
Intervista a Hersh, lo scopritore del massacro di Mylay: “Ogni volta che parlo finisco nei guai, perché vengo dipinto come una sorta di agente segreto russo: una follia. “
Finalmente arriva anche in Italia la voce di Seymour Hersh, forse il più noto giornalista d’inchiesta statunitense, vincitore del premio Pulitzer, da giorni è al centro di critiche mediatiche e silenzi politici sul suo ultimo scoop: l’inchiesta secondo cui gli Stati Uniti, in collaborazione con la Norvegia, hanno condotto un’operazione segreta di sabotaggio per distruggere il gasdotto North Stream.
In Italia la stampa, attraverso i soliti noti del debunking a senso unico, si è preferito seguire la strada di improbabili fact-checking.
Il primo giornale a dare voce direttamente a Hersh è stato Il Fatto Quotidiano con Stefania Maurizi, alla quale il giornalista ha confermato tutta la storia, facendo spallucce alle critiche: “Non parlo delle mie fonti. Ho una lunga storia di scoop basati su fonti anonime. Così quando i media dicono: “Non ci sono fonti citate, è un resoconto anonimo…”, io so già di cosa parliamo. Se il New York Times o il Washington Post scelgono di non riprendere certe notizie, di non scrivere, per me va bene: è un problema loro. Il giornalismo americano sta attraversando un periodo difficile.”
Ecco invece l’intervista rilasciata a Giorgio Romeo per PiazzaPulita su LA7
L’intervista a Hersh, autore dell’inchiesta che incolpa gli USA di aver sabotato il Nord Stream
(clicca sulla fotografia)