca americana dai tempi della crisi finanziaria del 2008. E si teme che possa non essere l’ultimo.

Che cosa è successo

La crisi è scattata giovedì sera, quando la banca ha annunciato un aumento di capitale da quasi 2 miliardi di dollari per provare a ripianare 1,8 miliardi di perdite legati alla vendita di un portafoglio obbligazionario da 21 miliardi di dollari. La cifra è enorme se si paragona al valore di mercato della banca, circa 6 miliardi di dollari.

C’entra l’aumento dei tassi di interesse?

In maniera rilevante, ma non solo. Gli errori più gravi della banca partono probabilmente dai tempi della pandemia, quando l’afflusso di depositi presso l’istituto è salito enorme. Basti pensare che dalla fine del primo trimestre 2020 allo stesso periodo del 2022 il denaro sui conti della Svb è cresciuto da 60 miliardi a 200. Sono gli anni in cui l’industria tech, principale interlocutore di Svb, è cresciuta a passo spedito sostenuta soprattutto dai finanziamenti delle società di venture capital. Denaro che la banca ha investito in obbligazioni a lungo termine, in cerca di maggiore remunerazione. Lo ha fatto in maniera più massiccia di altri se si pensa che quasi la metà degli asset riguardava obbligazioni di durata superiore ai 5 anni, il dato più alto tra le banche Usa. Quando è scattato l’aumento dei tassi della Fed il portafoglio di titoli si è svalutato (l’aumento dei rendimenti si muove inversamente ai prezzi, che quindi sono scesi).

 

 

Non solo l’aumento dei tassi ha messo in difficoltà le stesse startup, dal momento che i costi di finanziamento erano diventati più onerosi, portando così molti clienti a ritirare i propri fondi. A questo si aggiunge anche il fatto che un aumento dei tassi costringe le banche ad aumentare la remunerazione dei propri depositi, per scongiurare che i titolari spostino i propri soldi dove possono assicurarsi rendimenti più in linea con il mercato.

E adesso?

Il problema è duplice. Cosa succede a depositanti, investitori e soci di Svb, e cosa può accadere al resto del mercato. Sul primo fronte in teoria i depositi fino a 250 mila dollari sono garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation. In pratica, hanno osservato alcuni analisti, soltanto una quota marginale (tra il 3% il 7%) dei depositi si posiziona sotto questa soglia. Gli asset della banca sono stati trasferiti temporaneamente alla Deposit Insurance National Bank di Santa Clara creata ad hoc dal Fdic. Le azioni dell’istituto, dopo essere crollate giovedì, non sono più scambiabili.

Quanto al resto del mercato è presto per fare valutazioni. La reazione dei listini negli ultimi due giorni è il termometro che sui mercati serpeggia il timore che quanto accaduto a Svb possa accadere anche ad altre banche. Va detto comunque, e alcuni analisti lo hanno fatto notare in queste ore, che il crac dell’istituto (a cui si affianca quello di Silvergate, banca di riferimento del mondo cripto) riguarda realtà particolarmente vulnerabili all’aumento dei tassi. Le altre grandi banche hanno strutture finanziarie più solide e fino ad ora hanno saputo gestire positivamente l’aumento dei tassi. Anzi, nella maggior parte dei casi ne hanno tratto beneficio visto che la prima conseguenza per una banca è la possibilità di concedere finanziamenti a prezzi più alti, aumentando così i propri profitti. Lo testimoniano i risultati ottenuti anche dagli istituti, che hanno chiuso i conti 2022 con ottimi risultati.

 

Sorgente: Fallimento Silicon Valley Bank, cosa c’è da sapere e cosa può succedere ora – la Repubblica

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