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DIAMOCI APPUNTAMENTO, NOI DEL 5 NOVEMBRE, PER
CONTESTARE IL VOTO SULL’INVIO DELLE ARMI A KIEV!
Stiamo, oggi 5 novembre, manifestando perché tacciano le armi e l’ONU
intervenga per arrivare a una tregua tra i combattenti, propedeutica a
negoziati di pace.
Molto bene. È positivo il tentativo di riportare il tema della pace al centro del
dibattito pubblico. Non può, infatti, essere ignorato il contesto politico-culturale per il
quale, in Italia (ma anche per lo più nel resto d’Europa) il solo parlare di pace è
tacciato di filoputinismo!
Per essere coerenti e conseguenti adesso è giusto che ci riconvochiamo, con la
stessa logica e la stessa forza, per evitare che, dall’Italia, si getti benzina sul fuoco
della guerra. Se ci battiamo perché le armi non sparino è doveroso battersi perché
non siano passate a chi le usa per sparare. Siamo contro la guerra e quindi siamo
contro a che degli esseri umani si sparino l’uno contro l’altro, a prescindere dalle
ragioni e dai torti reciproci. Anche se le ragioni fossero tutte da una parte e i torti
tutti dall’altra. Oggi non ci sono più guerre giuste, ci ricorda lo stesso Papa
Francesco. Per due motivi: 1) perché qualsiasi impiego di armi oggi danneggia più
gli innocenti estranei che gli implicati direttamente nel conflitto e danneggia la
Terra, cioè il corpo vivente di tutti; 2) perché esiste l’alternativa efficace dei metodi
di resistenza nonviolenta.
Quindi è la guerra in sé l’aggressore che ci aggredisce tutti. E dobbiamo boicottarla
in tutti i modi (nonviolenti) possibili. Per altruismo ed anche per egoismo: abbiamo
capito che è in gioco la nostra stessa pelle se scattano escalation mal guidate…
Le armi tacciano, perciò non siano apparecchiate per chi dà loro la parola.
Non le si fornisca ai russi e nemmeno le si fornisca all’esercito ucraino, che non
siamo affatto obbligati a sostenere se vogliamo sostenere il popolo ucraino. La
differenza, ci segnalano i sondaggi, il popolo italiano l’ha colta, quando per il 75%
manifesta contrarietà al coinvolgimento armato anche indiretto dell’Italia nella
guerra in corso.

Quando allora dovremmo rivederci in piazza per contestare un voto
parlamentare per nuovi aiuti militari all’Ucraina? È possibile più presto di
quanto non ci immaginiamo. Forse prima del 1° gennaio 2023, data in cui dovrebbe
scadere la prassi instaurata dal governo Draghi: provvedimenti segretati a
conoscenza solo del COPASIR. Stando alle parole del nuovo ministro della difesa
Crosetto i nuovi eletti potrebbero essere presto chiamati a dimostrare con un voto
l’”unità nazionale” sulle armi a Kiev.
All’”unità nazionale” dei partiti noi possiamo rispondere con l’”unità popolare” che
va a fare sentire la sua voce sotto Montecitorio e Palazzo Madama. La ragione ci
sembra chiara. Non vogliamo alimentare il mostro orrendo della guerra! Non un
cannone, non un soldo, non un soldato per essa! L’umanità deve porre fine alle
guerre o saranno le guerre, sarà questa guerra, a porre fine all’umanità!
Dobbiamo essere pronti per questa mobilitazione, che attiveremo quando l’agenda
del nuovo governo Meloni sarà esplicitata. Ogni soggetto, individuale e collettivo, ci
arrivi con le proprie posizioni nonviolente. Convergiamo rispettando le nostre
differenze!
Per quanto ci riguarda, Disarmisti esigenti & partners, andremo in
quell’occasione in piazza con la stessa piattaforma riconoscibile con la quale
partecipiamo a questo 5 novembre: stop, appunto, all'invio di armi, fine delle
sanzioni, disarmo atomico a partire dalla ratifica del Trattato di proibizione delle
armi nucleari con il conseguente ritiro dalla condivisione nucleare NATO, apertura
di spazi percorribili per la soluzione politica, lotta per lo scioglimento dei blocchi
militari, e immediata connessione tra “fine del mese” e “fine del mondo”. La lotta
alla guerra, in parole povere, va agganciata alle conseguenze in termini di crisi
economica e deterioramento delle condizioni di esistenza, carovita e carobollette,
crisi energetica e crisi alimentare.
Ma, ripetiamo, ognuno si faccia vivo e presente con le sue parole d’ordine,
sotto i Palazzi del Potere! Quanti saremo? Basterebbe un decimo di questa
manifestazione del 5 novembre per cominciare a costruire una storia diversa
(dalle solite manipolazioni politiche di cui il movimento spesso finisce vittima)!
Se siete d’accordo potete subito scrivere a:
[email protected]
Potete trovarci da subito in presenza dietro questo striscione:

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