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Di Belisario per ComedonChisciotte.org

La signora Angela Merkel – la “piccola Bismarck” in versione materna – ha come noto improvvisamente rotto, con una intervista al Die Zeit del 7 dicembre scorso, un lungo silenzio – il silenzio della sconfitta.

Angela Merkel insieme a Jose’ Manuel Barroso nel 2013 pose il seguente aut-aut all’Ucraina: o accordo di associazione con l’UE o unione doganale con Russia e Bielorussia. Quando il Governo ucraino si rese conto dei costi enormi specie sul piano energetico derivanti dalla fine dell’unione doganale con Russia e Bielorussia e rinuncio’ all’accordo con l’UE, in Ucraina nel gennaio 2014 scoppiò una guerra civile sfociata in un colpo di stato violento e eversivo attivamente finanziato e sostenuto dagli USA.

Forse ogni tanto bisognerebbe avere il coraggio di dire le cose come stanno – nel caso in questione come furono: nell’Ucraina del colpo di stato del gennaio-febbraio 2014 erano già da tempo entrati in azione i servizi americani, anticipati come sempre dalla capillare penetrazione nel Paese di ong e gruppi femministi, pro aborto, diritti civili, etc – molto spesso di mera “copertura”.

L’Ambasciata Usa a Kiev aveva distribuito giornalmente per mesi fondi per diverse decine di milioni dollari ad attivisti e manifestanti, ed uno dei primissimi provvedimenti del Governo provvisorio ucraino – dopo la fuga in Russia del regolarmente eletto Presidente filorusso Victor Yanukovych – fu infatti quello di cambiare la legge sulla cittadinanza ucraina, per conferirla immediatamente a diverse decine di dipendenti dell’Ambasciata americana a Kiev: piu’ chiaro di cosi’!

La signora Victoria Nuland, al tempo Assistant Secretary of State for European Affairs degli USA, si spiegò molto bene con il suo famoso “Fuck the EU!”, in una delle telefonate in cui dalla sua scrivania decideva la composizione del Governo provvisorio ucraino: l’UE non poteva contare piu’ nulla, nel momento in cui in Ucraina operavano in piene forze il Governo ed i servizi degli USA.

I successivi accordi di Minsk del 2014, per regolare la complessa problematica delle aree territoriali (principalmente il Donbass) contese dalla guerra civile, fallirono per l’assoluta indisponibilta’ dell’Ucraina a darne seguito. Con una popolazione russofona di almeno il 70%, le aree contese sarebbero infatti andate perse in qualunque plebiscito o referendum – come infatti regolarmente accaduto.

Nella campagna elettorale del 2016, la candidata Dem Hillary Clinton – non contenta della distruzione di Libia e Siria – si era lasciata imprudentemente andare a ripetute dichiarazioni circa la necessità  di “confrontare” la Russia in Bielorussia e Ucraina, ma come noto poi perse le elezioni, e con Donald Trump il progetto di accelerazione della destabilizzazione attiva di Bielorussia e Ucraina fu semplicemente messo nel freezer – con infinita rabbia del fronte Dem Usa, e quattro anni di accuse fondate sul nulla – favole – circa una presunta intesa di Donald Trump con Vladimir Putin.

La signora Angela Merkel non si era mai opposta alla Presidenza Obama – e nemmeno alla signora Victoria Nuland – ma ritenne invece opportuno entrare in polemica ed opporsi costantemente al Presidente Donald Trump durante il suo intero quadriennio (2016-2020).

“The Donald”, per Angela (e per la sinistra NeoGlobal europea), era semplicemente il Male Assoluto. D’altronde, i filoni principali della formazione politico culturale di Angela, cresciuta nella Germania dell’Est, sono il protestante ed il marxista – con tutti i loro limiti. Incluso il filone weberiano, quello della favoletta della presunta centralità dell’ “etica protestante tedesca” per lo “spirito del capitalismo”. Favoletta che per inciso “dimentica” che il capitalismo bancario e commerciale è nato in un Paese cattolico come l’Italia, qualche secolo prima dell’apparizione in Germania di San Martin Lutero.

Mentre Angela si dilettava a dirigere la guerra delle elites della sinistra europea contro Donald Trump, l’Ucraina per l’UE diventava terra incognita.
Il Presidente Zelensky, eletto nel 2019 su una piattaforma di “pace con la Russia”, sotto l’aggressiva pressione dell’estrema destra nazionalista ucraina, nel 2020 e soprattutto nel 2021 mutava totalmente la sua strategia, articolandola su diversi ma convergenti filoni: sabotaggio degli accordi di Minsk, continui attacchi armati al Donbass, restrizione dei media russofoni e discriminazione della lingua russa, utilizzata da oltre il 30% della popolazione. Tutte degenerazioni verificatesi sotto la presenza attenta, costante e capillare del Governo e dei servizi statunitensi, nella piu’ completa assenza dell’UE.
Dov’era Angela, dov’era Macron mentre si verificavano simili sviluppi? Occupati a far finta di non vedere e ad opporsi a Donald Trump.

Nel 2021 alla Casa Bianca erano infatti tornati i Dem, e la situazione in Ucraina continuava a degenerare, nel silenzio più totale dell’UE. D’altronde, nel 2019 alla Presidenza della Commissione UE era stata eletta la tedesca Ursula Albrecht in Von der Leyen, che per anni si era distinta quale Ministro della Difesa della Germania come uno degli esponenti politici europei più passivamente supini a tutte le direttive statunitensi nel settore della Difesa ed in ambito Nato.

Sappiamo tutti come sono andate le cose – propaganda a parte. La Russia, ritenendo di non poter più tollerare gli attacchi armati ucraini e le perdite di migliaia di civili nel Donbass, nell’inverno 2021 concentrava le truppe alla frontiera, chiedendo assicurazioni all’ Occidente circa la non inclusione dell’Ucraina nella Nato, nonche’ inviando a tutti i Paesi della Nato un testo negoziale per un nuovo trattato che regolasse la sicurezza collettiva in Europa. Il trattato che era purtroppo mancato quando Gorbaciov nel 1991 decise di sciogliere il Patto di Varsavia e di ritirarsi unilateralmente da tutto l’Est europeo.
La risposta degli USA e dell’Europa – Angela inclusa – fu una doppia porta chiusa. La politica della “porta aperta della Nato” anche all’ Ucraina venne dichiarata irrinunciabile in linea di principio, ed il negoziato per un nuovo trattato venne abortito all’origine.

Dov’era, Angela, mentre accadeva tutto quanto sopra sommariamente illustrato?
Ininterrottamente in sella quale Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, ed acclamata come la “nuova Bismarck”, per la precisione dal 22 novembre 2005 all’8 dicembre 2021. Nemmeno tre mesi dopo l’8 dicembre 2021, è arrivato il raccolto di questa lunga stagione: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio 2022.

Quesito: esiste in Europa qualcuno più responsabile e più sconfitto di Angela?
Risposta: ovviamente no. Ergo il lungo silenzio della povera Angela.

Silenzio che parla di una sconfitta che diviene inevitabilmente un’ eredità storica e politica – c’e’ ben poco da fare, i fatti sono i fatti.
Ma Angela non ci sta!
Ed ora, nell’intervista al Die Zeit, ci racconta che Lei non si era gravemente sbagliata nel lasciare il campo aperto ai Dem Usa, ma tutt’altro, li avrebbe infatti intenzionalmente favoriti gia’ dal 2014! Gli accordi di Minsk, secondo questa nuova favola degna della tradizione dei fratelli Grimm, sarebbero stati una mera misura “per dar tempo all’Ucraina”! E quindi, guarda che caso, anche Victoria Nuland – poi addirittura promossa dal Presidente Biden a vice di Anthony Blinken – con il suo famoso “Fuck the EU”, si sarebbe sbagliata! Angela in fondo voleva solo aiutare..

Quesito: Angela, ma non ti vergogni a raccontare balle simili?

Nel frattempo, il gasdotto North Stream, vitale per la Germania e per l’UE, è stato come noto fatto saltare da un attentato sicuramente opera di un Paese occidentale, ma Angela non ha avuto nulla da dire! Eppure, l’attentato ha concretato un chiaro, primordiale attacco anche alla sovranità tedesca! Ma anche in questo caso, pazienza, vero Angela? Solo Donald Trump non meritava la tua pazienza materna!

Ma torniamo al presente. L’Ucraina ha perso il 25% del suo territorio ed ovviamente la guerra. Il sogno dei Dem USA e della Commissione UE di una guerra civile in Bielorussia e Russia e dello smembramento della Russia è definitivamente svanito nel nulla. Il sistema multiculturale russo, nonostante decine di etnie e culture diverse, tiene, e sia Putin che Lukashenko hanno tassi di popolarità di oltre il 70%. Fine del nuovo Drang nach Osten!

Ma nel processo, i Dem USA hanno colonizzato l’Unione Europea, occupando la Commissione UE, subordinando il continente a livello energetico e danneggiandolo profondamente a livello economico, specialmente industriale. Il boomerang delle sanzioni decise a Washington e dalla Commissione UE, che colpiscono principalmente la stessa l’Europa, ed approvate dal Consiglio Europeo, in stile Politburo/Comitato Centrale del vecchio PCUS – con l’isolata e parziale eccezione dell’Ungheria di Victor Orban.

Come se non bastasse, gli USA di Biden, immettendo un importo pari al 40% del Pil annuale USA in sussidi assistenziali a pioggia in soli due anni (per un precedente similare, vedasi il New Deal di Roosevelt degli Anni 30), hanno scatenato l’inflazione, per poi alzare radicalmente i tassi d’interesse – seguiti supinamente dalla BCE della signora Lagarde: l’Euro non come parziale alternativa, ma ormai mera dependance del dollaro statunitense. Investitori e risparmiatori ne hanno preso atto, riducendo la quota detenuta in Euro.

La recessione che molto probabilmente sta per arrivare nel 2023-24 colpirà l’Europa in modo molto piu’ profondo degli USA, grazie anche all’enorme differenziale della capacità di spesa dei cittadini UE, che non hanno ricevuto nemmeno un decimo dei sussidi assistenziali distribuiti a pioggia dagli USA. E sotto la regia della Commissione UE asservita ai Dem USA, nonostante la recessione, nei prossimi anni i contribuenti europei verranno comunque costretti a finanziare la “ricostruzione” dell’ Ucraina, mentre investitori e speculatori statunitensi con il portafoglio pieno verranno a fare shopping in Europa, prevedibilmente a prezzi di saldo.

I media ed i mercati pubblicitari europei, d’altronde, sono già stati massacrati da Google NewsFacebook e Netflix: ora, in un modo o nell’altro, tocca all’industria europea.

Rompendo il suo lungo silenzio, Angela ha voluto dirci che Lei non si era sbagliata, ma che già dal 2014 sarebbe stata invece cosciente del corso della storia europea. Una favola patetica per mostrarsi in sella, ma che non cambia il senso della domanda: esiste qualcuno in Europa più responsabile e più sconfitto di Angela Merkel?

Risposta: no, nessuno.

Di Belisario per ComedonChisciotte.org

Sorgente: La più sconfitta d’Europa: Angela Merkel – Come Don Chisciotte

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