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Dai bambini migranti non accompagnati ai piccoli schiavi nelle miniere fino ai giovani detenuti. Nel rapporto sui diritti globali di Human Rights Watch tutti gli abusi nei confronti dei figli di un dio minore. In Italia rivolta per i farmaci nel carcere di Casal del Marmo

Eleonora Martini

Ancora un segnale di sofferenza si leva dai carceri minorili italiani. Questa volta viene dall’Istituto penale per minori di Casal del Marmo, a Roma, dove martedì sera il ritardo della distribuzione dei farmaci – per lo più ansiolitici – ha sollevato una piccola rivolta tra i giovani detenuti. Nel caos si è sviluppato un incendio – secondo gli inquirenti, di origine dolosa – che ha interessato materassi e suppellettili di almeno tre celle, dichiarate poi inagibili. Secondo le prime ricostruzioni, a capeggiare la rivolta sarebbero stati quattro giovani nordafricani, due dei quali sono stati ricoverati all’ospedale Pertini per intossicazione ma dimessi nella giornata di ieri. Anche tre poliziotti penitenziari sono stati sottoposti alle cure ospedaliere per l’inalazione dei fumi tossici.

SECONDO I SINDACATI penitenziari, sarebbe il terzo incendio sviluppatosi in poche settimane nel minorile romano. Secondo loro la causa, dice ad esempio il Sappe, sarebbe dovuta «al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15-16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano a essere ristretti» nei minorili. Ma secondo il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia queste sono solo «polemiche pretestuose», affiancate da «proposte ingiustificate, come quella di trasferire nelle carceri per adulti gli infra-venticinquenni che, peraltro, in questo caso non c’entrano nulla». È vero invece che «da tempo anche Casal del Marmo vive una condizione di sofferenza, dovuta all’insufficienza degli operatori di polizia penitenziaria e alla temporaneità degli incarichi dirigenziali di pur ottime direttrici, ma impegnate anche in altre sedi».

SPIEGA ANTIGONE, che nelle loro visite «nel 2022 è emerso che il 43% dei detenuti adulti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi». «Chiedono farmaci in continuazione, è una costante del carcere, i ragazzi lo chiamano il “carrello della felicità” – entra nello specifico la Garante dei detenuti di Roma Gabriella Stramaccioni – Non si tratta di grandi terapie trattandosi di minori e sempre dietro prescrizione medica, per lo più ansiolitici e calmanti, ma spesso ne abusano, li mischiano oppure li mettono da parte».

Bisogna tenere presente, come ha spiegato su queste colonne don Gino Rigoldi, lo storico cappellano del “Beccaria” di Milano (il manifesto 29 dicembre 2022), che molti di questi giovani rinchiusi negli istituti minorili nostrani sono stranieri arrivati in Italia da minorenni non accompagnati, ragazzi che non hanno trovato posto negli alloggi comunali e sono rimasti dunque a vagabondare diventando facile preda della criminalità.

ED È SU QUESTO PUNTO che infatti si concentra il rapporto di Human Right Watch 2023 nel capitolo dedicato all’Italia. Nelle poche pagine in cui l’Ong internazionale descrive lo stato di diritto nel nostro Paese, si legge: «Secondo le statistiche governative, tra gennaio e ottobre 2022 più di 85.000 persone hanno raggiunto l’Italia via mare, inclusi 9.930 minori non accompagnati, un aumento significativo rispetto al 2021». I dati più completi del Viminale rilevano che, nel corso dell’intero anno scorso, complessivamente sono arrivati sul nostro territorio 105.140 stranieri tra cui minori non accompagnati 12.687.

Ragazzi che spesso sono rimasti fuori dai servizi di accoglienza, non più sufficienti ai nuovi flussi, e sono entrati a far parte di quella fascia di popolazione che soffre di estrema povertà. «Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali e culturali – si legge ancora nel rapporto di Hrw – ha espresso preoccupazione per il limitato godimento dei diritti da parte di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Il Comitato ha inoltre espresso preoccupazione per i tassi persistenti di elevata povertà, l’adeguatezza di il sistema pensionistico di vecchiaia e le indennità di disoccupazione, e i diritti di invalidità gruppi avvantaggiati ed emarginati alla sicurezza alimentare, alla casa e alla protezione dalla discriminazione».

Naturalmente, esiste anche un problema reale di devianza giovanile. La detenzione però, fa notare Ilaria Cucchi (Avs), non è la risposta al disagio giovanile: «Gli episodi non sono altro che la punta dell’iceberg di annose storie che parlano di disagio, mancanza di futuro, risorse scarse, personale lasciato allo sbando».

 

Sorgente: ilmanifesto.it

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