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18 April 2024
0 4 minuti 1 anno

Soldati tedeschi vicino a Kaiserslautern, nel sudovest della Germania, 17 novembre 2022. (Wolfgang Rattay, Reuters/Contrasto)

Le sfide del 2023

Quest’anno si è verificata la quinta crisi di un secolo ancora giovane: dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, la grande recessione, la cosiddetta crisi dei rifugiati e la pandemia di covid-19, il 2022 ha portato l’invasione russa dell’Ucraina. Il fatto ha fornito ai politici l’opportunità di dichiarare conclusa la pandemia, nonostante il numero ancora elevato di casi, ma li ha anche messi di fronte a nuove sfide in settori che avevano cercato di ignorare o almeno di depoliticizzare per decenni.

In particolare i campi strettamente interconnessi della difesa e dell’energia: sebbene siano strettamente legate alla questione della sovranità nazionale, nel contesto europeo esse sono di fatto questioni internazionali. E mettono gli europei di fronte a una realtà molto dolorosa: pur essendo la terza potenza economica del mondo, l’Unione europea dipende dagli Stati Uniti per la difesa e dalla Russia per l’energia. La guerra in Ucraina ha costretto l’Europa ad affrontare finalmente queste vulnerabilità fondamentali, che rappresentano una sfida non solo per i singoli paesi, ma anche per l’Unione europea nel suo complesso.

Oggi la maggior parte del mondo è entrata in modalità crisi. Se l’Unione europea ha imposto sanzioni economiche alla Russia, a Putin e ai suoi sodali, gran parte del resto del pianeta, in particolare il “sud globale”, si è unito alle critiche più a parole che nei fatti. Di conseguenza le sanzioni non hanno avuto i risultati sperati, cosa a cui le misure più dure di dicembre sperano di porre rimedio. A prescindere dal risultato, la difesa e l’energia saranno in cima all’agenda europea nel 2023. È fondamentale, tuttavia, che queste sfide siano affrontate senza cadere nella trappola illiberale.

Politica di difesa
L’invasione russa dell’Ucraina ha evidenziato come l’Europa continui a dipendere completamente dagli Stati Uniti per la protezione militare. Anche in termini di sostegno militare all’Ucraina, i paesi europei sono quasi irrilevanti. Non solo gli Stati Uniti si sono impegnati a trasferire all’Ucraina una quantità di armi cinque volte superiore a quella di tutti i paesi europei messi insieme, ma il Regno Unito da solo ne ha offerte più di tutti i paesi dell’Unione europea messi assieme. Sebbene il presidente Biden abbia rafforzato la già massiccia presenza di truppe statunitensi in Europa, il permanere di questa dipendenza dagli Stati Uniti è una strategia (troppo) rischiosa per l’Europa.

Donald Trump è stato un’eccezione, nel criticare senza mezzi termini la Nato e gli scarsi impegni finanziari dei suoi membri europei, ma questi sentimenti sono profondamente radicati nel Partito repubblicano statunitense. In linea con il debole sostegno della sua base, solo la metà dei repubblicani ritiene che gli Stati Uniti debbano sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” e diversi dirigenti del partito hanno criticato i pacchetti di aiuti di Washington all’Ucraina.

Adesso che il partito controlla di nuovo la camera dei rappresentanti statunitense, è molto probabile che si opporrà in modo più attivo ed efficace a quello che considera l’approccio da “assegno in bianco” di Biden nei confronti dell’Ucraina. È tuttavia fondamentale che gli europei comprendano che la “stanchezza europea” negli Stati Uniti è un problema per entrambi gli schieramenti. Joe Biden è un politico di un tempo passato, un veterano della guerra fredda che ha investito decenni della sua carriera nella costruzione e nel rafforzamento delle relazioni tra i due lati dell’Atlantico…

[continua]

Sorgente: Le sfide del 2023 – Cas Mudde – Internazionale

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