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28 March 2024
0 3 minuti 1 anno

Un profugo e combattente nel villaggio di Erebti, nella regione etiope di Afar, 9 giugno 2022. (Eduardo Soteras, Afp)

La guerra nel Tigrai non è una questione solo africana

Chi scrive del conflitto tra le autorità ribelli del Tigrai e il governo centrale dell’Etiopia, o di qualsiasi altra guerra in Africa, dovrebbe sempre precisare fin dal primo paragrafo che l’85 per cento dei cinquantacinque paesi africani vive in pace. L’Africa non è un continente in guerra. Detto questo, è pur vero che quasi tutte le guerre in corso che uccidono più di mille persone al mese avvengono in Africa (l’unica eccezione è l’invasione russa dell’Ucraina), dove vive un essere umano su sei. E anche se il più ampio di questi conflitti presto terminerà, non sta finendo bene.

Il Tigrai sta crollando. Questa provincia ribelle, abitata da sei dei 120 milioni di etiopi, è in lotta da due anni contro Abiy Ahmed, il primo ministro del governo federale di Addis Abeba. A un certo punto le forze tigrine minacciavano perfino di raggiungere la capitale. Ma oggi, per i combattenti del Tigrai, le ostilità stanno giungendo al termine tra carestie, bombardamenti e sconfitte.

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I tigrini potrebbero essere definiti gli “spartani” etiopi: contadini tenaci, abituati ai sacrifici, forti di una disciplina e di un senso d’appartenenza etnica che li hanno resi dei temibili avversari. Furono in prima fila nella lunga battaglia per rovesciare il Derg, il violento regime socialista che governò il paese tra il 1974 e il 1991, e in seguito hanno dominato la coalizione che ha guidato l’Etiopia fino al 2018.

Negli ultimi trent’anni l’élite politico-militare tigrina ha prosperato e lo stesso si può dire, in misura minore, per la popolazione tigrina. Questo ha creato un tale risentimento tra gli altri gruppi etnici che quattro anni fa Abiy ha estromesso i tigrini dal potere potendo contare su un ampio sostegno. Ma è stata solo questione di tempo prima che le parti entrassero in conflitto.

I soldati del governo federale se la sono passata male all’inizio, ma sono riusciti a ribaltare la situazione dopo che Abiy ha comprato dei droni militari all’estero. Alla fine, con i numeri, la tecnologia e uno spietato blocco dei generi alimentari che ha ridotto i tigrini alla fame, sono riusciti ad avere la meglio sugli avversari.

Sorgente: La guerra nel Tigrai non è una questione solo africana – Gwynne Dyer – Internazionale

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