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di Laura Pertici

Von der Leyen: “Ora dobbiamo mettere in pratica l’accordo. 40 miliardi di fondi di coesione saranno destinati a sostenere le imprese”. Sì agli acquisti comuni, spiraglio sul fondo Sure

Il primo ad annunciare la fine del vertice Ue sull’energia è il presidente del Consiglio europeo, con una buona dose di ottimismo. “Raggiunto un accordo, prevalgono unità e solidarietà”, ha detto Charles Michel. Con un tweet arrivato dopo 12 ore di confronto durissimo tra i leader dei 27, con attacchi incrociati e musi lunghi.

 

 

Le posizioni dei leader

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, evoca subito la strada ancora da percorrere. “Ora dobbiamo lavorare sull’attuazione degli strumenti che abbiamo approvato, a partire dagli acquisti comuni, dalla condivisione del gas e dalla limitazione dei prezzi eccessivi”. E conferma che 40 miliardi di fondi di coesione non utilizzati sono stati destinati al sostegno delle imprese.

Dal premier italiano Mario Draghi arriva solo un commento, dopo le scintille con il cancelliere Scholz delle ultime ore: “È andata bene”.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, insiste sul ruolo che è affidato ora alla Commissione. “Sulla solidarietà finanziaria, c’è un mandato molto preciso che consentirà alla Commissione europea di farci avere nelle prossime settimane proposte per un meccanismo di garanzia come avevamo fatto con il fondo Sure durante la pandemia, oppure per poter utilizzare i prestiti ancora disponibili oggi nel quadro del RePowerEu, dando un po’ di flessibilità”.

Su Sure – sul modello adottato per il Covid, garantendo prestiti a tassi agevolati ai Paesi più in difficoltà – subito frena il falco Mark Rutte, primo ministro olandese. “Prima di tutto dobbiamo usare i fondi che abbiamo e solo dopo valuteremo cosa potrebbe essere necessario”. Ma aggiunge: “Siamo disposti ad accettare che la Commissione, se si renderà necessario, faccia le sue proposte” per nuovi fondi comuni.

Ma le parole più attese sono quelle del cancelliere tedesco Olaf Scholz, protagonista di un vero e proprio muro sul price cap. “Abbiamo preso una decisione che
dà il mandato” alla Commissione europea “di indagare su ciò che è possibile” fare, “il focus è ovviamente sui fondi che abbiamo già”. Quanto all’emissione di debito comune Ue per far fronte alla crisi energetica, apre uno spiraglio: “C’è ancora da discutere molto, il dibattito continuerà”.  Lo verità è che le conclusioni finali sono abbastanza ambigue da lasciare soddisfatti, almeno in parte, tutti i 27 leader.

Cosa c’è nell’accordo

La via da seguire – secondo le conclusioni del vertice – resta quella proposta dalla Commissione il 18 ottobre. C’è l’intesa su un price cap temporaneo, o meglio i ventisette capi di Stato e di governo hanno concordato di dare un mandato “pieno e chiaro” alla Commissione europea di adottare “decisioni concrete” sul price cap al Ttf di Amsterdam. Con vari paletti: deve essere temporaneo, di ultima istanza e non mettere a rischio le forniture.

Nel testo sono previsti gli acquisti congiunti di gas – volontari ma obbligatori per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi in Europa – e poi incentivi per le rinnovabili e un price cap al gas nella formazione dell’elettricità, sul modello spagnolo. La novità che soddisfa il premier italiano è l’apertura – ancora molto cauta – su un possibile nuovo debito comune. Tra le misure, infatti, figura “la mobilitazione di  rilevanti strumenti a livello nazionale e Ue” con l’obiettivo di “preservare la competitività globale dell’Europa e per mantenere l’integrità del mercato unico”. Una frase che, secondo Palazzo Chigi, dimostra che le proposte italiane sono state accolte.

Sorgente: Vertice Ue sull’energia, raggiunta un’intesa in extremis. Draghi: “È andata bene” – la Repubblica

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