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di Marco Cremonesi e Marco Galluzzo

Forza Italia: ma il governo si adoperi per la pace. Migranti, Piantedosi lunedì in Turchia

Migranti, armi all’Ucraina, il viaggio a Kiev di Giorgia Meloni. Si è discusso di questi tre temi ieri pomeriggio, in una riunione operativa a Palazzo Chigi a cui hanno partecipato il capo del governo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il direttore del Dis, il dipartimento del governo che coordina i nostri servizi di sicurezza, Elisabetta Belloni.

C’è un’accelerazione sia sul viaggio a Kiev di Meloni, che potrebbe essere imminente, sia sull’invio di una batteria di difesa anti aerea da parte dell’Italia alla resistenza ucraina. Il modello che dovremmo inviare, il Sampt-T, a tecnologia congiunta italo-francese, sarebbe operativo e non di addestramento, potrebbe coprire e difendere un’area metropolitana grande come Kiev. Il coordinamento fra Parigi e Roma in queste ore riguarda i pezzi che fornirebbero i francesi, modificati con un software diverso da quello italiano e che si sta rendendo compatibile con il nostro.

La riunione è servita anche a fare il punto su una strategia più complessiva sul fronte migranti. Il governo è al lavoro per stringere accordi con i Paesi di partenza. E per alzare il livello della collaborazione con tutti gli Stati di transito dei migranti illegali. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sarà lunedì in Turchia dove incontrerà il suo omologo Suleyman Soylu. A breve anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani sarà impegnato prima in Turchia, poi in Tunisia e Libia. La Turchia è un attore centrale sia per fare dei passi avanti nel processo di unificazione politica della Libia, sia per il controllo della rotta balcanica dei migranti. È possibile che questa iniziativa diplomatica venga seguita, se darà i suoi frutti, da viaggi della stessa presidente del Consiglio nei tre Paesi.

Una strategia complessiva che riguarda dunque quella che a Bruxelles chiamano la dimensione esterna del fenomeno migratorio, e che ieri è stata posta al centro del lavoro del semestre di presidenza svedese della Ue. Un’indicazioni emersa ieri a Stoccolma, dove due giorni fa è stato in visita il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto. Secondo la presidenza svedese già dal prossimo Consiglio europeo del 9 febbraio si cercherà di fare dei passi in avanti per il rafforzamento delle frontiere esterne, anche attraverso l’azione di Frontex, e per incentivare i Paesi di origine ad accettare i rimpatri dei loro cittadini giunti clandestinamente sul territorio dell’Ue.

Sul fronte degli aiuti militari all’Ucraina il Senato ha dato ieri il via libera al decreto approvato dal governo a dicembre, che proroga alla fine sino alla fine dell’anno il sostegno all’Ucraina (alla Camera toccherà il 23 gennaio). Il provvedimento è stato approvato da tutti i partiti tranne il M5S e l’Alleanza Verdi sinistra, ma la discussione è stata più articolata di quanto suggeriscano i numeri (125 sì, 28 no e 2 astenuti), che scontano anche l’errore materiale dei senatori dem Andrea Giorgis e Valeria Valente. Si sono invece astenuti per scelta Susanna Camusso e Vincenza Rando, cosa duramente criticata da Raffaella Paita (Azione-Iv). Mentre il capogruppo dei senatori leghisti Massimiliano Romeo, pur annunciando il «sì convinto» ha evocato la «Terza guerra mondiale»: «Rimuoviamo l’idea che la pace possa esserci solo con la sconfitta o, ancor peggio, con l’umiliazione di Mosca».

Il punto, per Romeo, è che il presidente Zelensky «ha dichiarato che non ci può essere pace senza le terre perdute». In sostanza «dicendo che solo tornando ai confini del 1991, quindi riprendendosi anche le terre compresa la Crimea, può essere garantita la famosa stabilità territoriale. È evidente che Putin non consentirà mai questo». Di qui, il rischio «della terza guerra mondiale o di una guerra nucleare». Il senatore Maurizio Gasparri: «Forza Italia è favorevole all’invio di armi» ma il governo si renda «protagonista del processo di pace». Carlo Calenda ha fatto notare una scivolata dello stesso Gasparri che parlando della «guerra di Crimea» dice che «nel 1861-63 vide impegnato il Regno di Piemonte, con l’Italia ancora non unita». Ma la Guerra di Crimea fu tra il 1853-56 e l’Italia, nel 1861, era già unificata.

 

Sorgente: Armi a Kiev, via libera dal Senato. La Lega: rischio di guerra mondiale- Corriere.it

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