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19 April 2024
0 6 minuti 1 anno

Da Milano a Torino passando per Genova, Verona e Livorno, si registrano da giorni casi di aule con ragazzi costretti a far lezione con sciarpa e cappello. Mentre i dirigenti scolastici provano a risolvere il problema freddo acquistando termoconvettori elettrici o a olio, giustificando le assenze o chiudendo persino la scuola: ecco le testimonianze.

Si gela nelle classi del Nord Italia. Da Milano a Torino passando per GenovaVerona e Livorno, si registrano da giorni casi di aule con ragazzi costretti a far lezione con sciarpa e cappello. Mentre i dirigenti scolastici provano a risolvere il problema freddo acquistando termoconvettori elettrici o a olio, giustificando le assenze di chi resta a casa perché non ce la fa a stare al banco con 15 gradi o chiudendo persino la scuola come è accaduto alla primaria Daneo di Genova. Quest’anno gli impianti sono stati accesi più tardi del solito e il decreto firmato dall’ex ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani impone un grado in meno per far fronte alla crisi energetica, ma i casi di istituti che sono arrivati ad avere anche 15-16° negli ambienti non sono pochi. Come sottolinea Miriam Pescatori, dirigente del liceo Gioberti di Torino, “si parla di ambienti di apprendimento ma qui abbiamo bisogno di altro”.

 

Milano lamentele sono arrivate dal liceo Parini e dall’artistico Frisi, ma i brividi sono venuti anche ai ragazzi e ai docenti del liceo delle Scienze umane Pareto. Il più indignato è proprio il dirigente di quest’ultimo, Alessandro Bocci, che spiega: “Fino a mercoledì abbiamo avuto problemi seri con temperature effettivamente inaccettabili: 15 gradi. A quel punto ho tenuto aperta la scuola ma ho giustificato le assenze di chi se n’è voluto tornare a casa per stare al caldo”. Ma cos’è successo al Pareto? Lunedì 12, al ritorno a scuola dopo il ponte dell’Immacolata, si è riscontrata la rottura della caldaia. Città Metropolitana è intervenuta ma per far tornare le aule calde si è dovuto attendere fino a giovedì mattina: “Diciamolo chiaramente: l’ente proprietario dell’istituto potrebbe fare di più. Noi abbiamo speso dei soldi per rendere più dignitoso l’edificio con interventi che non sono nemmeno di nostra pertinenza, ma qui ci sono impianti di riscaldamento obsoleti e dispersione di calore dagli infissi. Inoltre non si può spegnere la caldaia per cinque giorni”. Bocci ha sul tavolo le proteste dei genitori e degli studenti ma è lui per primo a sposarne la linea.

Non vanno meglio le cose a Verona dove, ad esempio, nella succursale del liceo Montanari, nei giorni scorsi, gli studenti non sono entrati in classe per manifestare il loro dissenso contro il freddo in aula. I ragazzi hanno parlato di 13 gradi e termosifoni accesi per poche ore, così anche mamme e papà che si sono uniti alla protesta dei figli scrivendo lettere ai quotidiani locali. A non nascondere la questione è il dirigente Matteo Sansone che tuttavia spiega: “Nessuno, né i ragazzi né i docenti mi hanno avvertito di questo problema. Se l’avessi saputo sarei intervenuto. Infatti sono arrivati i tecnici che nel giro di 24 ore hanno ripristinato il riscaldamento a 18 gradi. Detto questo, l’immobile è datato e l’isolamento termico non è dei migliori. La Provincia ha già stanziato 2,25 milioni di euro per la sostituzione degli infissi”. La partenza dei lavori? Dopo l’inverno.

L’emergenza freddo a scuola si è fatta sentire anche a Genova. Alla scuola primaria Daneo la dirigente Michela Caserato ha inviato alle famiglie un “provvedimento urgente” di “sospensione dell’attività didattica” per le giornate di mercoledì e giovedì: “È stata riscontrata la presenza di una perdita all’impianto di riscaldamento; non è ancora stata individuata l’ubicazione della perdita e la risoluzione del problema è tecnicamente molto complessa”. La comunicazione non è stata presa bene dai genitori che annunciano una manifestazione per lunedì prossimo. Proteste anche alla succursale del liceo Vittorio Emanuele di Sturla dove molti ragazzi non sono entrati in aula. Ma l’inverno si fa sentire anche più a sud e da diversi giorni i liceali di Pontedera, in Toscana, scendono in piazza e a Livorno i termosifoni sono spenti al liceo Enriques: “Hanno sostituito la caldaia – racconta il dirigente Ersilio Castorina – ma non è stato fatto bene lo sfiatamento pertanto si formano delle bolle d’aria che richiedono più volte l’intervento dei tecnici. Intanto ci siamo attrezzati acquistando tre stufe a olio. Più di così non so che fare, sono anch’io in ufficio al freddo”.

Frequenti una scuola che sta vivendo un problema simile? Racconta la tua esperienza scrivendo a [email protected] e indicando nell’oggetto dell’e-mail “La mia scuola al freddo”.

Sorgente: L’inverno al gelo nelle scuole del Nord: scoppia la protesta. Edifici vecchi e impianti rotti, così i presidi si arrangiano anche con le stufe a olio – Il Fatto Quotidiano

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