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INDIA. I farmaci sono prodotti dal colosso indiano Maiden. Il governo di Nuova Delhi ne sospende le attività, ma minimizza il pericolo. L’Oms invece lancia l’allarme

Uno scandalo sanitario nel piccolo Gambia, nazione dell’Africa occidentale, potrebbe mettere in ginocchio l’intera industria farmaceutica della Farmacia del mondo, l’India: le autorità sanitarie gambiane hanno riscontrato e confermato, tra luglio e settembre, 69 decessi di bambini che avevano assunto sciroppi per la tosse al paracetamolo. I bambini, emerge dalle indagini, dopo l’assunzione di questi sciroppi hanno sviluppato problemi e infezioni renali che, a loro volta, si sono rivelate fatali.

IL CASO è talmente preoccupante che la scorsa settimana l’Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato un allarme globale sull’uso di alcuni sciroppi: Promethazine Oral Solution, Kofexmalin Baby Cough Syrup, Makoff Baby Cough Syrup e Magrip N Cold Syrup. I ricercatori dell’Oms hanno riscontrato livelli «inaccettabili» di glicole dietilenico e glicole etilenico, che possono essere tossici e causare danni renali, in questi quattro prodotti, tutti realizzati dalla Maiden Pharmaceuticals, con sede a Nuova Delhi e due impianti di produzione nello stato indiano di Haryana, ispezionati nei giorni scorsi dai commissari del ministero della Salute indiano. I quali avrebbero riscontrato «diverse violazioni dei regolamenti» per la produzione di farmaci: giovedì sera il governo indiano ha, in via precauzionale, ordinato la sospensione delle attività di produzione della Maiden.

SECONDO LA POLIZIA gambianaquesti sciroppi sarebbero stati importati nel Paese africano da una società statunitense, l’Atlantic Pharmaceutical con sede ad Atlanta, in Georgia, che ha regolari permessi per l’importazione di farmaci in territorio gambiano. Atlantic aveva ordinato, e trasferito in Gambia, 50.000 bottiglie di questi sciroppi: «41.462 bottiglie sono state messe in quarantena e sequestrate mentre 8.538 bottiglie sono disperse» riporta la polizia gambiana in un rapporto sulle indagini preliminari. Il ministro della Salute del Gambia Ahmad Lamin Samateh è stato lapidario: «Siamo tutti vittime della negligenza dei produttori. Come Paese, non abbiamo le risorse e il personale, non abbiamo nemmeno un laboratorio per i test» sui farmaci, ragion per cui le analisi vengono effettuate dall’Istituto Pasteur di Dakar, in Senegal, un’eccellenza africana nel campo della ricerca.
Gli sciroppi velenosi della Maiden sono stati finora distribuiti solo in Gambia, ma potrebbero essere arrivati anche altrove attraverso mercati informali: il governo della Nigeria, questa settimana, ha emesso un’allerta proprio su questi quattro prodotti, intimando a chi ne avesse in magazzino di non venderli e a chi ne avesse in casa di non utilizzarli.

IN INDIA il caso ha assunto rilevanza nazionale perché Maiden ha una larga fetta di mercato nelle esportazioni farmaceutiche, del valore di 25 miliardi di dollari: l’azienda è attiva da 32 anni e i suoi prodotti sono venduti in oltre 41 paesi. Il caso gambiano però ha riaperto le ferite di un caso simile, avvenuto appena due anni fa nella regione indiana dell’Himachal Pradesh: 14 bambini morirono a causa degli stessi contaminanti dopo aver consumato sciroppo per la tosse, prodotto in quel caso da un’altra azienda indiana.
L’ente indiano degli esportatori farmaceutici ha sospeso le autorizzazioni alla Maiden ma, contemporaneamente, ha chiesto cautela nell’accusare l’azienda. Maiden produce di tutto, dai farmaci salvavita agli antibiotici, e nel 2021 ha registrato un utile netto pari a 4,6 milioni di dollari. Lo scorso 8 ottobre, quando già infuriava la bufera, Maiden confutava le accuse dicendo di avere tutte le «approvazioni farmacologiche valide per l’esportazione», specificando che «non vendiamo nulla nel mercato interno» e assicurando di avere «ottenuto le materie prime da aziende certificate e rinomate». Eppure la stessa Maiden è stata bloccata almeno cinque volte, negli ultimi anni, per aver distribuito in Kerala compresse scadenti e, nel 2011, è finita direttamente sulla lista nera del governo locale di Bihar. E nel 2014 fu il governo del Vietnam a bloccare le vendite di Maiden, e di altre 66 società indiane, perché avrebbero violato i regolamenti sul controllo qualità dei prodotti.

L’INDIA ha una storia drammatica di casi di avvelenamento da glicole dietilenico: nel 1986 14 persone morirono a Mumbai, nel 1998 a Gurugram furono segnalati 36 decessi – bambini tra i 2 e i 6 anni che avevano consumato sciroppi per la tosse -, e nel 2020 a Jammu furono 12 i bambini morti. La reazione del governo indiano al caso gambiano però è, almeno all’apparenza, quella di chi non ha imparato nulla dal passato: Nuova Delhi ha addossato la responsabilità dei controlli qualità ai paesi importatori, che devono certificarli prima dell’autorizzazione alla vendita nei mercati locali, aggiungendo che comunque gli sciroppi per la tosse incriminati «non sono mai stati venduti nel mercato interno».

IL POLVERONE che si sta alzando è enorme e riguarda uno scandalo piuttosto noto in India, i difetti nei meccanismi di regolamentazione interna dei farmaci: diverse inchieste hanno evidenziato come le autorità indiane siano più interessate a incassare denaro dalle licenze e dalle esportazioni che a bloccare la produzione di chi mostra opacità, o peggio criticità, nei processi industriali.
Una posizione che non mette in buona luce l’intera industria farmaceutica indiana, che vale miliardi di dollari, esporta in oltre 200 paesi e rappresenta il 3,5% del totale dei farmaci esportati a livello globale. Il 45% dei farmaci generici venduti nel continente africano viene dall’India, e il Paese, dopo gli Usa, ha il più alto numero di impianti di produzione farmaceutica al mondo, dove viene prodotto il 60% dei vaccini utilizzati a livello globale. Compresi quelli anti Covid.

Sorgente: ilmanifesto.it

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