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ASGI : è un dovere giuridico soccorrere chiunque sia in pericolo in mare, anche se fuori dalla nostra area di intervento

Di fronte al naufragio avvenuto il 12 marzo 2023 nelle acque della zona SAR libica che ha visto la morte in mare di 30 persone (cd “disperse”), a pochi giorni dalla strage di Steccato di Cutro ASGI ritiene che  occorra ancora una volta indagare circa le responsabilità delle autorità italiane.

Dalla ricostruzione dei fatti fornita dall’organizzazione Alarm Phone risulta infatti che la segnalazione del barcone in difficoltà fu fatta fin dal 10-11 marzo e che le autorità libiche avessero già comunicato a quelle italiane di non essere in grado di intervenire per soccorrere l’imbarcazione in distress.

La Guardia Costiera italiana ha confermato quanto accaduto pur precisando che «l’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana, registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area». Tale precisazione risulta del tutto insufficiente a sollevare l’Italia dalle proprie responsabilità.

La Convenzione di Amburgo obbliga infatti ad agire ogni Stato interessato da una chiamata di soccorso e a coordinare anche unità navali non nazionali che si trovano nell’area senonché ad occuparsi anche dello sbarco delle persone salvate.

L’evento conferma inoltre che la zona SAR libica è fittizia, tanto che le forze libiche non intervengono se non per riportare le persone nei luoghi di detenzione.


Qui di seguito l’intervista a Luca Masera del 13 marzo 2023 da parte di Alessandro Canella ( qui il link alla fonte)

Luca Masera (ASGI): La convenzione di riferimento è la convenzione di Amburgo, la cosiddetta convenzione SAR che regola la ricerca e il soccorso in mare. Questa convenzione divide tutte le acque del Mediterraneo in zone di competenza dei diversi Stati. L’episodio in questione è avvenuto, da quello che risulta, nella zona di competenza della Libia. La Convenzione stessa prevede che, quando uno Stato, come nel caso della Libia, o non sia in grado di apprestare i soccorsi, o non abbia la volontà di farlo, come in molti casi avviene ad esempio per Malta, gli altri Stati confinanti abbiano il dovere giuridico di assumere il coordinamento dei soccorsi. Ecco quindi che quando si dice l’Italia non aveva competenza perché siamo al di fuori della zona SAR italiana, questo non è vero perché la normativa internazionale appunto prevede un ruolo di supplenza dei Paesi adiacenti . Quindi, dal momento che l’allarme era stato lanciato ed era stato comunicato sia al Centro di coordinamento libico, ma anche a quello maltese e a quello italiano, e visto che M e L purtroppo sappiamo da anni che non intervengono in queste situazioni, il dovere giuridico spettava all’Italia. Quindi è una costruzione volutamente falsa quella di dire che noi non c’entravamo perché non era nelle nostre zone di competenza.

Alessandro Canella (Radiocittà Fujiko) : La cosiddetta zona SAR è un tema controverso in questi anni

Luca Masera (ASGI): Sarebbe più corretto giustamente parlare della “cosiddetta SAR libica“, nel senso che la Libia ha unilateralmente dichiarato la propria zona SAR. Molti, però, discutono della effettiva realtà perché la Libia non ha i mezzi ed in moltissimi casi non ha mostrato l’effettiva volontà di soccorrere i migranti in difficoltà. A tacere poi l’altro enorme problema della Libia: per le proprie condizioni atroci dei centri in cui vengono riportati i migranti, la Libia non può mai essere considerato un porto sicuro porto sicuro. Porto sicuro è il luogo in cui i soggetti soccorsi devono essere portati sempre secondo la convenzione SAR. Con la Libia si discute appunto se possa davvero avere una zona SAR, in primo luogo perché non può costituire un porto sicuro. E questo io credo sia importante ricordarlo ogni volta che parliamo di queste vicende. Ricordare agli ascoltatori che cosa sono i centri di detenzione in Libia. Sono davvero dei luoghi di inferno di cui abbiamo centinaia migliaia di testimonianze delle torture terribili che vengono praticate . In molti casi la politica, spesso la politica italiana, sembra dimenticare che cos’è la Libia. Quando si parla di soggetti che non dovrebbero partire e di bloccare le partenze significa affermare che vanno bloccati e lasciate all’inferno quelle migliaia di persone. Credo che ogni giorno sia necessario ricordarlo.

Alessandro Canella (Radiocittà Fujiko) : Prima ha detto che l’Italia aveva il dovere giuridico (di soccorso, ndr.) Che cosa comporta il mancato intervento?

Luca Masera (ASGI): Il mancato intervento comporta da un punto di vista della responsabilità dello Stato a livello internazionale una responsabilità per avere non adempiuto ai propri doveri . Un ulteriore profilo è la responsabilità dei singoli attori dei singoli ufficiali dello Stato: questo è un problema del tutto aperto e bisognerà poi vedere se ci saranno delle indagini e se qualcuno di coloro che erano coinvolti nella catena di comando dei soccorsi ha omesso il proprio dovere. Questo può portare un rimprovero in sede penale : in questo momento ancora difficile ipotizzarlo ma questo lo scenario come ad esempio a Cutro. Lì la responsabilità gravissima dello Stato Italiano per non aver fatto quanto doveva poteva fare si potrà poi concretizzare in un procedimento penale nei confronti delle persone che hanno concretamente assunto delle decisioni.

Alessandro Canella (Radiocittà Fujiko) : Proprio su Cutro ASGI e altre realtà hanno depositato un esposto per fare chiarezza : le ricostruzioni che abbiamo visto anche da parte del Governo non sono convincenti.

Luca Masera (ASGI): Abbiamo pensato di presentare questo esposto collettivo – più di 40 associazioni l’hanno firmato – proprio perché volevamo dare un segnale forte: in un caso come come questo le responsabilità personali devono essere accertate . Non è possibile e non può più succedere quello che è successo in un’altra vicenda tragica e molto simile che molti degli ascoltatori magari ricorderanno, la cosiddetta Strage dei bambini. Nel 2013 una nave era affondata in acque internazionali ed erano morti più di 100 bambini. Ecco in quel caso c’erano state delle gravissime inadempienze da parte della nostra Guardia Costiera ed era stato fatto un processo. Si è arrivati alla prescrizione benché le responsabilità fossero state accertate. Una sentenza Tribunale di Roma dice in modo molto netto: in questo caso i due soggetti che erano al vertice della struttura di comando erano penalmente responsabili, ma era passato troppo tempo e quindi il reato era estinto per prescrizione. Era passato troppo tempo perché la procura non si era attivata in modo efficace e non erano state condotte delle indagini rapide ed efficienti. Ecco, la nostra presenza nel processo di Cutro vuole proprio essere un segnale. La prescrizione, cioè il disinteresse per l’accertamento della verità, non è più ammissibile e cercheremo di fare tutto perché questo processo e l’indagine si facciano bene e si facciano in fretta.

Sorgente: ASGI : è un dovere giuridico soccorrere chiunque sia in pericolo in mare, anche se fuori dalla nostra area di intervento – Asgi

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