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di Carlo Freccero

Giorgia Meloni ha fatto uno dei più efficaci discorsi di insediamento che io ricordi. E si tratta di un discorso di cui non condivido neanche una virgola.
Cos’è che non condivido? Tutte le premesse. Per Giorgia Meloni c’è stata davvero una pandemia e c’è oggi una crisi energetica ed una guerra. Tuttavia, con le politiche opportune, tutto ciò è risolvibile e l’Italia può aspirare nuovamente ad un ruolo centrale nel panorama economico europeo e mondiale.

Secondo me invece, che ho letto il libro di Schwab sul Grande Reset e che seguo con attenzione gli atti delle successive edizioni del WEF, pandemia, agenda verde, carestia, privazione energetica, guerra sono tutte crisi create daL WORLD ECONOMIC FORUM a tavolino, per arginare le conseguenze del fallimento delle élites economiche mondiali. Il neoliberismo ha già fallito, e la catastrofe che stiamo vivendo è una conseguenza di questo fallimento.

Per la Meloni invece il neoliberismo è ancora la fede dell’Occidente che tutti dobbiamo condividere e solo la mala gestione della politica ha prodotto i guasti che stiamo vivendo. La pandemia è stata un evento naturale, ma gestito male. L’Italia è stato infatti il paese che ha subito più restrizioni in Europa e tuttavia è stato anche il paese in cui la pandemia ha avuto gli esiti più disastrosi. Ci saranno quindi nuove pandemie, ma, affrontate con i giusti mezzi, potremo superarle meglio di ieri.

Giorgia Meloni si proclama europeista ed atlantista e temo lo sia veramente. Appartiene a quell’ASPEN INSTITUTE presieduto da Giulio Tremonti che crede nel neoliberismo, ma critica contemporaneamente i deliri di quegli “Illuminati psicopatici” che hanno voluto forzare la mano al sistema, per promuovere un’agenda 2030 accelerata. Stimo Tremonti perché ha il coraggio di dire la verità. Ma non credo e non ho mai creduto nel neoliberismo. Detto questo, il discorso di Meloni è, secondo me, estremamente efficace. Reinterpreta infatti il neoliberismo, non in termini di critica, ma di utopia. Ed essendo di destra dimostra molta più coerenza e convinzione di una sinistra che, dopo essersi votata al neoliberismo con la teoria della terza via, è passata dal neoliberismo al neo fabianesimo di Speranza. Non a caso il simbolo dei Fabiani è un lupo travestito da agnello.

Meloni è riuscita nel miracolo di ripresentare il neoliberismo con i suoi tratti liberali ed utopici: democrazia, libero mercato, merito. Un discorso che in un regime globalizzato e controllato dalle multinazionali non ha più alcun riscontro nel reale, ma che, nonostante ciò, è in grado di incutere fiducia ai piccoli imprenditori, alle famiglie, all’identita nazionale del paese. Il suo discorso è efficace perché non è astratto, ma pragmatico, però sulla base di un pragmatismo che si propone di creare valori. E che quindi non è disfattista, ma energetico e, si direbbe oggi, motivazionale. Da un punto di vista puramente retorico, il discorso di Meloni funziona proprio perché non è retorico. Ha le citazioni giuste. Ma sempre e profondamente radicate nella sua biografia e nell’immaginario del popolo a cui si rivolge.

Fare un discorso motivazionale in un abisso di depressione, non è da tutti. Io non ho votato perché, citando Sceusa, non voto il vuoto.

Però credo che il popolo della Meloni che, nonostante tutto, è andato alle urne, si sia sentito rappresentato.

 

 

Sorgente: Carlo Freccero – Il discorso del Re – OP-ED – L’Antidiplomatico

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