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I migranti arrivano la domenica notte, a centinaia, e si ammassano per ottenere uno dei 130 ingressi all’Ufficio immigrazione. Ci sono anche donne, bambini e anziani. Cinque persone  soccorse dal 118

di Cesare Giuzzi

La coda si forma quando ancora è domenica. Arrivano a centinaia, si ammassano davanti alle transenne, si dividono per nazionalità o gruppi geografici (nordafricani, sudamericani, africani), poi cercano la fortuna che arriverà quando ormai è notte: strappare uno dei 130 posti riservati che la mattina potranno accedere all’Ufficio immigrazione o altrimenti tentare di nuovo la prossima settimana. Una notte al freddo, in strada, o ammassati nei giardini di via Cagni. A volte una notte turbolenta, sfociata in almeno due occasioni, anche in tafferugli con la polizia. Perché chi resta fuori dalla lista non accetta le regole delle norme imposte dalla legge.

Caserma Annarumma - Via Cagni

Milano, via Cagni, esterno della caserma Annarumma, sede del Reparto mobile, la vecchia celere, oggi diventata una succursale a tempo pieno dell’Ufficio immigrazione. Qui ogni lunedì, anche se in realtà si inizia già la domenica sera, si ammassano 500-700 migranti in cerca di un posto per avviare la procedura di regolarizzazione o, molto più spesso, la richiesta di asilo. Una sorta di roulette, 130 posti, il massimo che il già rafforzato Ufficio può smaltire. Una situazione che da burocratica è diventata ormai una questione umanitaria. Perché in via Cagni ci sono donne, bambini, giovani e anziani, c’è il ritratto di una città invisibile. Come lo sono (spesso) gli stessi migranti. Si tratta di persone che a volte non hanno documenti, non hanno una residenza né un lavoro regolare. Fantasmi per i quali la sola procedura possibile è presentarsi di persona, essere fotosegnalati e identificati, e sperare che la Commissione territoriale per la protezione internazionale riconosca la validità del loro status. Ma per arrivare fino lì, la sola strada è mettersi in coda in via Cagni.

«La situazione non è dignitosa e va risolta, ne parlerò al prefetto Renato Saccone», le parole del sindaco Beppe Sala. La notte del 19 febbraio cinque persone sono state soccorse dal 118. Erano le due e mezza e non s’è ancora capito se siano state «schiacciate» in un momento di confusione quando sono state aperte le transenne per far entrare i primi immigrati, o se abbiano avuto dei malori. Tutti però stanno bene, compresa una ragazza ventenne incinta soccorsa, lei sì per un malore, poco dopo la mezzanotte. «È anche paradossale che noi tutti chiediamo, mi pare da ogni parte della politica, che ci sia la regolarizzazione dell’immigrazione. Quella è una modalità e la rendiamo difficile, quindi è qualcosa che dovrebbe essere risolto», ha proseguito Sala.

Una situazione che ha provocato le proteste di varie associazioni ma anche dei sindacati di polizia e che costa ogni notte uno sforzo enorme di uomini e mezzi a via Fatebenefratelli. Al momento non esiste una modalità diversa per identificare questi stranieri. In mancanza di un’identità certa non si può procedere con appuntamenti telematici. Viene eseguito anche uno screening sanitario prima del fotosegnalamento. In questi mesi il questore Giuseppe Petronzi ha più volte rimodulato orari e ampliato il numero di accessi. Molti arrivano a Milano anche dopo aver presentato le richieste in altre città. In altri casi sono le associazioni a indirizzarli qui. In passato c’erano stranieri che gestivano il racket delle code. Ora i controlli della polizia sono serrati.

Sorgente: Milano, il caso via Cagni: migranti in coda ogni lunedì per la richiesta di asilo, risse e malori. Sala: «Situazione indegna» | Corriere.it

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