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Escalation. Una notte per capire il presente: il presidente dell’Ucraina accusa Mosca e i fan atlantisti si scatenano su social e giornali. Ci sono notti che valgono un’epoca e niente come quella del presunto missile russo che ha colpito la Polonia offre una sintesi del tempo […]

(DI SALVATORE CANNAVÒ – Il Fatto Quotidiano) – Ci sono notti che valgono un’epoca e niente come quella del presunto missile russo che ha colpito la Polonia offre una sintesi del tempo presente.

Il missile non era russo, ma ucraino. La Russia non ne sapeva nulla, nonostante avesse lanciato per tutta la giornata decine e decine di razzi contro la malcapitata Ucraina. A sapere tutto, però, era Kiev, proprietaria dell’arma, e nonostante questo più che decisa a chiedere l’intervento immediato della Nato, il rivoluzionamento del vertice G20 a Bali, una totale compattezza di Usa e Europa contro il nemico russo.

Furia ucraina. Mentre l’incidente, come vedremo più avanti, ha mostrato chiaramente la strategia statunitense, allo stesso tempo ha evidenziato la presunta furbizia di Volodymyr Zelensky. “Lanciare missili sul territorio della Nato è un attacco missilistico russo alla sicurezza collettiva. Dobbiamo agire”, sono state le prime parole del presidente ucraino pronunciate quando ancora i fatti andavano verificati e probabilmente Kiev sapeva cosa fosse avvenuto. Subito dopo è stato chiesto un “immediato” vertice della Nato. Il suo consigliere presidenziale ha parlato di lancio “deliberatamente pianificato dalla Russia e mascherato da errore”. Fino al ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, che ha chiesto “l’accesso immediato” al luogo in cui è caduto il missile per verificare meglio i fatti, mentre Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza, sostiene che l’Ucraina è pronta “a consegnare le prove che abbiamo della pista russa”.

Il gioco ucraino è quindi esplicito, particolarmente irresponsabile, ma anche correlato alla situazione di Paese aggredito.

I fan di Zelensky. Il problema sono i fan di Zelensky, gli oltranzisti della guerra che non perdono tempo a richiedere l’escalation senza neppure la più elementare forma di prudenza politica e diplomatica. Innanzitutto i Paesi dell’Est europeo, che da tempo sono i “falchi” della Nato. A sua volta guidata da un Segretario generale che preferisce sposare i toni più duri, come dimostrano le dichiarazioni di Jens Stoltenberg di ieri. Qui troviamo ad esempio l’Estonia, la prima ad affermare di essere “pronta a difendere ogni centimetro del territorio Nato”; la Repubblica Ceca, che ha subito puntato il dito contro l’escalation da parte della Russia e, ovviamente, la Polonia che rappresenta a Est per la Nato quello che l’Italia ha rappresentato durante la Guerra fredda, una particolare linea di confine.

Dai duri dell’Est si è leggermente differenziata l’Italia di Giorgia Meloni, che nelle ore più concitate ha scelto di intervenire con prudenza. Certo, essendo al G20 di Bali e potendo interloquire direttamente con gli altri leader mondiali, ha avuto più informazioni e quindi ha potuto pronunciare dichiarazioni più equilibrate. Ma nella conferenza finale di ieri mattina, quando a commento dei fatti ha definito “non importante” l’appartenenza del missile all’Ucraina, perché “la responsabilità della guerra è russa”, è tornata la verve interventista. In realtà, se il missile fosse stato russo la differenza oggi si sarebbe vista in tutto il pianeta.

Sinistra esagitata. Il coro degli esagitati più puri e duri, come accade da tempo, si trova però dalle parti della presunta sinistra. Con un duo d’eccezione, Calenda&Letta. “Al fianco dei nostri amici polacchi in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla #Polonia succede a noi” twitta d’impulso il segretario del Pd. “La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la Nato” è invece il messaggio di Carlo Calenda. Entrambi twittano quando ancora si cerca di capire e quando da Bali Joe Biden sta invitando tutti alla calma.

Non è un caso, ad esempio, che Francia e Germania abbiano mantenuto i nervi saldi, a differenza della sinistra italiana. Che, come poi capita regolarmente, ha trovato l’eco nei titoli della stampa nostrana la cui linea politica è chiara dall’inizio del conflitto. “Missili russi” è il titolo del Foglio, della Stampa che, addirittura, parla di Mosca “che colpisce obiettivi a casaccio”, del Sole 24 Ore, di Libero, del commento principale del Corriere della Sera e di quello di Repubblica, dove si legge che “l’attacco contro uno Stato membro dell’Alleanza (…) pare frutto dello sgretolamento del sistema bellico putiniano”.

La calma di Biden. Il presidente Usa, invece, ha gestito del tutto diversamente la vicenda. “Abbiamo visto le notizie dalla Polonia e stiamo lavorando col governo polacco per raccogliere ulteriori informazioni. Al momento non possiamo confermare le notizie né nessuno dei dettagli” è la prima dichiarazione della portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale, Adrienne Watson. La posizione americana, nel corso della notte, non si discosterà da questo approccio riassunto poi dalla notizia, diramata dallo stesso Biden, che il missile è della contraerea ucraina. Il presidente Usa dà vita anche a un siparietto che circola sui social in cui, rispondendo alla domanda se può dare informazioni sull’incidente del missile, risponde secco “No”. Negli atti compiuti a Bali, a partire dall’incontro con Xi Jinping, Biden ha mostrato che la linea Usa non è quella dell’escalation militare. La gestione del missile sulla Polonia è la conferma più evidente. Nemmeno l’argomento – stando al comunicato finale del G20 –, in cui si afferma che la “maggior parte dei Paesi membri ha condannato fermamente la guerra in Ucraina”, sembra smentire questo dato. La frase è importante, sembra che la Cina non l’abbia avallata (l’India invece sì), ma non rappresenta una dichiarazione così sorprendente e nemmeno così cogente nei confronti della Russia.

Che invece ieri ha voluto sottolineare il comportamento statunitense: “La reazione degli Stati Uniti all’incidente missilistico è stata contenuta, in contrasto con le dichiarazioni di numerosi altri Paesi”, ha dichiarato il portavoce russo Dmitry Peskov. “Ha senso attirare l’attenzione sulla reazione contenuta e più professionale della parte americana e del presidente americano – ha aggiunto – che contrastava con la reazione assolutamente isterica della parte polacca e degli altri Paesi”. Russia e Stati Uniti ormai si parlano, Biden non intende oltrepassare la linea rossa dell’interventismo – non rinunciando ad aiutare l’Ucraina come dimostra la richiesta al Congresso per altri 37 miliardi di dollari.

Se poi tutto questo porterà a qualche tipo di pace si vedrà.

Sorgente: La balla di Zelensky mobilita i guerrafondai – infosannio – notizie online

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