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28 March 2024
0 5 minuti 1 anno

Movimento. Migliaia in piazza a Roma, Milano e in molte altre città a difesa dell’interruzione volontaria di gravidanza. «Temiamo che siano posti sempre più ostacoli alle donne che vogliono abortire. Per esempio con una forte presenza dei “pro vita” all’interno degli ospedali», dice Marta Autore, di Nudm

«Chiedono dove sono le femministe. Eccoci. Siamo qui», gridano dal microfono. La piazza risponde con un boato: quel «Siamo furiosə» che convocava la manifestazione non è solo uno slogan. L’urlo parte dal centro geografico della capitale, a pochi passi dalla stazione Termini, ma è lo stesso che sta rimbombando in altre 16 piazze organizzate dal movimento Non Una Di Meno (Nudm), da Verona a Palermo.

La giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito, che da anni è occasione di mobilitazione per le donne, ha un significato più importante a tre giorni dalle elezioni politiche vinte dalle destre. Non si conoscono ancora i nomi della squadra di governo né i temi principali su cui vorrà intervenire, ma non serve un meteorologo per sapere da che parte tira il vento. Giorgia Meloni ha ripetuto che non modificherà la 194 ma si impegnerà a darle piena attuazione «garantendo il diritto di chi non vuole abortire».

«Intanto non ci fidiamo – dice Marta Autore, di Nudm Roma – Poi temiamo che arrivino nuovi ostacoli alle donne che vogliono abortire. Per esempio con una forte presenza dei “pro vita” all’interno degli ospedali, come FdI ha proposto in Liguria appena poche ora fa».

[GUARDA IL REEL DALLA PIAZZA]

In Italia il problema non è garantire il diritto a non abortire, ma il contrario. Per i limiti della legge 194 e perché questa è largamente disattesa attraverso un’obiezione di coscienza capillare: la media nazionale è al 70%, ma in alcune strutture supera l’80% o raggiunge il totale di ginecologi, anestesisti e personale non medico. «Non possiamo permettere che l’aborto sia riservato a chi ha i mezzi economici per spostarsi verso strutture pubbliche lontane o rifugiarsi nelle cliniche private», dicono ancora dal palco.

Nel frattempo la piazza si riempie e deborda. Alcune migliaia di persone partono in corteo. Ci sono donne con i capelli bianchi e ragazze con la testa tinta di verde o rosa. Uomini con top e rossetto. Persone dalle identità fluide o in transizione. L’opposizione al progetto di società delle destre è politica, ma anche antropologica. Soprattutto tra le più giovani.

«Siamo un po’ spaventate dal governo in arrivo, ma abbiamo fiducia nella solidarietà tra le persone. Oggi vogliamo lanciare un messaggio a difesa della libertà di decidere sul nostro corpo», dicono Eva ed Erica. Frequentano il liceo classico Albertelli. Hanno 16 e 17 anni. Non è la prima volta che scendono in piazza con Nudm.

Dal camion suona forte la voce di rapper e trapper femministe, soprattutto dell’America Latina. «Soy como las otras / hartas de andar con miedo», canta l’argentina Sara Hebe. «Sono come le altre / stufa di avere paura». Note e parole restituiscono una trama comune, simbolica ma anche organizzativa, che i movimenti transfemministi hanno intrecciato negli ultimi sei anni da una parte all’altra del globo. In alto si agitano cartelli scritti in inglese e spagnolo: «Bans off my body», «Mind your uterus», «Ni Una Menos». Parole d’ordine che echeggiano le battaglie delle donne statunitensi e di quelle latinoamericane. Senza alcuno spazio per vecchi o nuovi nazionalismi.

«C’è una contesa globale sui diritti delle donne e delle persone Lgbtqia+. Da un lato una spinta reazionaria che unisce la Corte suprema Usa al governo polacco, passando per le destre europee. Dall’altro un’ondata transfemminista che dall’Argentina, al Messico, al Cile, all’Italia si sta battendo per cambiare radicalmente la società», afferma Autore.

In corteo anche le donne del centro-sinistra: Laura Boldrini (contestata da alcune manifestanti), Monica Cirinnà, Marta Bonafoni. E poi quelle che vengono dal Kurdistan turco e siriano e dall’Iran. In questi giorni hanno manifestato insieme a Nudm a sostegno della rivolta nel loro paese.

A migliaia sfilano anche a Milano. «Vogliamo molto più della 194: reddito universale di autodeterminazione, educazione sessuale nelle scuole, abolizione dell’obiezione di coscienza», dicono le attiviste. Proteste anche a Torino, Bologna, Napoli, Reggio Calabria e in molte altre città più piccole. L’opposizione femminista è già in marcia.

(tutte le fotografie cliccando il link sotto riportato)

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