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Il gasdotto tra l’Aquila e Bologna è necessario per farci diventare un hub del metano. Presentato nel 2005, non è stato mai completato. Il governo potrebbe decidere di commissariare le procedure

di Luca Pagni

ROMA – «Dal Sud Italia possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi di gas al giorno: questo è il collo di bottiglia che dobbiamo superare perché il nostro Paese diventi l’hub energetico per tutta l’Unione europea, un’occasione che non dobbiamo perdere». È il cruccio di Claudio Descalzi, ripetuto anche l’altro giorno ad Algeri – durante la visita ufficiale al fianco della premier Giorgia Meloni – così come lo ha raccontato in un colloquio con Repubblica.
Ma di quale collo di bottiglia si tratta e come può essere superato?

Prima il gas e poi l’idrogeno

L’amministratore delegato di Eni ha indicato già dall’anno scorso – con l’inizio dell’emergenza dovuta alla guerra russo-ucraina – la strada per superare la dipendenza dalle forniture di Mosca: consolidare i rapporti con i partner storici dell’Italia nel Nord Africa. Dall’Algeria all’Egitto, passando per la Libia, possono arrivare anche 12-15 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno, rispetto ai livelli attuali. Oggi è il gas, ma un domani con lo sviluppo delle rinnovabili – in particolare degli impianti fotovoltaici – sarà possibile ricevere anche idrogeno green, che potrà essere trasportato attraverso i gasdotti dove ora passa il metano destinato al nostro Paese. E da qui – gas naturale e idrogeno – possono arrivare a tutto il Nord Europa.

 

 

Ma tra il dire e il fare non c’è di mezzo solo il Mediterraneo. Bisogna anche disporre delle infrastrutture necessarie. Come prima cosa occorre potenziare i gasdotti esistenti tra la costa africana e la Sicilia, quello tra la Libia e Gela, ma anche tra l’Algeria e Mazara del Vallo (via Tunisia). Così come la Ue potrebbe sostenere la realizzazione di impianti per la liquefazione del gas da spedire via nave, in particolare sulla costa algerina, sfruttando le enorme potenzialità di metano presenti nel sottosuolo e ancora da estrarre.

Le autorizzazioni ancora in ritardo

Ma bisogna anche fare in modo che la materia prima possa risalire tutta la penisola e oltrepassare le Alpi. Cosa che, in questo momento, non sarebbe possibile anche se fossero disponibili maggiori quantità di gas. L’ostacolo si trova in Italia Centrale, tra Sulmona (in provincia dell’Aquila) e Minerbio (in provincia di Bologna), un gasdotto di 400 chilometri per ora solo sulla carta, diviso in tre tronconi di cui sono stati autorizzati solo i primi due.

 

 

È questo il collo di bottiglia che non permette all’Italia di sviluppare tutte le sue potenzialità di hub del gas del Sud Europa e di cui ha parlato Descalzi ad Algeri. Mancano le ultime autorizzazioni regionali e solo da poco l’Arera (l’ex Authority dell’energia) ha iniziato le consultazioni pubbliche per raccogliere eventuali osservazioni al progetto. Il gasdotto si rende necessario perché (come si vede dalla cartina) le due infrastrutture esistenti che corrono parallele alla costa del Tirreno e dell’Adriatico hanno una portata limitata.

Piombino, rigassificatore in arrivo

Per questo il gruppo Snam deve completare la parte finale del progetto di una nuova dorsale che in realtà parte dalla Puglia, in provincia di Taranto, e per il momento si ferma proprio in Abruzzo. Come si legge dai documenti Snam, dai tre punti di ingresso del Sud Italia (i due in Sicilia a cui si deve aggiungere l’approdo dal Tap in Salento) entrano circa 126 milioni di metri cubi di gas al giorno, ma potrebbero potenzialmente salire fino a 190 milioni. Con l’ultimo tratto del gasdotto in costruzione ci sarebbe subito spazio fino a 150 milioni al giorno, per poi salire.

 

 

Per accelerare la costruzione dell’infrastruttura il governo potrebbe pensare anche a commissariare le procedure, considerandola come “opera strategica”. Così come avvenuto per i poteri assegnati ai presidenti delle Regioni per le opere legate ai rigassificatori di Piombino (che dovrebbe entrare in esercizio per la fine di maggio) e di Ravenna (la cui inaugurazione è fissata invece per il terzo trimestre del 2024). Solo allora, dopo che se ne parla da 20 anni, il disegno di hub del gas per il Sud Europa potrebbe raggiungere il suo contorno definitivo.

Sorgente: Il gas africano verso l’Europa, ma all’Italia manca ancora un tubo – la Repubblica

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