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PENSIERO

La Corte Costituzionale e il vaccino. Lo Stato senza principio

il 

Non sappiamo cosa vi aspettavate dalla Corte Costituzionale chiamata a confermare l’obbligo di siero genico sperimentale abbattutosi sul Paese.

 

Noi avevamo cercato di dirvelo poche settimane fa. La fine anticipata dell’obbligo voluta dalla Meloni era peggio di uno specchietto per le allodole: era una palla alzata direttamente per la Corte Costituzionale. La quale, puntualmente, ha schiacciato. Punto.

 

«Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario» è scritto nella nota uscita. Il che vuol dire: giusto escludere i non vaccinati dal lavoro. Ragionevole. Proporzionato. Si noti che queste parole escono dopo che la Pfizer ha ammesso davanti all’Europarlamento che il suo vaccino non è stato testato per fermare il contagio: quindi a contagiare potevano essere benissimo i vaccinati cui invece era consentito di lavorare, e quindi di infettare persone che poi magari si sono ammalate, vien da pensare.

 

«Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico». In pratica, giusto che i sospesi stiano senza stipendio.

 

Il quotidiano La Verità ha trovato le parole corrette per descrivere a fondo la situazione: «la Corte ha “tagliato le gambe” anche a chi reclamava, a compensazione della privazione di lavoro e stipendio, quei famosi assegni familiari concessi perfino – come rilevato in aula – ad assassini e stupratori».

 

Del resto, sappiamo che viviamo in un Paese in cui l’apartheid era tale che il cane poteva salire in autobus e in treno, il non vaccinato no. Se pensavate che, nel momento in cui qualcuno chiede un’amnistia pandemica per i torti del biennio della follia, ci fosse una minima presa di coscienza rispetto alla tragedia avvenuta, vi sbagliavate.

 

Di più: non solo non hanno cambiato idea, ma non mollano la presa. Lo vedete voi stessi: tornano a parlare di indice RT, si rivedono i bollettini, che ignorano bellamente la gravità dell’influenza che c’è in giro, che qualsiasi mamma vi può dire ha fatto soffrire i bambini più del COVID. C’è stato il vaiolo delle scimmie, hanno iniziato a parlare di ambiente e ad urlare di crisi energetica, ma forse non hanno davvero intenzione di mollare il buon vecchio coronavirus.

 

L’emergenza va perennizzata. Il potere che essa infonde è irresistibile: comanda la popolazione italiana a bacchetta, e vale i miliardi del PNRR. Lassù, lo sanno. Ecché, ci vogliamo rinunziare ora? Ecché, siamo scimuniti?

 

Come previsto, ora stanno facendo le radiografie ai 15 giudici costituzionali – come se prima non si sapesse chi fossero. Questo lo ha piazzato Renzi. Questo stava col PD. Questo stava nella squadra di Draghi (il vero imputato di questo giro). Poi, vabbè, c’era il «dottor sottile» Giuliano Amato, ma della sua storia bizzarra nessuno si è mai davvero lamentato. Socialista del PSI di Craxi, esce da Tangentopoli, caso quasi unico, intonso: anzi, decisamente più forte. Lo fanno premier, c’è lui al governo quando George Soros attacca la lira e la distrugge. Ciampi, che era governatore della Banca d’Italia quando sotto  di Amato lo squalo magiaro sbranò l’economia italiana, divenuto Presidente della Repubblica, rinomina Amato premier nel 2000. Poi ancora diventa ministro per l’interno, poi Napolitano lo fa giudice costituzionale, ora è presidente della Corte. Sbadiglio.

 

Tutto questo non inizia nemmeno a spiegare l’enormità di quanto successo.

 

«È evidente (…) che la Corte abbia voluto seguire i suggerimenti dell’Avvocatura dello Stato stabilendo, per la prima volta nella storia del diritto italiano, che non è illegittimo privare i cittadini italiani del diritto al lavoro e (relativa retribuzione) – sancito dai nostri padri costituenti agli articolo 1 e 4 della Costituzione – se questi non si sottopongono ad un trattamento sanitario obbligatorio deciso dallo Stato» ha scritto sempre La Verità.

 

In realtà, sappiamo che gli articoli violati in questi tempi sono molti di più, dal partire dal 32 (« (…) nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»), al 21 («tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»), al 16 («ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche») e via, aggiungete pure.

 

Tuttavia, la questione è più grande di così. Non si l’unica tratta dell’unica sentenza della Corte su vaccini e obbligo. C’è quella del 1990, quella del 1994, e quelle più fresche, del dopo legge Lorenzin.

 

È che questa volta non si tocca solo l’articolo 32 – quello dove si parla, oltre che della salute dell’inammissibilità dei trattamenti obbligati, del «rispetto della persona umana» –ma tanti altri… in realtà si tratta dell’esistenza stessa della Costituzione. Cioè dell’esistenza del diritto – e di conseguenza, del fondamento dello Stato.

 

Una Costituzione che mangia se stessa apre che qualcos’altro andrà a colmare. Cosa? Uno pensa, un diritto positivo totalizzante. Cioè, un diritto che cala dall’alto, senza che vi sia più nessuna finzione dell’esistenza di una legge naturale, né il rispetto del diritto precedente.

 

Ma si va perfino oltre al diritto positivo. Il giurista Filippo Sgubbi parlava di «diritto penale totale».

 

«Il diritto penale totale è senza legge: all’opera di definizione dell’illecito partecipano fonti non solo normative o giurisprudenziali, ma anche di natura sociale e perfino legata a formule algoritmiche» scrive il compianto studioso. Il diritto penale totale «è senza verità: la verità assoluta su cui si costruisce una norma penale condivisa dai consociati è sostituita da tante verità relative  (…) prescinde dalla colpa individuale: una sanzione è meritata non tanto per ciò che il soggetto ha fatto colpevolmente, quanto piuttosto per ciò che il soggetto è, per origini e storia, per il suo ruolo nella società, per la sua pericolosità sociale. Da qui, il binomio puro/impuro che oggi ha sostituito il binomio innocente/colpevole».

 

Ecco il «diritto sentimentale»: l’autorità procede non secondo leggi scritte, ma sentimenti del momento. Pensate a quelli che ancora oggi (nei negozi, in fabbrica, per strada) vi dicono di mettere la mascherina, fare il tampone, magari pure esibire il green pass – anche ora. Pensate a quei video con i membri delle forze dell’ordine che entrano nelle proprietà private (un ristorante, magari) dove si riunivano, in lockdown più o meno conclamato, delle persone. Pensate ai presidi che chiedono mascherina e tampone agli studenti, così, per precauzione.

 

In tanti sanno che nemmeno lo Stato pandemico ad un certo punto non considerava nemmeno più le sue stesse leggi pandemiche: di qui la difficoltà di chiedere le esenzioni che pure erano previste dalla legge dell’obbligo vaccinale.

 

Il diritto si smaterializza, evapora. E nel mondo fuorilegge, sappiamo chi comanda: il più forte.

 

È così, lo sapete. L’Italia pandemica è diventata una giungla. Lo avete visto. Lo avete subito: con prepotenza vi è stato impedito di vivere, e voi non avevate alcuna forza per opporvi.

 

Se la Costituzione divora se stessa, lo Stato rimane senza il suo principio – diviene uno Stato senza princìpi, quindi per definizione una macchina immorale. Lo Stato diviene un idolo persistente cui fare offerte obbligate, il Moloch a cui sacrificare i propri diritti e i propri figli.

 

Ci ha colpito un passaggio di un testo di Giorgio Agamben che sta circolando: «È forse necessario, per non parlare del presente, che ricordi qui che né Mussolini né Hitler ebbero bisogno di mettere in questione le costituzioni vigenti in Italia e in Germania, ma trovarono anzi in esse i dispositivi di cui avevano bisogno per istaurare i loro regimi?» scrive il filosofo. Per poi ammettere qualcosa che quasi nessuno, nel tripudio della dissidenza drogata di Costituzione («la più bella del mondo», come no), ha osato dire:  «È possibile, cioè, che il gesto di chi cerchi oggi di fondare sulla Costituzione e sui diritti la sua battaglia sia già sconfitto in partenza».

 

È vero. Questo, su Renovatio 21 lo abbiamo ripetuto varie volte, è un mondo «post-costituzionale». Un mondo in cui il codice è stato ribaltato: non più il potere dello Stato è concesso dal popolo, ma è il popolo che vive per concessione dello Stato. Ricordate le parole di Conte? «Noi concediamo…». Non ci sono diritti – ci sono concessioni. Che possono, tranquillamente, non essere scritte da nessuna parte.

 

Né carte, né leggi, né diritti hanno più senso – e se non lo avete capito, lo capirete a breve quando vi piazzeranno in tasca l’euro digitale, con il quale decideranno cosa comprerete, quanto pagherete, dove lo farete, quando, con chi. Accenderanno e spegneranno la vostra vita, senza che voi possiate invocare alcuno «stato di diritto», perché tutto quello che potrà esserci è solo la piattaforma e i suoi accessi, di cui non godrete per il fatto di essere umani, di essere cittadini – lo Stato che garantisce semplicemente diritti pregiuridici, venuti da Dio, dall’Universo, dal mistero dell’esistenza – ma perché avete aderito, avete obbedito, avete vinto un premio comportandovi nel modo che il potere vi ha indicato.

 

Tutto si è rovesciato. Il rovescio della libertà è l’obbligo. Il rovescio del diritto è la sottomissione. E il rovescio del cittadino è lo schiavo.

 

Perché, più in fondo ancora, c’è l’inversione più grande: hanno rovesciato la Vita, per far trionfare la Morte.

 

Lo Stato senza princìpi è una macchina di morte. Lo Stato moderno è dominato dalla Necrocultura. Uccide feti, squarta persone incoscienti, sottomette le masse ad alterazioni geniche, sacrifica innocenti a centinaia di migliaia, perché, come un demone fenicio, esso è assettato di sangue, e pretende dall’umanità più debole i tributi più cruenti.

 

Vedete da soli l’urgenza: non c’entra più il diritto, la legge, la Costituzione.

 

C’entra la vostra sopravvivenza in un sistema fatto per ferirvi ed uccidervi. Voi e i vostri figli.

 

 

Roberto Dal Bosco

Sorgente: La Corte Costituzionale e il vaccino. Lo Stato senza principio – RENOVATIO 21

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