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L’indagine redatta da Ipsos sull’impatto dei rincari. Oltre la metà degli intervistati non riesce a mettere soldi da parte

di Rosaria Amato

ROMA – Aumenti dei prezzi ampiamente superiori alle attese, consumatori sempre più preoccupati per la propria situazione economica e disposti a tagliare persino sulla qualità del cibo: è il quadro che emerge dal report “Rilevazione sul sentiment del consumatore” di Federdistribuzione, redatto da Ipsos. “Gli ultimi dati ci parlano di un aumento dello 0,4% nel secondo trimestre della spesa in valore per consumi alimentari. – dice Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e relazioni con la Filiera di Federdistribuzione – A fronte di un’inflazione al 6%, significa che gli italiani hanno già tagliato il 3% dei volumi dei prodotti alimentari di largo consumo”.

 

 

“Proprio per questo continuiamo a cercare di contenere gli aumenti, non tutti i rialzi dei costi alla produzione sono stati trasferiti ai prezzi al consumo. – prosegue Buttarelli – ma con una situazione così grave servono ulteriori interventi del governo. In particolare, una riduzione selettiva dell’Iva sui prodotti primari, per tutelare sia le famiglie che le filiere produttive e poi un taglio del cuneo fiscale, per mettere nelle tasche delle famiglie più risorse”.

 

 

In tre mesi, da marzo a giugno, è passata dal 36 al 43% degli intervistati la quota delle famiglie che dichiara di non potersi permettere “alcune spese che ci piacerebbe fare”. E la quota di chi dichiara di avere spese troppo elevate rispetto alle proprie entrate è passata dal 27 al 29%. Oltre la metà degli italiani non riesce a risparmiare.

In questa situazione di allarme redditi da un lato, e allarme inflazione dall’altro, gli italiani stanno attuando strategie sempre più rigide per ridurre l’impatto dei prezzi. Strategie che non riguardano solo un italiano su dieci: tutti gli altri, dunque anche le famiglie benestanti, anche chi può contare su un lavoro sicuro, stanno mettendo in atto una qualche forma di strategia di contenimento dei costi per i consumi alimentari. Il 39% dichiara di esser pronto a ridurre i consumi, il 36% a ridurre gli sprechi, il 33% intende a parità di prodotto, cercare soluzioni più economiche.

A preoccupare gli esercenti c’è il fatto che una quota importante degli italiani ha già rinunciato alla qualità, che invece contraddistingue la nostra filiera alimentare. Un terzo degli italiani dichiara di non essere disposto a pagare di più per un prodotto alimentare di maggiore qualità, ma a questa quota si aggiunge un 29% che fa la stessa rinuncia a fronte di un aumento superiore al 5 per cento, e man mano più cresce l’inflazione e meno si fa attenzione al prodotto. “C’è una forte preoccupazione sulla tenuta delle filiere”, osserva Buttarelli, aggiungendo che se si taglia così tanto sul cibo, a maggior ragione gli altri comparti produttivi risentiranno delle scelte difensive dei consumatori.

Ovviamente uno dei tagli più diffusi è quello delle vacanze, tanto attese dopo due anni di pandemia: dichiara che non andrà in vacanza quest’estate quasi un terzo degli italiani, e la ragione preponderante è quella economica.

 

Sorgente: Inflazione, gli italiani mangiano peggio per risparmiare. Federdistribuzione: “Già tagliato il 3% dei consumi” – la Repubblica

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