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di Anna Campaniello e Andrea Galli

Venticinque stranieri in media salgono ogni giorno sui treni della stazione di Como e scendono a Chiasso, diretti in Svizzera. La meta è il Nord Europa

Hizbullah K., corporatura media, 15 anni: sparito e denuncia di scomparsa. Zakaria H., occhi neri, capelli scuri, 16 anni da compiere a novembre: sparito e denuncia di scomparsa. Moumen A., altezza 170 centimetri, corporatura media, 17 anni; a ottobre se n’era andato dalla parrocchia di San Martino, a Como, lo avevano trovato alla frontiera e riaccompagnato in parrocchia: ma di nuovo, sparito e denuncia di scomparsa.

A livello ufficiale nessuno s’azzarda ad ammettere non tanto i numeri, per di più in significativo aumento, dei minorenni d’improvviso in fuga dalle parrocchie e dalle comunità, divenuti invisibili e per i quali viene sporta denuncia in caserme e commissariati, bensì il generale quadro dei migranti che dall’Italia vengono in Svizzera soprattutto per proseguire il viaggio, o almeno provarci, verso Germania, Belgio, Olanda, Danimarca e Norvegia.

Ebbene a Como, che rappresenta l’ultimo lembo nostrano di sosta e insieme di ripartenza, piccoli o grandi che siano, da soli oppure con le famiglie, questi migranti, e i passeur/protettori/mediatori insieme a loro, hanno modulato la strategia. Primo comandamento: non apparire prima di lasciare l’Italia. Venti, venticinque stranieri in media salgono ogni giorno sui treni della stazione di San Giovanni e scendono in quest’altra stazione di Chiasso, e vengono agganciati dalla polizia che procede all’identificazione e alle successive azioni. Ovvero trasferire indietro i migranti, a Como, oppure, qualora i centri d’accoglienza italiani siano pieni, cosa che avviene, consegnare un foglio che garantisca una permanenza temporanea in Svizzera finalizzata però all’organizzazione di spostamenti verso le nazioni sopra elencate. Insomma, volendo raccontare le cose reali senza enfatizzazioni politiche e mediatiche: purché gli stranieri siano soltanto di passaggio

A proposito di realtà, non si può non rilevare come al momento la situazione a questo confine sia perfino pacifica. Poi domani magari lo scenario si ribalta, ma per intanto s’assiste perfino a una certa organizzazione da parte dei migranti, pur se stremati e ormai senza soldi. A Como non si fanno appunto vedere, azzerando dunque al principio eventuali proteste dei residenti contro bivacchi e vagabondi, proteste che per forza innescano operazioni delle forze dell’ordine; mentre in Svizzera si comportano sui treni come passeggeri qualsiasi, non tentando, beninteso nella maggioranza dei casi, di scappare ma quasi consegnandosi agli agenti per le procedure di rito. Non viene esclusa la via alternativa dell’attraversamento dei varchi svizzeri in luoghi di montagna, nelle valli laterali rispetto al lago, non sempre presidiati. Dopodiché neanche le autorità svizzere sanno spiegare il contemporaneo mistero delle presenze di cittadini cinesi in mezzo ad africani, nordafricani, curdi, pachistani, afghani. Non ci sono cinesi fra i ragazzini spariti (africani), e anche preda della micro-criminalità o di degenerazioni umane: uno degli ultimi scomparsi in ordine di tempo è Ahmed M.; capelli castani, addosso un giubbino dell’Atalanta e pantaloni della tuta neri; è sparito il 13 scorso.

Nella stazione di Chiasso, oggetto di un’ampia ristrutturazione, la polizia di frontiera presidia le banchine; nella fase di attesa e gestione dei migranti, la logistica è al solito efficiente e chiara, con uffici che già all’interno dello scalo permettono verifiche immediate. Le informazioni annunciano imminenti massicci arrivi, lungo la rotta balcanica, di profughi che sostavano in Turchia e che in conseguenza del terremoto hanno anticipato la partenza. A Como, nella stazione di San Giovanni, con i suoi giardini pubblici che degradano, non esiste traccia degli accampamenti negli anni passati allestiti sui prati dai profughi. Alla dogana, fonti della Finanza confermano la tranquillità dell’attuale periodo in termini di ingressi illegali: diminuiti i passaggi di automobilisti che nascondevano gli immigrati. Negli ultimi giorni il passaparola dei profughi consiglia d’evitare i boschi tra Ventimiglia e la Francia, dove la gendarmeria obbedisce di nuovo all’ordine di cacciare lo straniero, ovunque sia, chiunque sia. E allora meglio Como, finché dura.

Sorgente: Como, il caso dei ragazzi migranti fantasma che spariscono da comunità e parrocchie | Corriere.it

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