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Benzina, destra ingolfata. E sulle spiagge Fdi cede

CRONACHE DI PALAZZO. Braccio di ferro sul Milleproroghe. Sul rinvio per i balneari la spuntano Lega e Fi

Le accise, l’obbligo per i gestori di esporre il prezzo del carburante, le concessioni balneari: gli eterni pomi della discordia nella maggioranza balzano fuori dal cilindro della commissione che a Montecitorio discute il Milleproroghe e solo l’ultima voce trova una soluzione unitaria. Quella che piace a Fi e alla Lega, molto meno alla premier e di conseguenza a FdI.

I termini fissati dal governo Draghi per la scadenza delle concessioni e la messa a gara slittano di un anno, dal 31 dicembre del 2023 all’ultimo giorno del 2024. Non è la strada che voleva battere Meloni, perché su questo percorso il rischio di sbattere contro la procedura d’infrazione europea è concreto e per palazzo Chigi è quanto di meno auspicabile. La via indicata da FdI prevedeva una dilazione di 5 mesi per la mappatura delle concessioni demaniali con l’impegno di non lanciare i bandi di gara prima del varo dei decreti legislativi
LA FORMULA CHE AVREBBE permesso di dilatare i tempi senza irritare troppo Bruxelles non ha accontentato i balneari. Si sono impuntati sulla proroga di un anno, Fi e la Lega hanno raccolto il loro grido di dolore, lo hanno trasformato in emendamento. FdI non lo ha sottoscritto ma promette di sostenerlo comunque, pur sottolineando che «la strada maestra resta il confronto con Bruxelles per arrivare a una soluzione strutturale del problema». Per il momento, però, il colpo lo hanno messo a segno azzurri e leghisti, e grazie a loro i concessionari.

I DUE PARTITI ALLEATI dei tricolori sono coalizzati anche sul fronte dei benzinai. FdI vuole confermare la soluzione già indicata dal governo con apposito decreto: un cartello con il prezzo medio della benzina e del gasolio in bella vista. Già così è una soluzione per modo di dire: ci manca solo la contrattazione sul prezzo tra automobilisti a secco e gestori, alla luce della «valutazione media».

Ma la strada alternativa che sostengono Fi e Lega è anche più fantasmagorica: agli automobilisti dovrebbe essere fornito un Qr Code attraverso il quale accedere, tramite smartphone, a un portale dove rintraccerebbero il prezzo medio. Forti anche del parere dell’Antitrust, secondo cui il cartello della premier è «non necessario» e spinti da una furibonda Assopetroli, che definisce «irragionevole» l’esposizione del prezzo medio, hanno puntato i piedi e si sono inventati la soluzione di cui sopra.

Si fa prima a dire che quel prezzo deve restare ignoto, che è poi il vero obiettivo. Data l’impossibilità di raggiungere un’intesa di maggioranza la discussione è stata spostata alla prossima settimana. Vedi mai che a elezioni laziali e lombarde celebrate i riottosi alleati di Meloni diventassero più malleabili.
LA SCADENZA ELETTORALE era di certo ben presente al Salvini che ieri mattina è tornato alla carica su un altro nodo che ha tenuto banco durante il varo della manovra: il taglio delle accise, cancellato da questo governo a spese dei consumatori. «Se il prezzo sale oltre i due euro interverremo», ha promesso ieri dai microfoni di Rtl. Il leader leghista sa perfettamente che non è questa l’intenzione della presidente, terrorizzata da un esborso esoso, un miliardo e passa al mese che non saprebbe dove trovare.

La tendenza, al momento, sembra però opposta. I prezzi scendono, incluso quello del diesel, nonostante da tre giorni sia entrato in vigore l’embargo sui prodotti petroliferi raffinati russi. Salvini spera quindi di non dover mai verificare la possibilità di mantenere o meno la promessa. Ma la situazione è fluida e se i prezzi dovessero tornare a salire il nuovo braccio di ferro con palazzo Chigi sarebbe inevitabile.

Sorgente: ilmanifesto.it

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