Tra i fan di Bolsonaro c’è un ordine cattolico sotto accusa per abusi su minori

Gli Araldi del Vangelo, riconosciuti dalla Chiesa cattolica dal 2001, vantano quindici scuole distribuite in varie città brasiliane. Contro di loro pendono ancora oltre settanta denunce delle famiglie dei ragazzi a loro affidati per molestie e altre forme di umiliazione
I sacerdoti cattolici sostenitori del Presidente Jair Bolsonaro hanno tenuto un evento il 17 ottobre a Brasilia per pregare per la sua rielezione. Durante l’incontro “Noite de clamor pelo Brasil” – organizzato dal gruppo cattolico Missão mundo novo – i religiosi hanno pregato per la protezione e la saggezza del leader dell’estrema destra, la liberazione del Paese dal comunismo e dalle “influenze maligne”, definendo le elezioni presidenziali del 2022 una “battaglia spirituale”. Il ballottaggio tra Bolsonaro ed il leader del Partito dei lavoratori Lula si terrà il prossimo 30 ottobre.
Il principale ordine sacerdotale cattolico, che sostiene Jair Bolsonaro, fu chiamato “Araldi del Vangelo” (Arautos do Evangelho) dal suo fondatore, il monsignore João Scognamiglio Clá Dias. Nasce da una scissione della Società per la difesa della tradizione, della famiglia e della proprietà (Tfp), associazione tradizionalista di estrema destra, fondata dal giornalista cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), noto per aver sostenuto la dittatura militare del 1964.
L’ordine vanta 15 scuole distribuite in varie città brasiliane ed è presente in 78 Paesi. Approvato e riconosciuto nel 2001 da Giovanni Paolo II, a maggio 2003, la chiesa di San Benedetto in Piscinula, nel quartiere romano di Trastevere, fu assegnata agli Araldi. Questo è un luogo di forte valore simbolico per la Chiesa, che collega l’ordine alla conversione del santo eletto patrono d’Europa nel 1964.
I primi 15 sacerdoti vennero ordinati, nel 2005, dall’allora arcivescovo di San Paolo, Claudio Hummes, deceduto a luglio scorso. Estenuo difensore dell’evangelizzazione degli indigeni, nelle sue interviste agli organi della stampa vaticana Hummes affermava che il principale obiettivo del Sinodo per l’Amazzonia, convocato da Bergoglio nel 2017, era quello di promuovere «l’inculturazione della fede cristiana nelle culture dei popoli indigeni del territorio», giacché, «dopo 400 anni di evangelizzazione, non ci siamo riusciti». Per Hummes, l’Amazzonia era una sorta di esperimento, un “banco di prova”, e gli indigeni avevano un ruolo ben preciso: erano «interlocutori privilegiati per sostenere la Chiesa a calarsi in ogni realtà».
Sempre nel 2017, un gruppo di 50 genitori denunciò l’ordine cattolico alla magistratura di San Paolo e allo Stato Vaticano. Secondo le denunce, i loro figli avevano subito umiliazioni, torture, molestie, stupri, abusi sessuali, psicologici e lavorato in regime di schiavitù per sacerdoti e laici, all’interno dei collegi degli Araldi, alcuni sin dall’età di sette anni. I confronti con gli altri genitori non fecero altro che alimentare i sospetti di Zélia Salvador de Assis sulla morte di sua figlia, Lívia Natsue Salvador Uchida, una ragazza di ventisette anni “caduta accidentalmente dalla finestra, mentre era intenta a pulirla” nella sede degli Araldi del Vangelo in Brasile, un castello a Caieiras, nello Stato di San Paolo; almeno questa è stata la versione sostenuta dall’ordine alla magistratura.
Le immagini delle telecamere interne dell’edificio erano state cancellate, il cadavere spostato e persino i vestiti indossati dalla ragazza, al momento della caduta, erano stati cambiati prima dell’arrivo dei soccorsi. Sebbene l’autopsia richiesta dal capo della polizia, Fábio Nishiyama, firmata dal patologo forense José Carlos da Costa, indicasse “morte sospetta”, il caso fu archiviato per “mancanza di ulteriori elementi”.
Fino al 2019, nulla trapelò dalle indagini della magistratura sui casi segnalati dai genitori e nulla si seppe di eventuali provvedimenti del Vaticano a riguardo. A far venire a galla i metodi per così dire “educativi” adoperati all’interno della struttura principale degli Araldi del Vangelo in Brasile, un castello medievale, appunto, all’interno di 174 chilometri quadrati di foresta, fu la stampa nazionale, nello specifico il programma Fantástico, della Rede Globo, il sito della rivista Istoé e il portale di notizie Metrópolis.
Nei video divulgati dalla stampa, il fondatore dell’ordine, monsignore João Scognamiglio Clá Dias, riverito dai suoi membri come “unico santo vivente”, schiaffeggiava violentemente un’adolescente sul viso, accusandola di essere “posseduta dal demonio”, costringeva un’altra, piangente e trattenuta con la forza da due adulti ad inginocchiarsi per baciare i suoi “sacri piedi”, e forzava una terza a fare voti di “povertà, obbedienza e castità”, umiliandola davanti a una platea di fanatici, impedendole di andar via, nonostante le suppliche e gli appelli della giovane donna. Le incontrovertibili immagini mandate in onda dalla Rede Globo, in una delle trasmissioni più viste dai brasiliani la domenica sera, provocarono la rapida contromossa del Vaticano. Per arginare lo scandalo, Bergoglio ordinò la restituzione dei bambini e degli adolescenti alle famiglie alla fine dell’anno scolastico 2019, nominando come “commissari pontifici” il cardinale Raymundo Damasceno Assis, la superiora generale dell’Ordine delle suore della Divina provvidenza Marian Ambrósio, e il vescovo ausiliare di Brasilia José Aparecido Gonçalves de Almeida.
La stampa vaticana omise le informazioni sull’esistenza dei video, affrettandosi a spiegare che il suddetto commissariamento era legato a «carenze riguardanti lo stile di governo, la vita dei membri del Consiglio, la pastorale vocazionale, la formazione delle nuove vocazioni, l’amministrazione, la gestione delle opere e il reperimento delle risorse».
Venne escluso ogni intento punitivo da parte dello Stato vaticano, ponendo la decisione di Bergoglio come un’iniziativa “finalizzata al bene delle istituzioni commissariate per cercare di risolvere i problemi esistenti”. A prescindere dal clamore mediatico che tale “commissariamento” sollevò in Brasile, i religiosi incaricati da Bergoglio non trovarono nulla di anomalo nelle strutture dell’Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio Araldi del Vangelo o delle sue due ramificazioni: la Società di vita apostolica clericale, Virgo flos carmeli, e quella femminile, Regina virginum, secondo un comunicato stampa pubblicato sul sito dell’ordine il 1 ottobre 2019. Fu piuttosto un accordo siglato tra gli Araldi del Vangelo colombiani e il commissario designato dal Vaticano a richiamare l’attenzione dei legali delle vittime brasiliane, per le sue incongruenze.
Nel comunicato pubblicato sul portale Gaudium press, di proprietà dello stesso ordine, gli Araldi del Vangelo della Colombia s’impegnavano a non ospitare minorenni presso i collegi da loro gestiti, la Fundación colegio Alcázar Campestreo e la Corporación colegio Pilares del Castillo. In tale documento, veniva negata l’esistenza di denunce contro l’ordine in terra colombiana, a prescindere delle proteste delle vittime, che affermavano di aver riportato alla magistratura e all’allora nunzio apostolico Ettore Balestrero gli abusi subiti.
Trasferito nel Congo dopo qualche mese, in qualità di arcivescovo di Kinshasa, Balestrero non si pronunciò mai a riguardo, uscendo sulle prime pagine della cronaca italiana per altri fatti, e soltanto nel 2021, dopo aver scelto di patteggiare l’accusa di riciclaggio internazionale ed evasione fiscale nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Genova: assieme al padre e al fratello, il religioso avrebbe fatto rientrare milioni di euro in Italia, grazie a due società offshore, con sede nei Caraibi e in Svizzera. La vicenda all’origine della condanna sarebbe un ingente e ramificato contrabbando di carni importate illegalmente dall’Argentina verso l’Italia e la Spagna.
In Brasile, i collegi gestiti dagli Araldi del Vangelo non risultano registrati ufficialmente come “cattolici”, presso lo Stato brasiliano. Non essendo sottoposti al diritto canonico e al controllo dello Stato vaticano, essi osserverebbero l’ordinamento giuridico nazionale previsto per le associazioni civili di diritto privato. Ciò giustifica il rifiuto degli Araldi ad accettare il “commissariamento” ordinato da Bergoglio nel 2019 e la loro decisione di non chiudere le porte dei loro collegi. Grazie a tale cavillo giuridico e alle presunte lettere firmate da famiglie di bambini e adolescenti poverissimi, o da genitori ultracattolici di classe media, che spediscono i propri figli “ribelli” per essere “disciplinati” all’interno di una struttura militaresca, gli Araldi del Vangelo continuano le loro attività in maniera indisturbata. Insegnanti e allievi si vestono come cavalieri del Medioevo, indossano stivali militari e, secondo le testimonianze dei fuoriusciti, imparano a anche a sparare.
Nell’aprile 2022, la giudice Cristina Ribeiro Leite Balbone Costa, di San Paolo, ha determinato la sospensione delle nuove matricole e la restituzione alle famiglie di tutti i bambini e adolescenti immatricolati nelle istituzioni degli Araldi del Vangelo in regime di convittualità. L’ordine ha fatto ricorso lo scorso maggio, riuscendo a sospendere la decisione di primo grado. A scagliarsi in difesa degli Araldi sono stati noti giuristi cattolici conservatori, come Ives Gandra Martins, uno dei primi “soprannumerari” dell’Opus Dei in Brasile, come ama descriversi. Gandra conduce un programma di interviste per l’emittente televisiva cattolica Rede Vida, intitolato Anatomia do poder, nel quale offre ampio spazio a politici, imprenditori, religiosi, magistrati e chiunque difenda il pensiero liberale. La dichiarazione di voto dell’ultraottantenne giurista al ballottaggio delle presidenziali 2022 non ha sorpreso nessuno. Essendo un nostalgico del regime militare, Gandra difende l’operato di Bolsonaro e la sua chiamata alle armi in difesa dei “valori cristiani”, esattamente come gli Araldi del Vangelo, da lui definiti “martiri perseguitati”.
La Rede Vida è la seconda emittente del Paese per numero di antenne installati sul territorio nazionale, perdendo il confronto solo con la colossale Rede Globo. Durante il governo Bolsonaro, il gruppo cattolico che la gestisce (Instituto brasileiro de comunicação Cristã, Inbrac) ottenne altre diciassette concessioni televisive per estendere la propria programmazione agli Stati dell’Alagoas, Amapá, Minas Gerais, Paraná, Pernambuco, Rio Grande do Sul e Santa Catarina.
Mentre oltre settanta denunce delle famiglie contro gli Araldi del Vangelo restano coperte da segreto istruttorio, esponenti dell’ordine circolano indisturbati nei palazzi di Brasilia: sono i prescelti per la celebrazione delle nascite, dei matrimoni e dei funerali delle famiglie dei politici ultracattolici, che compongono la base di governo e persino il loro coro viene chiamato ad animare le cerimonie natalizie all’interno dei palazzi.
* In foto: il presidente del Brasile Jair Bolsonaro partecipa ad una cerimonia degli Araldi del Vangelo–
Sorgente: Tra i fan di Bolsonaro c’è un ordine cattolico sotto accusa per abusi su minori | Left