Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti esigenti, organizzazione membra ICAN, ha
partecipato alla NUCLEAR BAN WEEK di Vienna, culminata nella Conferenza di revisione
del Trattato di proibizione delle armi nucleari (dal 21 al 23 giugno).
Era nella delegazione italiana che sosteneva gli working papers per una maggiore
flessibilità del TPNW in entrata (DE), il riferimento alle mininukes fattore di ulteriori rischi
(Luigi Mosca), la denuclearizzazione del Golfo di Trieste (Alessandro Capuzzo); e
proponeva l'ipotesi di azioni giuridiche contro l'illegalità delle armi nucleari (Patrizia
Sterpetti, presidentessa di WILPF Italia in supporto ad Abbasso la guerra e allo studio
commissionato a IALANA Italia).
Della delegazione della WILPF Italia faceva parte anche Enrica Lomazzi.
Mondo senza guerre e senza violenza al Forum della Rete ICAN del 18 e 19 giugno ha
lanciato il progetto di una Terza marcia mondiale per la pace.
(Da precisare che la nostra non era l’unica delegazione pacifista dal nostro Paese, perché
erano anche presenti esponenti di Rete Italiana pace e disarmo e di Senzatomica, nonché
esponenti del MIR; mentre la senatrice Laura Boldrini ha partecipato il 20 giugno
all’assemblea dei Parlamentari per il TNPW).
Cosa è veramente successo a Vienna (dove sono intervenuti vari Paesi NATO,
cominciando da quelli della condivisione nucleare, mentre l'Italia è rimasta
vergognosamente assente) e quali prospettive si aprono ora per il disarmo nucleare?
Sono stati adottati dalla conferenza di Vienna due documenti importanti, una
DICHIARAZIONE DI IMPEGNO PER UN MONDO LIBERO DALLE ARMI NUCLEARI, e un
PIANO DI AZIONE PER L’IMPLEMENTAZIONE E L’UNIVERSALIZZAZIONE DEL TPNW, che
probabilmente rappresentano, per gli 80 Stati che hanno partecipato ai lavori (65
ratificanti), almeno a nostro giudizio, un salto di qualità strategico.
Potete rivolgere ad Alfonso Navarra, nell'incontro online di domenica, tutte le domande,
osservazioni e critiche che osate avanzare. Per facilitare la vostra curiosità e si spera
volontà di interloquire andate a vedere il diario di Navarra sul sito dei Disarmisti esigenti.
Ecco il link:
L’incontro del 26 giugno è introdotto da Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti
esigenti, che si sofferma sul senso generale della conferenza di Vienna ribadendo i
concetti già espressi nell’intervista concessa a Radio Radicale il 25 giugno 2022 e
insistendo sul concetto di deterrenza quale genocidio programmato.
L’intervista su Radio radicale a Navarra, effettuata dal giornalista Andrea Billau, è
rintracciabile al seguente link:
https://www.radioradicale.it/scheda/672216/resoconto-di-alfonso-navarra-sulla-
conferenza-onu-di-vienna-sul-trattato-di
Secondo Navarra, a Vienna, soprattutto alla conferenza degli Stati, culmine della NUCLEAR BAN WEEK, che
comprendeva anche ICAN Forum e una conferenza scientifica, sono sostanzialmente emersi tre punti:
1) Una maggiore consapevolezza da parte degli Stati parti che occorre pensare ed agire
strategicamente per creare contraddizioni tra gli Stati nucleari e gli Stati del loro “giro clienterale”
(in particolare i Paesi NATO) attraverso il percorso per implementare la complementarità TPNW-
TNP
2) Si apre un dialogo TPNW- Paesi NATO della condivisione nucleare (sono presenti come osservatori
Germania, Belgio e Olanda) che è sintomo della resistenza europea ad accettare la corsa al riarmo
nucleare lanciata dagli USA, logica premessa di una nuova stagione di euromissili
3) Cresce la coscienza del rischio rappresentato dalla cosiddetta deterrenza nucleare nei suoi aspetti
intrecciati con l’ambiente globale e la salute umana. La conferenza scientifica del 20 giugno è stata
molto importante da questo punto di vista.
La minaccia nucleare è tornata in modo impressionante sulla ribalta mediatica in seguito all’invasione russa
dell’Ucraina. Dal punto di vista dell’ecopacifismo della terrestrità la crisi va affrontata cercando di
diffondere la coscienza su questi due punti determinanti:
1- L’attività militare oggi non è più praticamente, non solo eticamente, giustificabile, perché è diretta
aggressione ad un ecosistema globale in grave squilibrio. L’inquinamento che produce provoca più
danni agli innocenti estranei che non alle parti in conflitto e rischia di portare fuori controllo un
collasso ecologico che già si è avviato con fenomeni drammatici evidenti. La guerra deve diventare
tabù e il compito prioritario cui deve cooperare tutta l’umanità è la pace con la Natura.
2- La nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere nella soluzione dei conflitti.
L’efficacia dei metodi nonviolenti è ampiamente dimostrata storicamente ed essi possono essere
adottati con fiducia se si abbandonano le pretese illusorie di soluzioni immediate e complete
secondo il punto di vista unilaterale di una sola parte in conflitto, sia essa aggredente o aggredita (o
mezza aggredente e mezza aggredita, come il più delle volte succede).
Il 7 luglio ricorre l'anniversario del TPAN (Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari), adottato a New
York nel 2017, un Trattato, entrato in vigore nel 2021 dopo la cinquantesima ratifica (adesso siamo a quota
66 ratifiche), proprio di recente sottoposto a revisione dalla Conferenza degli Stati parti tenutasi a Vienna,
dal 21 al 23 giugno.
L'importanza di questo strumento giuridico sta nel fatto che proclama l'illegalità della deterrenza nucleare,
cioè si va oltre la semplice condanna della minaccia dell'uso: lo stesso possesso degli ordigni atomici è
considerato inaccettabile e da bandire.
Noi consideriamo la preparazione di una guerra atomica molto più di un crimine di guerra: è una presa in
ostaggio delle popolazioni minacciate di rappresaglia per "dissuadere" uno Stato ostile da un attacco
nucleare. Quindi siamo di fronte a un crimine contro l'umanità, ovvero, di un GENOCIDIO
PROGRAMMATO, secondo la fattispecie definita nel 1948 dalla Assemblea generale dell’ONU, accolta
nell’art. 6 dello Statuto della Corte penale internazionale firmato a Roma il 17 luglio 1998.
Quando si parla di "deterrenza" abbiamo quattro modi diversi in cui può essere affrontato il rischio di un
attacco atomico, non necessariamente incompatibili l'uno con l'altro; vale a dire:
1) La distruzione preventiva delle armi avversarie, come pianificata nelle strategie del first strike globali e
locali; 2) L'intercettazione in volo delle armi atomiche; 3) La protezione fisica contro gli effetti delle
esplosioni; 4) La minaccia di rappresaglia, caso questo ultimo che rappresenta il minimo comune
denominatore di ogni dottrina esistente e possibile di deterrenza.
In questo senso possiamo considerare la "deterrenza nucleare", ad essere più precisi rispetto alle
banalizzazioni correnti, come un tentato genocidio, perché lo sterminio indiscriminato è sicuramente
programmato, minacciato, organizzato, ma non è stato, con tutta evidenza, al momento perpetrato. E di
fatti noi ci diamo da fare, alcuni anche con le preghiere rivolte al Creatore, perché la potenza non diventi
atto!
Ma torniamo alla sede internazionale che condanna senza mezze misure la deterrenza nucleare, e la pone
fuori legge: è, come si diceva all'inizio, il percorso della proibizione delle armi nucleari che a Vienna qualche
giorno fa ha attraversato una sua tappa fondamentale.
Nella dichiarazione finale di Vienna troviamo, infatti, scritto:
"Gli Stati parti hanno espresso il loro allarme e sgomento per le minacce di usare armi nucleari e hanno
condannato inequivocabilmente ogni e qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e
indipendentemente dalle circostanze”.
Hanno inoltre riaffermato la complementarità del trattato con il regime internazionale di disarmo e non
proliferazione, compreso il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), e si sono impegnati a continuare a
sostenere il TNP e tutte le misure che possono contribuire efficacemente al disarmo nucleare.
Affermando che il TPNW (trattato di proibizione) è più che mai necessario in queste circostanze, gli Stati
parti hanno deciso di “procedere con la sua attuazione, con l’obiettivo di stigmatizzare e delegittimare
ulteriormente le armi nucleari e di costruire costantemente una solida norma globale perentoria contro di
esse”.
Ora questo strumento del TPNW andrà a confrontarsi direttamente con le potenze nucleari ad agosto a
New York rispetto all'ordine giuridico vigente e consolidato rappresentato dal TNP.
La Dichiarazione di Vienna si conclude con le seguenti parole: “di fronte ai rischi catastrofici posti dalle armi
nucleari e nell’interesse della stessa sopravvivenza dell’umanità… Non ci fermeremo finché l’ultimo Stato
non avrà aderito al Trattato; l’ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non
saranno state totalmente eliminate dalla Terra”.
È un fatto positivo che alcuni Paesi della condivisione nucleare NATO, quelli della UE come Germania,
Belgio e Olanda, abbiano deciso di prendere parte come Stati "osservatori" alla Conferenza di Vienna, di
fatto avallando positività e utilità di questo percorso. Ed è invece deprecabile che il governo italiano abbia
disertato l'incontro, in uno spirito di accodamento alla egemonia americana.
A Vienna una ottantina di delegazioni di Stati hanno quindi concordato posizioni importanti e aperto un
dialogo con i Paesi della condivisione nucleare NATO (Germania, Belgio e Olanda, repetita iuvant),
intervenuti come Stati osservatori.
Sono tutti ben coscienti, questi Paesi, che il possesso di armi nucleari non serve affatto ad assicurare la
pace ed è piuttosto una seria minaccia verso l’umanità intera e l'intero ecosistema globale.
Una scelta, quella italiana, ancora più vergognosa e grave in questo momento storico segnato dalla guerra
in Ucraina, in cui la minaccia nucleare si fa drammaticamente e visibilmente seria per le possibilità di
escalation e l'opposizione popolare maggioritaria è attestata da tutti i sondaggi. Peraltro, la presenza delle
testate Usa ad Aviano (Pordenone) e a Ghedi (Brescia) lungi dal garantirci, difenderci e rassicurarci, ci rende
solo più vulnerabili, per l'appunto "ostaggi" della guerra atomica, vittime potenziali del genocidio
programmato in corso.
Noi saremo presenti a New York ad agosto alla revisione del TNP, perché, come società civile, intendiamo
batterci nello spirito di Vienna, affinché il Trattato di proibizione venga riconosciuto come strumento di
attuazione dell'articolo VI del TNP: le trattative in buona fede che devono condurre al disarmo completo.
Ed in Italia continueremo ad insistere per la presentazione di un disegno di legge di ratifica del TPNW. Al di
là della approvazione immediata, non alla portata purtroppo di questo Parlamento, riteniamo comunque
utile che il tema del disarmo nucleare e del suo rapporto con i rischi bellici, ecologici e sociali, debba fare
parte del dibattito nella campagna elettorale per le prossime politiche del 2023.
Nella Ginatempo chiede un approfondimento sulla complementarità di TPNW e
TNP, giudicato da Navarra, nella sua più articolata specificazione, come il salto di
qualità “strategico” di Vienna rispetto al 2017 New York.
Navarra risponde che nel Piano di Azione emerso da Vienna c’è ben più che la
riaffermazione di un semplice principio.
La relazione del TPAN con il regime di disarmo e non proliferazione nucleare è citata in varie parti del Piano
di Azione e concretizzata nelle Azioni 35-38
Gli Stati hanno convenuto che il TPAN si basa, contribuisce e integra un’architettura di disarmo e non
proliferazione ricca e diversificata e hanno concordato alcuni passi per evidenziarlo, tra cui:
Nominare un coordinatore informale per articolare le aree di cooperazione tra il TPAN e il Trattato di non
proliferazione nucleare (TNP) (Azione 36).
Cooperare con altri organismi internazionali, come l’AIEA e la CTBTO, al fine di rafforzare la cooperazione
(Azione 37).
Patrizia Sterpetti, presidente di WILPF Italia, ha tentato di trasmettere l’entusiasmo
per avere fatto parte a Vienna della squadra a suo giudizio molto affiatata di ICAN e
ha riferito dei numerosi contatti che ha preso anche per diffondere lo studio
commissionato da Abbasso la guerra e altre associazioni a IALANA Italia. Tra gli altri
è riuscita a incontrare Sergio Monti, il rappresentante per l'Italia all'ONU di Vienna.
Patrizia gli ha consegnato il libro sulla illegalità delle armi nucleari in Italia.
A Vienna sono state prese molte decisioni che hanno revisionato in senso migliorativo il TPNW e stabilito
percorsi concreti verso la sua implementazione e universalizzazione.
Gli Stati a Vienna si sono impegnati a rendere l’universalizzazione una priorità, anche attraverso:
la nomina di un rappresentante governativo (punto di contatto) responsabile di questo lavoro entro 60
giorni;
il richiamare l'importanza del TPAN nelle dichiarazioni alle Nazioni Unite e convincere un maggior numero
di Paesi ad aderire alle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a sostegno del Trattato;
il coordinamento con tutti i partner interessati, in primo luogo ICAN.
Sull’eliminazione delle armi nucleari, gli Stati hanno concordato di fissare una scadenza di 10 anni per
distruggere le testate. quando gli Stati dotati di armi nucleari aderiscono al TPAN e di 90 giorni per la
rimozione delle armi dagli Stati ospitanti quando questi ultimi aderiscono al Trattato.
Gli Stati parti hanno concordato di proseguire la discussione sulla designazione dell’organismo responsabile
della verifica del disarmo nucleare.
Per quanto riguarda l’aiuto delle persone e dei luoghi danneggiati dalle armi nucleari, tutti gli Stati hanno
concordato di adottare misure per creare un quadro di riferimento per l’attuazione dell’istanza (art. 6 e 7
del TPAN), tra le quali:
Consultare strettamente le comunità colpite in tutte le fasi e impegnarsi con la società civile e il sistema
delle Nazioni Unite ;
Stabilire un rappresentante governativo (punto focale) responsabile di questo lavoro entro 3 mesi e
adottare qualsiasi legge nazionale occorrente per attuarlo;
Garantire i principi di accessibilità, inclusività e non discriminazione, nonché la trasparenza e prendere in
considerazione un formato di rendicontazione;
Esaminare come istituire un fondo fiduciario internazionale per finanziare questo lavoro;
Gli Stati che si considerano colpiti dall’uso e dai test delle armi nucleari hanno concordato di:
Iniziare a rivedere l’impatto dell’uso delle armi nucleari nel loro paese entro il secondo meeting degli Stati
parti;
sviluppare un piano nazionale per iniziare ad aiutare coloro che sono stati colpiti dall’uso e dai test di armi
nucleari e per bonificare l’ambiente entro la seconda riunione;
Altri Stati hanno deciso di fornire sostegno, anche finanziario e tecnico, agli Stati che si considerano colpiti.
Sull’approccio progressivo al genere e al disarmo, il Piano d’azione di Vienna impegna gli Stati a tradurre in
azione il loro impegno per l’equità di genere, anche attraverso:
la nomina di un Punto focale di genere per coordinare l’attuazione delle disposizioni di genere (Azione 48).
Lo sviluppo di linee guida per garantire un’assistenza sensibile all’età e al genere per le persone
danneggiate dall’uso e dai test delle armi nucleari e integrare le prospettive di genere nella cooperazione e
nell’assistenza internazionale
Gli Stati hanno concordato di istituire gruppi di lavoro informali per portare avanti queste azioni e un
comitato per coordinarle, che includa la società civile e si riunisca almeno una volta ogni trimestre.
I gruppi di lavoro informali comprendono:
uno sull’universalizzazione, co-presieduto da Sudafrica e Malesia;
uno sull’assistenza alle vittime, la bonifica ambientale, la cooperazione e l’assistenza internazionale,
copresieduto da Kazakistan e Kiribati;
e uno sull’attuazione dell’articolo 4, in particolare sui lavori relativi alla futura designazione di una o più
autorità internazionali competenti, copresieduto da Messico e Nuova Zelanda.
Sandrino Ciani, di Mondo senza guerre e senza violenza, precisa che, a Vienna, era
presente all’incontro con Sergio Monti. Per la sensibilizzazione sul TPAN ritiene
molto importante avviare una campagna di adesione a livello di Enti Locali.
Per Antonia Sani, già presidente WILPF, un punto centrale su cui dobbiamo insistere
nel nostro lavoro è la denuncia dell’assenza del governo italiano – non si riesce
proprio a capire perché non abbia seguito almeno l’esempio della Germania – e la
necessità che ci si muova per creare le condizioni di una conversione politica. La
prossima legislatura potrebbe avere una maggioranza di parlamentari pro-TPAN?
Dobbiamo muoverci subito in questo senso intervenendo nella campagna elettorale.
Antonio Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna
con i Disarmisti esigenti, si è soffermato sull’evento collaterale del 19 giugno, GIVE
PEACE A CHANCE, in cui è stato relatore intervenendo sulla proposta della
denuclearizzazione del Golfo di Trieste.
"Il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle Nazioni
Unite ha istituito in base pressione della Campagna Internazionale per l'Abolizione delle Armi Nucleari
(ICAN), di cui come Disarmisti esigenti siamo parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e
non, grazie a l'introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile e dell'insieme
della Umanità.
In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace del 1947 definì smilitarizzato e neutrali, siamo
particolarmente felici e coinvolti nel percorso proibizionista.
Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti militari di transito nucleare, Trieste in
Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. E la presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile prevenire
seriamente gli incidenti, che possono scaturire dai motori a propulsione nucleare delle navi, dalla presenza
a bordo di armi di distruzione di massa, e dalla possibilità di diventare un bersaglio nucleare.
Inoltre, il segreto imposto "per motivi di sicurezza" sulle notizie necessarie per una puntuale informazione,
impedisce la valutazione del rischio in relazione ai pericoli esistenti; esso costringe le istituzioni a omettere
parti importanti di informazioni e di conseguenza nasconde le situazioni di pericolo per la popolazione.
Pertanto, proponiamo alla Conferenza di Vienna per la revisione del TPNW l'avvio di casi studio sul rischio,
e sulla mancanza di trasparenza in materia nucleare, da affidare alla Scuola di Prevenzione Nucleare
dell'Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro Internazionale per la Fisica Teorica di Miramare a Trieste.
Interessanti casi di studio si potrebbero intraprendere anche per i dodici porti nucleari militari italiani (oltre
a Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli, Gaeta, Livorno, La Spezia, La
Maddalena e Cagliari) e per le basi aeree nucleari terrestri di Aviano e Ghedi. E chiediamo – sempre
ispirandosi al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari – una ripresa dei colloqui per la
denuclearizzazione del Mare Mediterraneo, che coinvolga il nostro Golfo: teniamo sempre presente che
esso è legalmente vincolato dal Trattato di Pace con l'Italia dopo la Seconda guerra mondiale, alla
Demilitarizzazione e alla Neutralità. Oggi, a cinque anni dalla sua approvazione, il Trattato di proibizione
delle armi nucleari è finalmente entrato in vigore e siamo stati, popolo della pace, a Vienna per esaminarne
il contenuto e l'attuazione. Abbiamo invitato gli Stati firmatari a considerare la proposta, e la sua fattibilità,
resa possibile dai due Trattati citati nel Documento di lavoro del 2017: il divieto nucleare o TPNW e il
Trattato di pace del 1947 con l'Italia.
Un invito particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con l'Italia,
per il diritto di utilizzo del Porto Franco Internazionale di Trieste: Austria, Cechia, Francia, Great Gran
Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria e tutti i paesi emersi dalla Jugoslavia e
dall'Unione Sovietica.
Oltre a quanto menzionato, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, sono coinvolti nel
Trattato di pace con l'Italia anche Grecia, India, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa".
Luigi Mosca apprezza il tentativo di coinvolgere gli Stati nucleari dialogando e non
semplicemente contrapponendosi. Questo è possibile con più facilità mettendo al
centro, rischio piuttosto che gli argomenti strettamente giuridici, il rischio della
guerra anche per errore, che impatta soprattutto sull’emisfero Nord, dove sono
concentrate le potenze “atomiche”.
Daniele Barbi, del comitato antinucleare di Trier, ha sottolineato l’importanza del
discorso fatto dal governo tedesco, anche se ci si sarebbe potuti aspettare ancora di
più, stante le promesse elettorali delle forze che hanno dato vita alla “coalizione
semaforo”, oggi al potere.
La Germania a Vienna ha fatto un discorso importante: è preoccupata perché il disarmo non procede ed in
questo senso considera un percorso utile quello che ruota intorno al TPNW, anche se non aderisce al
Trattato.
Discussione finale sulla paura da controllare razionalmente e indirizzare verso sbocchi costruttivi: la
presentazione al Senato di un DDL di ratifica del TPNW
Essere preoccupati per l’escalation nucleare è giusto, purché la paura non degeneri in panico, ma occorre
saper indicare sbocchi costruttivi che appaiano credibilmente alla portata pratica. Anche per questo è utile
che la prospettiva del TPAN entri nel dibattito elettorale ed a questo scopo è utile la presentazione del DDL
di ratifica al Senato.
Roberto Cotti, già senatore impegnato per l'adesione italiana al TPAN, ha informato su interlocuzioni in
corso con numerosi parlamentari italiani per verificare la possibilità di presentare, in questa legislatura,
una proposta di legge “simbolica” sulla ratifica del TPAN da parte italiana che possa costituire da punto
di riferimento per successive campagne di ratifica sotto campagna elettorale e nella prossima legislatura.
Tra i parlamentari consultati l’interesse c’è, sia da parte di alcuni che sostengono la maggioranza che di
esponenti dell’opposizione. Entro un paio di settimana potrebbe essere possibile un incontro tra alcuni di
essi e rappresentanti di associazioni che hanno lavorato per il successo del TPAN.
La senatrice Elena Fattori, presente, ha confermato la sua disponibilità a impegnarsi su questo punto della
presentazione del DDL.
Della delegazione WILPF dall’Italia faceva parte anche Enrica Lomazzi, il cui
intervento nel nostro incontro online è stato relativo alla necessità di effettuare la
massima convergenza nelle azioni sia istituzionali che della società civile. A tale
proposito, quando sono stati nominati i deputati e senatori sensibili all'argomento
della ratifica del TPNW da parte dell'Italia ha suggerito di coinvolgere la Boldrini in
considerazione della sua partecipazione come parlamentare per il TPNW a Vienna.
Elio Pagani, di Abbasso la Guerra, riafferma l’utilità di aver commissionato a IALANA Italia, un parere
giuridico sulla illegalità delle armi nucleari in Italia, uno studio pubblicato dalla Multimage e redatto dagli
avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo. La presenza del nucleare statunitense in Italia resta un tabù,
circondato dal segreto di Stato: per questo motivo affrontare il problema da una angolatura tecnica può
sensibilizzare e scuotere i cittadini e indirizzare l’auspicata protesta anche con l'ausilio delle numerose
azioni legali prospettate.
Proposte e impegni di attività emersi nella discussione
Vertice NATO a Madrid. Previste manifestazioni di protesta
6 luglio a Strasburgo
7 luglio? (da verificare) Riunione DDL al senato per ratifica del TPAN (da confermare)
Azioni legali suggerite da IALANA (Studio commissionato da Abbasso la guerra)
Marcia Mondiale a Trieste*
Ad agosto la revisione del TNP a New York
Pubblicizzare i contenuti di Vienna (anche l’appoggio agli obiettori ucraini e russi, secondo le linee indicate
da “GIVE PEACE A CHANCE).
Sulla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza abbiamo ricevuto successivamente via mail questa nota
da Tiziana Volta, membro del Coordinamento mondiale di Mondo senza guerre e senza violenza: “Entro il 2
ottobre 2022 si saprà da quale città/paese partirà e arriverà nella sua terza edizioni. Essendo passata anche
nelle prime due edizioni non si esclude assolultamente che sarà così anche nel 2024-25 insieme a tante altre
città italiane. Non sappiamo allo stato attuale quando e come…nel senso da quale parte sarà l'entrata
italiana della terza edizione. Per tutta una serie di riflessioni sono propensa a pensare che potrebbe essere
di nuovo Trieste. Inoltre si sta lavorando per far partire dall'italia (prima base Reggio Calabria) un focus sul
Mediterraneo.. con obiettivo (attraverso il progetto Mediterraneo mar de paz) di una conferenza sulla
Peace boat durante la terza marcia mondiale”.
Elenco partecipanti alla riunione del 26 giugno
Alfonso Navarra organizzatore
Da Vienna
Patrizia Sterpetti
Alessandro Capuzzo
Enrica Lomazzi
Davide Bertok
Sandrino Ciani
Del coordinamento antinucleare europeo
Antonia Sani
Daniele Barbi
Ennio Cabiddu
Luigi Mosca
Parlamentari per il disarmo nucleare
Roberto Cotti
Elena Fattori
Attivisti
Rosa Amodei
Filippo Betassa
Stefania Bovaro
Giuseppe Bruzzone
Pier Carlo Racca
Giuseppe Dima
Nella Ginatempo
Marco Giorgino
Ada Guidi
Elio Pagani
Rosario Lombardi
Serena Marcolin
Debora Mazzeo
Franca Niccolini
Giuseppe Pignatori
Alessandra T.
Alfredo Venia
Tiziana Volta
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