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“Ho indossato il guanto nero sulla mano destra e Carlos quello sinistro dello stesso paio. Il mio pugno voleva significare il potere dell’America Nera. Quello di Carlos l’unità dell’America Nera. Insieme abbiamo formato un arco di unità e di forza”.
77 anni John Carlos, 78 Tommie Smith.
Velocisti meravigliosi uniti dal tempo, attivisti coraggiosi uniti da un guanto nero.
A Città del Messico ’68, dopo aver conquistato un oro e un bronzo nei 200 metri, diedero vita alla più famosa protesta nella storia dello sport olimpico e mondiale.
Salirono sul podio senza scarpe, indossando delle semplici calze nere, con il capo chino e con un pugno sollevato, stretto in un guanto scuro.
Un iconico e silenzioso momento di ribellione, un inno al potere nero.
“Sentivamo fosse necessario, soprattutto alla luce del fatto che quelle del ’68 erano le prime Olimpiadi trasmesse nelle televisioni di tutto il mondo. Le immagini erano a colori. Volevamo che tutti sapessero che rappresentavamo l’America, sì, ma in particolare l’America Nera.
Le calze nere enfatizzavano il fatto che negli Stati Uniti, il più grande Paese al mondo, avevamo tantissime persone di colore che dovevano affrontare l’estrema povertà. Con quelle calze volevamo rappresentare i tanti ragazzi che non avevano nemmeno le scarpe per andare a scuola.
Penso che ciò che distruggerà questo Paese, più di tutto il resto, sarà l’ineguaglianza che dovranno costantemente soffrire sulla propria pelle le varie minoranze”.

Sorgente: R-Esistenza | Facebook

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