
Per la premier italiana aver invitato a Parigi il presidente ucraino senza coinvolgere gli alleati europei rischia di minare la compattezza del fronte continentale
di Cesare Zapperi
È un vero e proprio scontro diplomatico, alla vigilia del Consiglio europeo, non il primo tra Italia e Francia da quando è nato il governo di centrodestra. Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’invito del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Parigi nel pomeriggio di mercoledì (quando ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz) è stato «inopportuno». La premier italiana ha parlato prima di partecipare ai lavori del Consiglio europeo a Bruxelles. «La nostra forza è la compattezza», ha detto Meloni, criticando il presidente francese Emmanuel Macron per l’invito che, a suo dire, minerebbe l’unità europea. Ci sono momenti nei quali le questioni di politica interna «rischiano di andare a discapito della causa comune» europea. Zelensky in precedenza era stato in Gran Bretagna dove era stato ricevuto dal premier Sunak e da re Carlo III.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di non avere «commenti da fare» sulle dichiarazioni di Giorgia Meloni. «Ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz, penso che eravamo nel nostro ruolo. La Germania e la Francia, come sapete, hanno un ruolo particolare da otto anni su questa questione perchè abbiamo anche condotto insieme questo processo», ha affermato Macron arrivando al Consiglio europeo. Per il presidente francese la cosa più importante è essere «efficaci» e che ci sia una strategia utile a «ritrovare una pace durevole» che «rispetti «l’Ucraina nei suoi diritti» e «le sue frontiere».
«La risposta arriverà nelle prossime settimane». Così il vice premier Matteo Salvini ha risposto a margine di un evento Fs a chi gli ha chiesto come interpretava l’esclusione dell’Italia ieri sera dall’incontro tra Macron e Zelenski criticato dalla premier Meloni come «inopportuno».
I rapporti tra Italia e Francia non sono dei più sereni negli ultimi mesi. Lo scontro più forte c’è stato sulla questione migranti nel novembre scorso quando Parigi accettò di accogliere, non senza critiche al nostro Paese, la nave Ocean Vicking della Ong Sos Mediterranée con a bordo 234 persone che l’Italia aveva respinto. Palazzo Chigi aveva poi respinto le accuse francesi invitando a «non dare lezioni» e parlando di «reazione spropositata». Ci fu poi l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con unoi scambio telefonico con il presidente francese, per riportare una maggiore serenità nei rapporti fra i due Stati. Ma le frizioni sono rimaste, tant’è che l’annunciato viaggio della premier italiana continua ad essere rimandato. Segno evidente che le relazioni non sono prive di divergenze.
A Bruxelles Meloni ha sottolineato con forza le sue critiche alla scelta del presidente francese per l’invito a Zelensky: «Io capisco le questioni di politica interna, il fatto di privilegiare le opinioni pubbliche interne, ma ci sono momenti in cui privilegiare la propria opinione pubblica interna rischia di andare a discapito della causa e questo mi pare che fosse uno di quei casi». E poi la premier ha ribadito il sostegno alla causa ucraina: «L’Italia continua a essere pienamente impegnata» nel sostegno all’Ucraina con un «contributo a 360 gradi. Oltre al tema del rispetto del diritto internazionale, del rispetto della sovranità della nazione, il conflitto ucraino ci coinvolge direttamente. il modo migliore per costruire un’opzione di pace e di dialogo è mantenere le forze in campo in equilibrio: il sostegno all’Ucraina a 360 gradi è il modo migliore per arrivare a una possibile trattativa. L’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina oggi e intende essere protagonista nella futura possibile ricostruzione».
Sul sostegno all’economia «mi attendo che le legittime aspirazioni delle singole nazioni non vadano a discapito delle altre e che quindi si possa trovare un equilibrio. Da una parte noi abbiamo un enorme bisogno di difendere la competitività del nostro sistema ma non perché gli Stati Uniti hanno fatto l’Inflation reduction act ma perchè è un momento nel quale bisogna rimettere in discussione le scelte che si sono fatte per esempio in tema di catene di approvvigionamento, tornare a controllare le proprie catene fondamentali. Abbiamo un problema di competitività, bisogna aiutare il sistema produttivo e farlo in maniera tale da non creare disparità all’interno del mercato unico e quindi per esempio continuiamo a ritenere che immaginare un Fondo sovrano e lavorare su una piena flessibilità dei fondi esistenti debbano essere questioni da discutere e mettere sul piatto nel momento in cui alcuni che hanno uno spazio fiscale superiore chiedono un allentamento delle norme sugli aiuti di Stato».
La conclusione della presidente del Consiglio è dedicata al tema migrazioni, tasto dolente nelle relazioni tra l’Italia e il resto d’Europa: «L’Europa deve gestire l’immigrazione e non lo ha fatto negli anni passati. L’Europa deve controllare i suoi confini esterni e sono d’accordo su ogni aiuto per contrastare le migrazioni irregolari e aiutare quelle regolari. Abbiamo bisogno di strumenti differenti a seconda dei diversi confini che abbiamo. Io chiedo di avere attenzione per il confine marittimo a Sud, che richiede risposte particolari. Quindi sosterremo le richieste degli altri Paesi e spero che loro supportino le nostre».