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Boris Johnson ha dato le dimissioni da leader dei Conservatori, aprendo così la competizione per la sua successione alla guida dei Tory. Questo significa che non sarà neanche più premier, anche se manterrà il ruolo di “caretaker”, di primo ministro a interim fino a quando non sarà scelto il suo successore, molto probabilmente quindi fino ad ottobre. “In politica nessuno è anche lontanamente indispensabile”, ha detto nel suo discorso di addio, pronunciato di fronte a quella che presto non sarà più la sua residenza. Nel dirsi “triste” per aver dovuto lasciare quello che è “il lavoro  più bello del mondo”, Johnson ha rivendicato di aver avuto un mandato popolare altissimo, ottenendo una maggioranza parlamentare seconda solo a quella di Margaret Thatcher nel 1987, e di aver mantenuto la promessa principale che aveva fatto: Get Brexit Done, portare a compimento la Brexit.Per il premier è stato fatale l’ultimo scandalo che lo ha coinvolto: quando sono emerse le accuse di molestie sessuali a carico di Chris Pincher, suo fedelissimo, Johnson ha negato di avere sapere di tali accuse quando lo ha nominato vice capogruppo dei Tory al Parlamento. Ma sui media è presto emerso che si trattava di una bugia, cosa che alla fine lui stesso ha candidamente amesso. Un passo falso che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: prima il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e poi il Segretario di Stato alla Salute, Sajid Javid, due pezzi da novanta del governo, hanno rassegnato le dimissioni. Nel giro di 24 ore, altri 54 membri del governo, tra ministri, vice ministri e capi di gabinetto, ha seguito l’esempio di Sunak e Javid.

Sorgente: Boris Johnson cede e si dimette, ma resterà premier fino ad ottobre

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