0 13 minuti 1 anno

13 DICEMBRE

LARGO ARGENTINA ROMA, angolo via San Nicola de Cesarini (ore 10:30-13:30)

VIALE TRASTEVERE 76/a ROMA (ore 17:00 – 18:30)

dedicato alla memoria di Antonia Sani, ex presidente WILPF Italia

Il 13 dicembre, su comunicazioni del Ministro Crosetto, viene sottoposto a esame, non ancora a voto parlamentare, il decreto del Consiglio dei Ministri del 2 dicembre 2022 per prorogare «fino al 31 dicembre 2023» l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’esercito ucraino al fine di combattere l’invasione russa.
Si tratta di una proroga del provvedimento introdotto dopo l’inizio della guerra dal governo Draghi, che era in scadenza a fine 2022.
In seguito ad esso, che fa da cornice giuridica, tra fine 2022 e inizio 2023 il governo Meloni varerà il sesto decreto di aiuti militari (e gli eventuali decreti successivi) all’Ucraina: per quanto ci è dato sapere, si verrà incontro, da parte italiana, alla necessità manifestata da Kiev di di avvalersi di sistemi missilistici di difesa aerea per proteggere le infrastrutture energetiche dagli attacchi russi.
Ma il nuovo pacchetto, ha ribadito il ministro della Difesa Guido Crosetto, passerà in ogni caso dal Parlamento.
Si profila nel voto del 13 dicembre, come già avvenuto il 30 maggio, una ampia “unità nazionale”, trasversale rispetto agli schieramenti destra-sinistra (più precisamente: centro-destra, centro-sinistra), perché le modalità del decreto (segretezza della lista di armi riferita solo al COPASIR) sono le stesse del governo Draghi votate a suo tempo anche da Fratelli d’Italia.
Il decreto dovrà essere convertito entro sessanta giorni, in cui il Parlamento sarà occupato anche ad affrontare il nodo legge di bilancio. Quindi è importante capire questo punto: il 13 dicembre ancora non si approva il decreto del CDM del 2 dicembre, si ascolta una relazione di Crosetto e si propongono le solite mozioni parlamentari di sostanziale appoggio alla linea atlantica. 
Una parte dell’opposizione annuncia battaglia ma su di essa pesano le accuse di incoerenza e di strumentalità. A prescindere dal grado di fondatezza delle critiche, interfacciarsi con una presenza pacifista in piazza sarebbe per essa un modo per limitare l’isolamento e la cattiva stampa.

(Su questo punto riportiamo sotto una nota con più informazioni preparata da Marco Palombo).

I Disarmisti esigenti, tenendo conto di questi dati politici, promuovono un “digiuno di coerenza pacifista”, facendo seguito a un appello portato alla manifestazione del 5 novembre, con l’invito ai manifestanti, tramite striscione e volantino, a riconvocarsi quando si sarebbe discusso in Parlamento l’invio delle armi all’Ucraina.
Si parla di “coerenza pacifista” perché, se ci battiamo affinché “tacciano le armi”, ci sembra logico e doveroso darsi da fare per impedire che l’Italia le passi a chi le usa per sparare.
Siamo contro la guerra e quindi siamo contro a che degli esseri umani si sparino l’uno contro l’altro, a prescindere dalle ragioni e dai torti reciproci. Anche se le ragioni fossero tutte da una parte e i torti tutti dall’altra. Il che nella vita reale quasi mai accade.

Un presidio si svolgerà, appunto il 13 dicembre, in Largo Argentina (più precisamente, angolo con via San Nicola di Cesarini), dalle ore 10:30 alle ore 13:30; successivamente dalle ore 17:00 alle ore 18:30 davanti al Ministero dell’istruzione – viale Trastevere 76/A – anche in appoggio all’iniziativa “BIMBI SVEGLI”.

Verrà esposto lo striscione “OGGI NON ESISTONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO)”, portato in quel corteo del 5 novembre (dalle 100mila presenze, non una però fattasi viva il 30 maggio*) promosso da Europe for Peace e dalla CGIL (più altri).
Oggi non ci sono più guerre giuste per due motivi: 1) perché qualsiasi impiego di armi oggi danneggia più gli innocenti estranei che gli implicati direttamente nel conflitto e danneggia la Terra, cioè il corpo vivente di tutti; 2) perché esiste l’alternativa efficace dei metodi di resistenza nonviolenta.

Vi sono, al momento, cinque digiunatori promotori, Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Mino Forleo, Gianpiero Monaca e Marco Palombo.

Si aggiunge un supporto a distanza con Moni Ovadia, Turi Vaccaro, Francesco Lo Cascio.

Il digiuno è dedicato alla memoria di Antonia Sani, già presidente WILPF Italia, scomparsa il 12 novembre 2022.

Alfonso Navarra è il portavoce dei Disarmisti esigenti, Ennio Cabiddu segue per l’organizzazione l’obiezione di coscienza alle spese militari e l’opzione fiscale, Mino Forleo è il responsabile di Per la scuola della Repubblica, Marco Palombo è della Rete No War di Roma.
Giampiero Monaca, maestro elementare, è impegnato dal 7 novembre in un presidio permanente a Roma presso la sede del Ministero della pubblica istruzione per tutelare l’esperienza di scuola attiva, all’aperto, cooperativa e partecipata di Bimbisvegli

Dalle 17:00 alle 19:00 del 13 dicembre, diretta online su RADIO NUOVA RESISTENZA al seguente link: https://radio.nuovaresistenza.org 

Lo concepiamo, questo digiuno, come un giorno di riflessione e di rinnovato impegno per trovare la strada di un rapporto di servizio con il popolo italiano inascoltato per come andremo spiegando.
Nella consapevolezza che il concetto di “popolo” non coincide con quello di “popolo della pace”, questo ultimo in buona parte identificabile con i manifestanti del 5 novembre. Quindi si tratta di costruire un ponte di dialogo e di servizio tra “popolo della pace” e “popolo italiano”.
I digiunatori fanno rilevare che un movimento pacifista indipendente che volesse fare il suo mestiere ed influire politicamente dovrebbe in primo luogo farsi carico dei 4 punti su cui i media all’unanimità riferiscono di un consenso popolare maggioritario.
I punti sono i seguenti:
1- Non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev (pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa. Ma martirizzato anche da una guerra che cresce in intensità e durezza, senza sapere dove si potrà finire all’interno della logica che persegue la “vittoria militare”)
2- Darsi da fare diplomaticamente per “fare tacere le armi” (appunto) ed avviare subito, senza precondizioni, trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU
3- Non alimentare la corsa al riarmo né convenzionale né tantomeno nucleare. Quindi riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche. Ancor meglio: aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari e comportarsi di conseguenza
4- Non alimentare una guerra economica parallela con quella militare: le sanzioni energetiche alla Russia, in particolare, risulta chiaro che vanno a danneggiare più i popoli che le élites che profittano dalle guerre.
È questo ultimo punto il contenuto più focalizzato dell’appello che ancora sottoponiamo per le adesioni dal titolo:
SALVIAMO LA TERRA – BLOCCHIAMO LA GUERRA
Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!
PACE SIGNIFICA ANCHE PANE!
I primi firmatari sono:
Alfonso Navarra – Antonia Sani – Luigi Mosca – Moni Ovadia – Alex Zanotelli – Angelica Romano – Luciano Benini – Antonino Drago – Antonella Nappi … e altre/i
Si vada, per leggere il testo al completo, e per sottoscrivere, al link:
https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni/

I digiunatori auspicano che, dal 13 dicembre, una pluralità di iniziative fiorisca declinando, con i valori e le posizioni delle varie componenti dell’arcipelago, diverse impostazioni della esigenza sopra indicata, ciascuna libera di esprimersi con le modalità che ritiene opportune. Occorre intraprendere una discussione su come rendere l’iniziativa di carattere continuativo, tenendo conto del fatto bisogna far sentire, da parte del movimento, il fiato sul collo delle istituzioni tutte le volte che si andrà a concretizzare con pacchetti di aiuti militari la “cornice giuridica” del “metodo Draghi” per tutto il 2023. Cornice giuridica, varata nel CDM del 2 dicembre 2022, che non viene approvata oggi ma sarà presto convertita in legge. La discussione dovrà inoltre affrontare come possono essere attivate convergenze con altre campagne, ad esempio il sostegno agli obiettori sia russi che ucraini (il fronte va prosciugato da ambedue i lati) e l’obiezione di coscienza alle spese militari anche come protesta nei confronti della corsa agli armamenti scatenata dallo scenario bellico in cui ci muoviamo.

 

Per adesioni e info: [email protected] – cell. 340-0736871
 
*Nota bene: il 30 maggio 2022 la Camera ha discusso e approvato (e respinto) mozioni sulla guerra in Ucraina… 

Nota di Marco Palombo  

Senato e Camera vedranno il 13 dicembre comunicazioni di Crosetto sulle armi all’ Ucraina per tutto il 2023 con voto finale su mozioni che sancirà l’ invio di armi dall’ Italia all’ Ucraina per tutto il 2023, qualsiasi cosa succeda.
Le comunicazioni alla Camera erano previste da alcuni giorni e calendarizzate dai capogruppo la settimana passata.
Le comunicazioni di Crosetto al Senato alle 9,30 di domani,  e la decisione dei senatori, sono state fissate questa mattina dai capogruppo del Senato.
Quindi contemporaneamente (alle 9,30 del 13 dicembre)
Alle ore 9:30 del 13 dicembre il Senato deciderà sulle armi all’Ucraina e la Meloni in diretta televisiva parlerà alla Camera sul Consiglio europeo del 15 dicembre.
Le decisioni annunciate a sorpresa da Crosetto sono ormai una abitudine:
-la nomina a ministro della Difesa,
-l’ emendamento per il rinnovo dell’ invio delle armi, poi ritirato forse per intervento di Mattarella,
– ora “le comunicazioni”, ma è da leggere “il voto decisivo” per le armi all’ Ucraina per tutto il 2023 annunciate meno di 24 ore prima dall’ inizio.
Aggiunta alla nota
Da indiscrezioni della stampa apprendiamo che Crosetto farà il punto sugli aiuti militari all’Ucraina e spiegherà il motivo della proroga: senza le armi dei Paesi occidentali, sarà il senso del suo ragionamento, Kiev avrebbe già perso la guerra contro Mosca. Il ministro della Difesa inoltre spiegherà che il sesto decreto interministeriale non arriverà prima del nuovo anno e potrebbe concedere qualche sorpresa sulla fornitura di armi: non diffondere la lista ma far sapere al Parlamento che gli equipaggiamenti italiani “sono tutti di carattere difensivo”.
Non è ancora chiaro invece se cambierà qualcosa nel metodo di invio delle armi: fino ad oggi i decreti interministeriali sono stati secretati e presentati solo al Copasir. Il ministro Crosetto è tentato da renderli pubblici, ma la scelta avverrà più avanti se condivisa con la premier Meloni. Poi sfiderà le opposizioni facendo un appello a tutto il Parlamento per chiedere unità sull’invio di armi: “Avete votato invii fino a oggi, non c’è motivo per smettere”. Una sfida soprattutto nei confronti del M5S che chiederà, insieme a Verdi e Sinistra, di interrompere gli invii militari. È molto probabile, invece, che Pd e Iv/Azione decidano di votare a favore sulla risoluzione di maggioranza che ricalcherà la mozione in Aula del 30 novembre scorso. La risoluzione di maggioranza invece prevede di continuare a supportare in ogni forma Kiev tra cui la cessione di armi concordandola “in ambito Nato e Ue” per tutto il 2023. Poi si chiederà di “favorire ogni utile sforzo per una progressiva risoluzione del conflitto che possa giungere ad una pace rispettosa della sovranità ed indipendenza dell’Ucraina”. La relazione di Crosetto avverrà in contemporanea alle comunicazioni di Meloni alla vigilia del Consiglio europeo in cui ribadirà che “sugli aiuti a Kiev e le sanzioni alla Russia non si torna indietro” (come ha ribadito ieri al G7) e nello stesso giorno della Conferenza di pace a Parigi convocata dal presidente Macron: una riunione per sostenere Kiev a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani”.

Sorgente: digiunopercoerenzapacifista – DISARMISTI ESIGENTI

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