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Il Fondo monetario internazionale rivede le stime di crescita e certifica la graduale ripresa dell’economia russa Cina, India, Turchia ed ex repubbliche sovietiche: ecco i Paesi che aiutano ad aggirare il blocco occidentale delle merci

L’economia russa zoppica, ma non cade, perché Mosca ha trovato diversi Paesi complici che l’aiutano ad aggirare le sanzioni. Dall’India alla Cina, passando per la Turchia e l’Armenia, questi collaborazionisti si prestano come fornitori o punti di transito per i prodotti vietati importati dal Cremlino, oppure come destinazioni e mezzi di trasporto delle sue esportazioni. Alcune inchieste del New York Times e del Wall Street Journal hanno rivelato i meccanismi, che stanno accelerando dopo le esitazioni e gli aggiustamenti iniziali. Ora resta da capire se basteranno a finanziare la guerra di Putin in Ucraina all’infinito, oppure se comunque lo costringeranno ad un certo punto a rivedere i piani, magari sotto la pressione popolare di quella che il suo ex collaboratore Abbas Galljamov ha definito in un’intervista alla Cnn come una gestione fallimentare del Paese.

 

 

Il Fondo Monetario Intenanzionale stima ora che l’economia russa crescerà dello 0,3% nel corso dell’anno, invece della contrazione del 2,3% prevista in precedenza. È vero che l’Fmi ha rivisto al rialzo tutte le proprie valutazioni, perché l’economia mondiale ha retto ai suoi molteplici guai meglio delle aspettative, e quindi ora una recessione globale non pare più dietro l’angolo. Nel caso di Mosca, però, uno si sarebbe aspettato che le sanzioni occidentali avrebbero comunque compromesso la crescita, ben oltre quanto avveniva negli altri Paesi.

 

 

Una delle ragioni per cui ciò non è successo sta nel fatto che la Russia ha continuato ad esportare gas e petrolio, indirizzandoli però verso altri clienti, dopo i blocchi imposti da Europa e Usa. Secondo gli analisti di Kpler, nel mese di gennaio ha consegnato via mare 158 milioni di barili, uno dei livelli più alti dell’ultimo anno. Ci è riuscita grazie alla complicità di Paesi come Cina e India, che hanno aumentato le importazioni, ma anche di alleati occidentali tipo la Grecia, che hanno facilitato i trasporti, nonostante le sanzioni abbiano obbligato le grandi compagnie assicurative a non proteggerli. Il Wall Street Journal, ad esempio, ha rivelato la storia della Gatik Ship Management, una compagnia indiana basata a Mumbai, che fino al 2022 non gestiva neppure una nave, ma ora controlla 25 petroliere che fanno la spola tra la Russia e i mercati asiatici. Il discorso è simile per la greca TMS Tankers, che tra il 5 dicembre e il 14 gennaio ha fatto 14 viaggi per consegnare il greggio di Mosca, oppure la sussidiaria del Cremlino Sovcomflot basata a Dubai. A volte l’oro nero viene travasato da un cargo all’altro in mezzo all’oceano Atlantico, in acque internazionali, per cancellare le sue tracce, come fanno anche Iran e Corea del Nord.

 

 

Tutto questo aiuta certamente Putin, ma resta da capire quanto. Perché è vero che continua a vendere petrolio, cosa che peraltro gli Usa non hanno mai completamente osteggiato, perché temono gli effetti devastanti che la sua totale scomparsa dai mercati avrebbe sull’inflazione. Se però il tetto del prezzo a 60 dollari per barile tiene, o Mosca è costretta a concedere significativi sconti pur di piazzare i suoi prodotti, le entrare calano e il Cremlino si ritrova comunque meno soldi in tasca per la guerra.

 

 

Un meccanismo simile riguarda anche le importazioni di beni stranieri, vietati o complicati dalle sanzioni. Elina Ribakova, vice capo economista dell’Institute of International Finance, ha denunciato che le importazioni di chip in Russia sono aumentate da 1,8 miliardi di dollari tra gennaio e settembre del 2021, a 2,45 miliardi nello stesso periodo del 2022, grazie ai prodotti inviati da Cina e Hong Kong. Il New York Times ha scritto che l’Armenia ha visto aumentare le proprie importazioni di smartphone di 10 volte, perché poi li rivende in Russia. Turchia, Repubblica popolare, Bielorussia, Kazakhstan e Kirghizistan si prestano ad operazioni simili per tutto, dalle lavatrici ai pezzi di ricambio per le auto, trasportandoli via terra con i camion. Sta ora all’Occidente escogitare come fermare questi traffici.

Sorgente: Chip e ricambi, in Russia arriva di tutto. Adesso le sanzioni non mordono più – la Repubblica

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