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È tradizione durante le vacanze di fine anno riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni passate, così come riflettere sul bene che si vuole realizzare nei successivi dodici mesi. Quando si assumono delle decisioni, per esempio, si tenta di determinare in che modo si può migliorare nella propria vita. Si potrebbe magari cogliere l’occasione per pensare a come realizzare questo miglioramento su scala più larga.Nel 2015 i leader del pianeta hanno provato ad affrontare i principali problemi con cui l’umanità deve fare i conti fissando gli Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt], un elenco di 169 traguardi da raggiungere entro il 2030. Nella lista è entrato qualunque ammirevole proposito immaginabile: sradicare la povertà e le malattie, fermare la guerra, tutelare la biodiversità, migliorare l’educazione. E, ovviamente, alleviare il cambiamento climatico.Nel 2023 ci troveremo a metà del percorso, se consideriamo il periodo 2016-2030 come orizzonte temporale, ma saremo ben lontani dalla metà della strada da percorrere per raggiungere i nostri asseriti traguardi. Con i trend attuali, li raggiungeremo con un ritardo di mezzo secolo. E qual è la causa principale del nostro fallimento? La nostra incapacità di stabilire delle priorità. Non c’è molta differenza tra avere 169 obiettivi e non averne alcuno. Abbiamo messo obiettivi cruciali come lo sradicamento della mortalità infantile e la somministrazione di una educazione di base sullo stesso piano di obiettivi encomiabili ma periferici come sostenere il riciclo e promuovere stili di vita in armonia con la natura. Nel tentativo di fare tutto contemporaneamente, rischiamo di fare molto poco di tutto, come è stato negli ultimi sette anni.

Sorgente: I 169 Sustainable Development Goals? Li mancheremo tutti – Tempi

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