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In Iran c’è stata la prima condanna a morte nei confronti di una persona che ha partecipato alle proteste degli ultimi due mesi per la morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata e uccisa nel carcere di Teheran per non aver indossato correttamente il velo. È quanto ha stabilito domenica 13 novembre un tribunale della capitale, che ha deciso di mandare a morte un individuo (non si sa bene se sia un uomo o una donna) incriminato per aver «dato fuoco a un edificio governativo», e colpevole inoltre di aver disturbato l’ordine pubblico e aver organizzato un «complotto finalizzato a commettere un crimine contro la sicurezza nazionale». La persona in questione è inoltre accusata di essersi comportata come «nemico di Dio» per via della corruzione che a causa sua si sarebbe ulteriormente diffusa sulla Terra. Secondo la legge iraniana, si tratta di uno dei reati più gravi per cui essere condannati.

Sull’identità del detenuto non si hanno notizie certe e il tribunale, nel suo comunicato, non fornisce ulteriori dettagli. C’è tuttavia una certa somiglianza tra questa condanna e la storia diffusa lo scorso ottobre da una donna sui social network, la madre di un 22enne che online aveva lanciato un appello per salvare il figlio, condannato proprio per gli stessi reati. Non è chiaro se si tratti della stessa persona, ma in quel caso la magistratura aveva negato di aver emesso una condanna simile.

Oltre a questa, un altro tribunale della capitale ha emesso una sentenza con l’accusa di «cospirazione per commettere crimini contro la sicurezza nazionale e disturbo dell’ordine pubblico» ai danni di altre cinque persone, che rischiano di passare in cella dai 5 ai 10 anni.

La magistratura ha inoltre fatto sapere che presto potrebbero essere condannate altre persone. Sono più di 750 le persone, residenti in tre province diverse, che domenica sono state incriminate con varie accuse, tipo «istigazione all’omicidio» e «propaganda contro il regime». Nello specifico 164 di loro subiranno un processo nella provincia meridionale di Hormozgan, 276 a Markazi e 316 nella provincia di Isfahan. Altre 2mila invece erano già state incriminate nelle settimane precedenti, mentre 100 giovani sono stati rimessi in libertà dopo aver promesso di non partecipare mai più a delle proteste.

Sorgente: L’Iran ha emesso la prima condanna a morte ai danni di un manifestante – L’INDIPENDENTE

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