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Giorgia Meloni si presenta in Spagna al comizio di una forza politica che si richiama apertamente al franchismo e comincia a urlare slogan di una superficialità e una violenza inaudite contro la comunità Lgbt, contro l’aborto (e quindi contro le donne), contro i migranti, contro qualunque idea di diritto, progresso e conquista degli ultimi 50 anni.
E quando qualcuno le fa notare che i toni e la location ricordano da vicino il fascismo e i temi sono gli stessi identici di Putin, lei risponde nell’unico modo in cui sa fare: minacciando di querelare tutti, giornalisti, politici, opinionisti, persino scrittori.
A me, “cara” Giorgia, non fanno paura le minacce di querele.
A me fa paura che la leader del primo partito italiano (secondo i sondaggi) abbia una visione della civiltà e dei diritti ferma al 1922.
A me fa paura che la principale aspirante premier del mio Paese non abbia mai celebrato il 25 aprile, si sia dichiarata gioiosamente “non antifascista”, non abbia mai allontanato o preso le distanze da fascisti dichiarati all’interno del suo partito.
A me, infine, fa paura che, nelle stesse ore in cui lei ringhiava a Marbella, a Belluno una insegnante trans di 58 anni di nome Cloe Bianco, sola e isolata dal mondo in un camper, si dava fuoco dopo che le è stato impedito di insegnare semplicemente perché voleva essere sé stessa.
Ecco cos’è, la potentissima “lobby Lgbt” di cui straparla: una persona costretta a uccidersi per essere finalmente accettata come essere umano.
E, se avesse un briciolo di dignità e umanità, oggi, invece di minacciare querele, chiederebbe scusa. Non a noi ma a tutte le Cloe del mondo.( Lorenzo Tosa )

Sorgente: da ricerca Facebook

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