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Nell’ultimo mese tutte le navi che hanno soccorso i migranti nel Mediterraneo sono state inviate in Comuni governati dal Pd. Ieri è toccato ad Ancona. La sindaca Valeria Mancinelli: ” Ci sfugge la logica”. Protesta la Geo Barents: il Viminale assegni un approdo più vicino

Alle sei del pomeriggio dell’ultimo weekend festivo, la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli (Pd, diciamolo subito), è alla sua seconda riunione del giorno in prefettura. Tre giorni e mezzo per organizzare il primo sbarco di migranti nella storia del porto di Ancona da una nave umanitaria. Anzi due. Perchè ieri pomeriggio il Viminale ha deciso di aggiungere la città marchigiana nella nuova mappa dei porti di sbarco dove inviare le Ong con appena qualche decina di persone soccorse davanti alle coste libiche. Quattro giorni di navigazione ( poco importa se con condizioni meteo molto difficili come quelle previste già da domani), 1575 chilometri di distanza. Lontano che più lontano ( quasi) non si può, almeno a voler cercare nella cartina italiana i porti di città che siano amministrate dal centrosinistra. come sono LivornoRavennaTarantoSalernoBari, Gioia Tauro e adesso Ancona, tutti quelli individuati nell’ultimo mese dal Viminale per concretizzare la strategia che sta al centro del decreto Piantedosi: porto subito alle navi umanitarie, costrette a far rotta verso nord immediatamente dopo aver preso a bordo i primi naufraghi, senza fermarsi ancora in zona ricerca e soccorso e a sostenere diversi giorni di navigazione e costi conseguenti per raggiungere i lontanissimi e inediti porti di sbarco individuati in alternativa a quelli siciliani e calabresi dove invece continuano ad arrivare le navi e le motovedette dellaGuardia costiera e della Guardia di finanza con migliaia di persone.

 

 

“Prendiamo atto che il governo ha assegnato ad Ancona lo sbarco di queste due navi umanitarie. Ci stiamo preparando: le operazioni di sbarco saranno coordinate dal ministero dell’Interno, il Comune come tutte le altre autorità hanno dato la loro disponibilità. La nostra comunità farà la sua parte. Sia chiaro che non ci lamentiamo di nulla, non intendiamo dare alcun alibi o fare quelli per i quali va tutto bene solo se i migranti sbarcano al Sud. Certo, considerato che comunque poi le persone andranno redistribuite come d’altra parte succede anche quando sbarcano nei porti sicliani e calabresi, mi sfugge la logica di questa scelta. Appare davvero strano costringere queste persone ad affrontare ancora 1500 chilometri per arrivare a terra e poi essere distribuiti in qualche altro territorio. Sarebbe bene che il governo spieghi la sua strategia. Qual è il piano per dopo?”

La sindaca di Ancona, così come i suoi colleghi coinvolti nelle scorse settimane per la prima volta (Michele De Pascale a Ravenna, Luca Salvetti a Livorno) fa dunque buon viso a cattivo gioco. Ma “la logica” delle scelte del Viminale che sfugge a Valeria Mancinelli e agli altri sindaci di centrosinistra non è di certo un mistero. Chiamare gli amministratori di città e Regioni dell’opposizione ad affrontare le inevitabili difficoltà di improvvisare la prima accoglienza di decine o centinaia di migranti in porti che non sono nè abituati nè strutturato a farlo è un tentativo di portare sul campo la parte politica avversa a condividere le ragioni del governo nel ritenere la pressione migratoria sul territorio italiano pressocchè ingestibile. Strategia sostanzialmente dichiarata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nell’intervista data a Repubblica l’ultimo giorno dell’anno: ” Molti predicano la solidarietà e l’accoglienza sulle agenzie di stampa ma poi, quando sul territorio si devono accogliere migliaia di migranti irregolari, tutti condividono le criticità di un sistema senza regole. E questo avviene perchè, in un quadro di solidarietà interna, abbiamo deciso di far sbarcare i migranti in tutti i porti italiani e non più solanto in Calabria e Sicilia dove le strutture sono sotto stress”, le parole di Piantedosi.

 

 

Al momento, però, i porti assegnati alle Ong da quando il Viminale ha adottato la nuova strategia sono solo in città amministrate dal centrosinistra: Taranto, Salerno, Livorno, Ravenna, Gioia Tauro e adesso la new entry Ancona. E i centri di accoglienza, che ospitano oltre 107.000 presenze, in realtà sono al completo anche nelle nuove Regioni coinvolte nella prima accoglienza. Ad Ancona, ad esempio, il prefetto Darco Pellos sta cercando una nuova soluzione per ospitare le 110 persone attese per mercoledi mattina, quando è previsto l’arrivo della Ocean Viking e della Geo Barents. Ieri pomeriggio la nave di Medici senza frontiere ha protestato per l’assegnazione di Ancona chiedendo al Viminale di poter andare in un porto più vicino. “Questa decisione – dice il capomissione Juan Matias Giles –  è contro la legge internazionale che dice che si devono sbarcare le persone nel minor tempo possibile e contro l’interesse dei sopravvissuti. L’assegnazione di porti così lontani come Ancona ha il chiaro obiettivo da parte del governo italiano di allontanare le navi dalla zona di ricerca e soccorso senza sostituirle con un meccanismo di soccorso ufficiale con il chiaro mandato di salvare vite. Considerando le vulnerabilità a bordo e le condizioni meteo dei prossimi giorni chiediamo al governo italiano di riconsiderare questa decisione assegnandoci un porto più vicino rispetto alla zona in cui la barca è stata soccorsa”. Ma dal Viminale nessuna risposta.

Sorgente: Porti sicuri in città di sinistra, la strategia Piantedosi sulle Ong – la Repubblica

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