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Tra dimissioni e fughe eccellenti, a Westminster è in corso una rivolta da parte del partito conservatore che vuole silurare il primo ministro dopo gli ultimi scandali. Il leader non vuole dimettersi e minaccia lo scontro totale. Ma oramai è in un vicolo cieco

LONDRA – Boris Johnson ha i giorni, o forse i minuti contati da primo ministro. Oramai ci sono pochi dubbi. Perché a Westminster è in corso un golpe di buona parte del partito conservatore che vuole cacciare il leader nei prossimi giorni o addirittura “già questa sera”, cambiando le regole clamorosamente in corsa, e sfiduciandolo nella notte. Sarebbe una fine politicamente drammatica, sebbene Johnson insista nel non volersi dimettere. Anzi, secondo quanto emerge da Downing Street, potrebbe arrivare allo scontro istituzionale, minacciando di restare e convocare nuove elezioni, tramutandole in un referendum contro di lui. Sarebbe l’opzione nucleare, che fa capire quanto Johnson non voglia mollare assolutamente la poltrona.

 

 

Ma oramai la diga è saltata. Perché è in corso una valanga di dimissioni: sono 27 i rappresentanti del governo Johnson che hanno lasciato nelle ultime ore, ossia circa il 20% dell’esecutivo. Hanno iniziato ieri, con il clamoroso e contemporaneo addio di due ministri pesantissimi come il Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Rishi Sunak, e quello della Salute, Sajid Javid, il quale ha reiterato le motivazioni anche oggi alla Camera: “Insostenibile proseguire in questo governo, quando è troppo è troppo”. Oggi hanno proseguito molti altri sottosegretari, come quello del Tesoro John Glen e Victoria Atkins alla Giustizia, più altri segretari privati, inviati speciali per il commercio, il vicepresidente del partito Bin Afolami, e fedelissimi come il viceministro dell’Istruzione, Willi Quince. Che solo fino a due giorni fa difendeva Johnson a spada tratta in tv, immolando per lui la sua immagine e reputazione.

 

 

Nelle loro lettere di dimissioni, tutti gli ex componenti del governo evidenziano come sia “impossibile andare avanti così” e che “il primo ministro purtroppo non ha più la mia fiducia”. Fatale, per il 57enne leader britannico, sarà molto probabilmente il caso di Christopher Pincher. Ossia il vice “chief whip”, colui che indica e disciplina i voti del gruppo conservatore alla Camera dei Comuni, che si è dimesso giovedì scorso dopo una serata vergognosa al club preferito dei tory, il Carlton a Mayfair, durante la quale, ubriaco, ha molestato con avance sessuali due giovani attivisti conservatori. Il problema per Johnson è che Pincher cose del genere le avrebbe fatte per anni, secondo vari resoconti delle sue presunte vittime.

Boris ne era stato informato più volte, sia da ministro degli Esteri che poi da capo di governo. Ciononostante, Johnson ha nominato Pincher “vice chief whip” solo qualche mese fa. Per poi mentire pubblicamente, più volte, sul fatto che fosse a conoscenza delle accuse contro di lui. È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso nel partito, dopo lo scandalo “Partygate” delle feste a Downing Street durante il lockdown e il voto di sfiducia da parte dei deputati conservatori cui il primo ministro era sopravvissuto solo qualche settimana fa. Ma che aveva seriamente danneggiato la reputazione di Johnson. Il minirimpasto di ieri sera, con per esempio Nadhim Zahawi come ministro delle Finanze, è stato solo un palliativo. Circondarsi di fedelissimi oramai non è più sufficiente per il primo ministro.

 

 

Questo calderone di scandali, bugie e accuse ha lentamente logorato Johnson. Le elezioni sono sempre più vicine (due anni in teoria), il partito conservatore è a picco nei sondaggi e sempre più deputati conservatori temono di perdere il seggio. Secondo l’ultima rilevazione di YouGov, il primo ministro si dovrebbe dimettere per l’89% dei cittadini britannici e persino per il 54% degli iscritti al partito conservatore.

Insomma, è un massacro di consensi. Secondo sempre più deputati conseravatori, oramai la situazione è irrecuperabile: “È finita”, riferiscono oramai persino i fedelissimi di Johnson. Uno di loro, ossia un anonimo ministro in carica dell’esecutivo, ha rilasciato a Sky News dichiarazioni molto significative: “Siamo in trincea con lui. Ma siamo senza armi, munizioni e siamo circondati. FIniamola qui”.

Persino Michael Gove, altro suo fedelissimo e sparring partner nella campagna per la Brexit nel 2016, ha riferito stamattina a Johnson che “deve andarsene”. Non è la prima volta che Gove accoltella alle spalle Boris, ma se in precedenza si trattava di ambizioni personali, stavolta il danno alla reputazione e ai consensi del partito conservatore sembrano oramai troppo gravi per tutti i tory. Inoltre, la situazione economica e mondiale non permette un governo zoppo e bistrattato come sembra essere questo. Per questo, “gli uomini in grigio” come li chiamano a Westminster, ossia rappresentanti della Commissione 1922 (i deputati conservatori senza incarichi di governo), più tardi andranno in spedizione a Downing Street per convincere Johnson a dimettersi, come fecero con Thatcher trent’anni fa.

Boris Johnson si scusa: “Un errore la nomina di Pincher”

 

Ma Johnson non vuole dimettersi, a nessun costo. Ha dedicato tutta la sua vita a essere primo ministro britannico come il suo idolo Winston Churchill, o “re del mondo” come sognava da bambino. Eppure la caduta è sempre più vicina, se non sarà stanotte capiterà inevitabilmente tra giorni o settimane, e adesso Boris potrebbe precipitare in una sindrome da “bunker”, come già capitato a Trump. Ossia non accettare la dura realtà e resistere a ogni richiesta di farsi da parte. Secondo fonti di Downing Street, Johnson sarebbe disposto a convocare nuove elezioni, trasformandole in un referendum su di lui e dilaniando ancora di più il partito conservatore. Se fosse davvero così, i tory stanotte sono pronti a cambiare le regole interne con rito immediato e a sfiduciarlo anche questa notte. Sarebbe una fine ingloriosa per il “re del mondo”, oramai è in un vicolo cieco, apparentemente senza via di uscita.

(guarda il video cliccando il link sotto riportato)

Sorgente: Boris Johnson al capolinea, i conservatori: “Lo cacceremo questa notte” – la Repubblica

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