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Mario Faticoni, Maestro di teatro e di lotta, legge alcuni versi di “Troppi”, il brano dedicato a Hyso Telharaj nel libro “Per tutte, per ciascuna, per tutti, per ciascuno – Canti contro la guerra dell’Italia agli ultimi” di Filippo Kalomenìdis e Collettivo Eutopia (Edizioni DEA).
Grazie, Mario, per questo ennesimo dono.
HYSO TELHARAJ
All’indomani del crollo del regime dittatoriale di Ramiz Alia nel 1991, Hyso Telharaj, tredicenne, studente eccezionale, emigra dall’Albania in Grecia per lavorare come carpentiere senza mai staccarsi dai libri.
Torna in Albania, costruisce una casa per i genitori e i fratelli e decide di partire in Italia per sostentare la famiglia e conseguire il diploma di geometra.
È il 1999. Solo due anni prima, nell’aprile del 1997, una nave della marina militare italiana sperona un’imbarcazione di profughi albanesi – la Katër i Radës – per impedirle l’attracco, applicando le misure sui ‘respingimenti’ disposte dal ministro dell’interno Giorgio Napolitano. È una strage: 81 morti accertati e una ventina di dispersi.
In questo clima di guerra alla sua gente, Hyso sbarca in Puglia, dove lavora come bracciante. Rifiuta di farsi sfruttare e dare ai caporali una sola moneta del suo salario. Diviene un esempio per i tanti schiavi dei campi del meridione.
L’8 settembre 1999, a 22 anni, nel casolare che divide con altri connazionali nelle campagne di Cerignola, viene picchiato selvaggiamente e ucciso dai sicari di un imprenditore agricolo italiano.

Sorgente: Facebook

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