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Repubblica è in grado di ricostruire le fasi del viaggio del plico inviato dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro al deputato Giovanni Donzelli, contenente le carte riguardanti la detenzione di Alfredo Cospito

ROMA – “A divulgazione limitata”. Il futuro del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro dipende dall’interpretazione che ministero e procura di Roma intenderanno dare alla dicitura apposta sulla nota che accompagnava le carte riguardanti la detenzione di Alfredo Cospito. Quelle che Delmastro, al contrario di quanto ha sostenuto con Repubblica (“gli ho solo sintetizzato alcuni fatti”) ha passato integralmente al deputato Giovanni Donzelli, coinquilino e collega di partito in Fratelli D’Italia, perché le brandisse in Aula contro l’opposizione. Fregandosene delle informazioni sensibili che contenevano.

 

Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che quelle carte ha protocollato e spedito in via Arenula lunedì scorso, non ha dubbi: “Non sono divulgabili né cedibili a terzi, pur non essendo secretate “. Si comprende, dunque, perché il ministro Carlo Nordio, nel tentativo di salvare il sottosegretario meloniano, sia costretto a buttarsi sul giuridichese, prima sottolineando che tali documenti non sono coperti da segreto di Stato (nessuno lo ha mai detto o ipotizzato) poi spiegando che “a divulgazione limitata” è in realtà “una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dal 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria”. L’arzigogolo, però, serve solo a prendere tempo. Anche perché Delmastro non ha mai detto niente al riguardo, anzi ha negato che si trattasse di documentazione sensibile. Ma i colloqui tra boss mafiosi e un anarco- insurrezionalista relegati al 41 bis, oltrettutto al centro di un caso politico nazionale, per loro natura lo sono. A maggior ragione se l’iter di quelle carte è partito con il protocollo “riservato”. 

 

Repubblica è in grado di ricostruire le fasi del viaggio del plico, dal carcere sassarese di Bancali fino alla scrivania del ministro Nordio. Dunque: lunedì mattina presso la sede romana del Gruppo operativo mobile (Gom), che sono i poliziotti che gestiscono i detenuti al 41 bis, viene raccolta la documentazione relativa a Cospito. È il ministro che la vuole con urgenza, perché deve riferire in Aula. Il plico è composto da una nota introduttiva del generale Mauro D’Amico, capo del Gom, e dagli allegati con le relazioni di servizio checontengono le conversazioni dell’anarchico durante l’ora di socialità con altri tre reclusi: il boss dei Casalesi Francesco Di Maio, il killer della ‘ndrangheta Francesco Presti e il mafioso di Cosa Nostra Pietro Rampulla, l’uomo che avrebbe dovuto azionare l’esplosivo della strage di Capaci al posto di Brusca. D’Amico, vista la delicatezza della vicenda, decide di protocollare l’incartamento come “riservato” e di farlo portare al Dap da un suo collaboratore di fiducia in motocicletta. Sarà la segreteria generale del Dap a spedirlo poi al ministero. Ma c’è un intoppo. 

 

Al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria hanno fretta, da via Arenula continuano a chiamare perché la moto tarda ad arrivare. Quindi accade che dagli uffici del Gom, per velocizzare le cose, parta una mail diretta al capo segreteria del Dap con la sola nota introduttiva del generale D’Amico. A quel punto, però, i responsabili del protocollosuggeriscono di declassificare il plico cartaceo da “riservato” (visibile solo ai destinatari) a “a divulgazione limitata” (quindi con l’obbligo di rimanere all’interno dell’amministrazione che lo riceve). Il motivo è semplice: niente di riservato può essere trasmesso via email ordinaria. Ecco perché Nordio, Delmastro e il capo di Gabinetto Alberto Rizzo lo ricevono con la scritta “riservato” in testa e in calce alle pagine iniziali, ma con una nota di trasmissione che riporta “a divulgazione limitata”.
 

 

Ma che c’è nel plico? Le annotazioni danno conto di come Cospito – che soltanto a metà dicembre aveva cominciato i passaggi di socialità con i tre mafiosi – scambiasse opinioni sul suo sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis. Ce n’è una particolarmente interessante. Siamo al 23 dicembre quando un agente del Gom applicato alla terza sezione del carcere sassarese viene chiamato “per portare Cospito a colloquio con il proprio difensore”, si legge nella relazione di servizio. Mentre lo accompagna, l’anarchico si rivolge a Presta e dice: “Bisogna creare conflitti, serve un movimento sociale progressista, bisogna cambiare la società tanto a livello politico non si fa nulla e il parlamento non serve”. Lo ‘ndranghetista lo incoraggia: “Devi mantenere l’andamento altrimenti poi si dimenticano. Bisogna attirare l’attenzione”. 

L’agente del Gom annota la risposta di Cospito: “Sì ma ormai un colpo di Stato non serve neanche più, neppure con il fascismo si otterrebbe qualcosa, bisogna proprio cambiare la società. Sto male fisicamente, ma psicologicamente sono contento di ciò che sto facendo, gliela faccio pagare, perché se mi succede qualcosa, questi qualcosa dovranno pur pagare. Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma tra qualche giorno”. Prima che Cospito si allontani, Presta aggiunge: “Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e ci levassero l’ergastolo ostativo”. Ecco la parte citata, parola per parola, da Donzelli alla Camera durante il suo intervento di martedì. Dimostrando, quindi, di avere avuto accesso diretto alla documentazione che doveva essere “a limitata divulgazione”.

Sorgente: Cospito, i documenti rivelati da Delmastro: da riservati a non divulgabili – la Repubblica

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