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Un salvataggio in mare della Guardia costiera

Elaborati venti punti in vista del vertice dei ministri dell’Interno di venerdì: fra questi anche un codice di condotta per le navi Ong

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles martedì 22 novembre 2022

Aumentare gli «sforzi condivisi», migliorare il coordinamento tra Stati membri e navi, rafforzare l’applicazione dell’accordo di giugno sulla ridistribuzione volontaria dei migranti. Il “Piano d’azione Ue per il Mediterraneo Centrale” presentato ieri dalla commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson per il consiglio straordinario dei ministri dell’Interno, venerdì prossimo, non presenta grandi novità.

Si capisce: finora Bruxelles lavorava con l’occhio puntato al Consiglio ordinario dei ministri dell’Interno in calendario il 7 dicembre, ma la Francia – unico Stato membro – per ragioni di politica interna, legate allo scontro con l’Italia sulla Ocean Viking, ha preteso a tutti costi questa riunione straordinaria all’ultimo minuto. «Non c’è stato il tempo di prepararla» commentano vari diplomatici. Del resto, per la Commissione la vera soluzione è il Patto sulla migrazione presentato nel 2020 e tuttora arenato sui veti incrociati. «Non possiamo gestire la migrazione caso per caso, barca per barca – dichiara il vicepresidente Margaritis Schinas – le soluzioni strutturali possono essere trovate solo attraverso l’adozione del Patto».Intanto si cerca di arginare l’emergenza. «Gli ultimi eventi – ha commentato Johansson – confermano che la situazione nel Mediterraneo centrale non è più sostenibile. È una rotta non solo con i numeri più alti ma anche tra le più pericolose. 90.000 arrivi quest’ anno con un aumento di oltre il 50% rispetto allo scorso anno. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi condivisi».

Il piano contiene 20 azioni in tre capitoli.

Il primo è una “cooperazione rafforzata con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali”, con l’occhio anzitutto a Tunisia, Egitto e Libia, per aiutarli a prevenire le partenze. Si parla inoltre di “rapide operazioni di rimpatrio” dall’Ue grazie a Frontex e misure diplomatiche per “convincere” i Paesi d’origine a riprendersi i connazionali.

Il capitolo che riguarda le Ong è il secondo, dedicato a un “approccio più coordinato sulla ricerca e il salvataggio”. «L’obbligo giuridico di soccorrere e proteggere la vita delle persone in mare – avverte Johansson – è chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze». Tuttavia, «oggi ci sono nuove sfide con le navi private che operano in mare. È uno scenario in cui manca chiarezza». Il piano non propone un codice di condotta, chiesto dall’Italia, ma raccomanda di «promuovere discussioni nell’Organizzazione marittima internazionale sulla necessità di un quadro e linee guida specifici per le navi che hanno un particolare focus sulle attività di ricerca e salvataggio». Del resto, aggiunge Johansson, la Commissione ha già proposto «una sorta di codice di condotta» nel Patto sulla migrazione. E, aggiunge, «sono pienamente d’accordo sulla necessità di maggiore coordinamento tra Stati costieri, Stati di bandiera, Ong e altri attori rilevanti. La mancanza di coordinamento è uno dei problemi». Il documento prevede inoltre una più stretta cooperazione nello scambio di informazioni, anche «con l’obiettivo di facilitare una migliore cooperazione tra Stati membri e navi di proprietà o operate da entità private».

Il terzo punto riguarda “l’attuazione rafforzata del meccanismo volontario di solidarietà” concordato il 22 giugno e cui aderiscono 21 Stati, al centro dello scontro tra Italia e Francia. «Abbiamo avuto 8.000 promesse di ricollocamento», lamenta Johansson, ma ne sono stati realizzati «poco più di un centinaio». Dunque «è importante rafforzarne l’attuazione».

Adesso, assicura il documento, la Piattaforma di solidarietà, che coordina il meccanismo, “rivedrà le procedure operative standard per il ricollocamento per ottenere procedure più efficienti e rapidi”. Per l’Italia una buona base di discussione, ma che alla riunione di venerdì emergano grandi svolte sono in pochi a crederci. Oltretutto la presidenza ceca dell’Ue ha deciso che si parlerà di tutte le rotte, non solo del Mediterraneo centrale.

Sorgente: Migranti, in venti punti la sfida del piano Ue

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