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L’ex vicepremier spagnolo leader di Podemos: «Mi sembra ingenuo pensare che i diritti garantiti dalla Costituzione del 48 possano uscire indenni da un’alleanza di questo tipo. La terza e la quarta economia dell’euro potrebbero avere partiti di derivazione fascista nel governo»

Francesco Olivo

Pablo Iglesias ha lasciato la politica, ma non del tutto. Si è dimesso da vicepremier , non guida più la sua creatura, Podemos, e nell’ultimo anno è tornato a fare quello che più gli piace: lo studioso e l’opinionista. Senza più la coda di cavallo che lo ha reso celebre, Iglesias resta un attivista, come hanno visto i militanti di Unione popolare, che ieri lo hanno ricevuto a Napoli, in testa l’ex sindaco Luigi De Magistris. Iglesias racconta un episodio che spiega bene, secondo lui, che il terremoto elettorale in Europa era facile da prevedere: “A giugno sono andato a cena con José Luis Rodriguez Zapatero, erano i giorni del vertice Nato a Madrid e lui mi disse “vediamo quanti di questi leader europei venuti qui in Spagna saranno ancora al loro posto nel giro di un anno”. Il primo a cadere, lo si poteva immaginare già dalla famosa foto del Prado, è stato Mario Draghi, “il presidente del Consiglio ideale dei poteri economici, la figura tecnocratica per eccellenza, paradossalmente non resiste alla tensione politica ed economica, dovuta alla dinamica instaurata dalla Nato in Europa”, dice Iglesias.

Iglesias, perché sono importanti anche per gli spagnoli le elezioni in Italia?

«Due forze di estrema destra appoggiate da Berlusconi stanno andando al potere, è un fatto importante, che si può verificare anche in Spagna fra un anno. La terza e la quarta economia dell’euro avrebbero partiti di derivazione fascista nel governo».

Giorgia Meloni sta facendo una campagna elettorale con l’obiettivo di smentire chi, come lei, parla di pericolo fascista.

«Il fatto che lei abbia dato prova di fedeltà atlantica e abbia trasmesso messaggi rassicuranti ai poteri economici di per sé non è una novità nella storia: i movimenti fascisti non hanno mai cercato lo scontro con il mondo finanziario, ma sono state capaci di riorganizzare il sistema politico a livello interno, facendo sparire la democrazia».

Non le sembra esagerato dire che le libertà e i diritti civili siano in pericolo?

«Mi sembra ingenuo pensare che i diritti garantiti dalla Costituzione del 48 possano uscire indenni da un’alleanza di questo tipo. Siamo davanti a uno scenario serio, che anticipa quello che può succedere in Spagna».

Vox e Fratelli d’Italia sono alleati in Europa, sono partiti simili?

«Sono esperienze storiche molto diverse: il fascismo che si riorganizza nel Msi, è una forza che è stata esclusa per decenni, i fascisti in Italia ci sono sempre stati ma non nelle istituzioni. Vox invece è un’ultra destra che non è outsider, ma una scissione del Partito popolare. Lì dentro ci sono giudici, poliziotti, militari, settori reazionari dello Stato. Nella pratica ci sono molte somiglianze, nella genealogia no: in Spagna l’estrema destra non ha perso la Seconda Guerra mondiale, l’ha vinta. Nel loro dna c’è una dittatura, il franchismo, durata 40 anni».

Sta alludendo a un rischio contagio?

«Non è un problema di contagio, quasi tutti i sondaggi indicano che Partito popolare e Vox avranno la maggioranza assoluta alle elezioni politiche del prossimo anno».

Podemos, il partito che lei ha guidato per anni, si è alleato con i socialisti per evitare uno scenario che lei ora sta prospettando. Perché i suoi compagni italiani di Unità popolare non fanno lo stesso?

«Il blocco che ha dato la fiducia al governo Sanchez, che è molto plurale, non aveva come scopo di frenare l’ultradestra. L’obiettivo per me era riformare lo Stato in una prospettiva repubblicana e plurinazionale. Direi che non ci siamo riusciti, anche se i risultati in termine di riforme sociali è stato importante. In Italia è tragico che non ci sia una sinistra forte, ma questo non è un’eccezione in Europa. Podemos è l’unica forza di questa tradizione che sta al governo. In Grecia e Portogallo ci sono state sconfitte».

Polonia e Ungheria sono un pericolo per l’Europa?

«C’è una tendenza chiara, favorita dallo sdoganamento dell’estrema destra e ora potremmo avere una versione italiana e spagnola dell’Ungheria e della Polonia. C’è una regressione dei diritti che ci deve preoccupare e il fatto che in Italia magari Meloni possa assegnare alcuni ministeri a dei tecnici legati a Draghi, non cambia le cose: resta un’egemonia dell’estrema destra”.

Qual è l’obiettivo di Unione Popolare?

«E’ importante che Unione Popolare raggiunga il 3%, ma in ogni caso si sta seminando per il futuro, c’è molto spazio alla sinistra del Pd».

Conte si è ricollocato a sinistra, cosa ne pensa?

«Il M5S delle origini ha assorbito in passato buona parte dell’energia della sinistra. Ora Conte ha annusato l’aria e ha visto che c’è uno spazio alla sinistra del Pd, ma il fatto di aver fatto il premier con la Lega e poi aver appoggiato il governo Draghi rende meno credibile la sua posizione».

Perché la guerra ha cambiato la geografia politica?

«La guerra è sempre il dispositivo di rinnovamento della politica per eccellenza. Podemos, anche stando al governo, ha rifiutato il furore bellicista di questi anni. Io credo che si possa essere contro l’invasione russa, senza dover identificare la Nato come un baluardo della democrazia. Serve in Europa una sinistra che dica senza tentennamenti, che paragonare il conflitto in Ucraina con la guerra civile spagnola è una falsità. Questa è una posizione coerente e pragmatica, il pacifismo tornerà ad essere un vettore cruciale per la sinistra europea».

Sorgente: Iglesias: “Attenzione c’è il rischio di una versione italiana e spagnola dell’Ungheria e della Polonia” – La Stampa

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Un commento su “Iglesias: “Attenzione c’è il rischio di una versione italiana e spagnola dell’Ungheria e della Polonia” – La Stampa

  1. Il pericolo esiste però è il pericolo dello stravolgimento della Costituzione e di quel che resta dello stato sociale, distrutto anche dal centro-sinistra, comunque alla lobby europea ed internationale questo interessa poco, l’importante è fedeltà agli USA ed alla NATO e continuare la politica neoliberista, il resto conta poco. basta vedere la libertà che hanno i nazisti in Europa, quelli ucraini sono stati trasformati in combattenti della resistenza, avaanti così.