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Sono quasi 50mila lavoratori delle ferrovie in sciopero oggi, dopodomani e venerdì, ma praticamente i disagi ci saranno fino a sabato, tanto che il governo ha esortato tutti a non mettersi in viaggio

dal nostro corrispondente Antonello Guerrera

LONDRA. È il più grande sciopero del Regno Unito da 30 anni a questa parte per quella che si preannuncia una settimana di inferno per tutti i cittadini. Anzi, l’estate del malcontento, come oramai si teme viste le tensioni sociali crescenti, simili a quelle dell’inverno del malcontento, ossia la celebre citazione dal Riccardo III di Shakespeare e poi omonima stagione di forte tensioni sociali negli anni Settanta, quando il Paese venne travolto da scioperi e blocchi per chiedere salari maggiorati durante il fallimentare governo laburista del primo ministro James Callaghan.

 

 

Disagi fino a sabato

Sono quasi 50mila lavoratori delle ferrovie in sciopero oggi, dopodomani e venerdì, ma praticamente i disagi ci saranno fino a sabato, tanto che il governo ha esortato tutti a non mettersi in viaggio se non per motivi “assolutamente irrinunciabili” o “necessari”. In pratica viaggerà solo un quinto dei treni (4500 su 20.000), che viaggeranno dalle 7 di mattina fino alle 19 di sera e metà del Paese resterà assolutamente isolato.

L’agitazione è stata decisa dal sindacato Rmt (Rail, Maritime and Transport) per le condizioni dei lavoratori dell’ente ferroviario Railway Network, sia quelli operativi nelle stazioni sia gli operai sulla rete. L’associazione di categoria chiede un aumento salariale deciso (circa del 7%) vista l’inflazione galoppante (oramai vicina all’11%) e il servizio ridotto dei trasporti post pandemia che ha ridotto le entrate dei suoi assistiti. L’azienda ha risposto picche, limitandosi a offrire l’1% di aumento in busta paga e potenzialmente del 2% se ci saranno nuovi tagli. Questo perché, sempre secondo Railway Network, il mantenimento delle linee ferroviarie costa circa 20 miliardi all’anno, mentre gli introiti dei biglietti dei viaggiatori scavallano al massimo i 4 miliardi.

 

 

Trattativa fallita

Insomma, la trattativa era destinata a fallire e così è stato. Il governo di Boris Johnson ha criticato duramente la mossa del sindacato Rmt “che provocherà incredibili disagi per i cittadini”, mentre il leader laburista Keir Starmer ha adottato, e non è una novità, un compromesso, dichiarando comprensione per gli scioperanti catechizzando però i suoi deputati a non partecipare ai picchetti (cosa che i più socialisti come il corbyniano John McDonnell hanno invece subito fatto). Addirittura, negli ultimi giorni i ministri dell’esecutivo Johnson hanno minacciato il ricorso a lavoratori interinali per coprire le assenze di quelli ufficiali in sciopero. Una tentazione che ha sdegnato i sindacati e la sinistra.

Tuttavia, anche questa soluzione sembra solo un ‘wishful thinking’ per Boris Johnson, dal momento che non si trovano lavoratori nel Regno Unito e la disoccupazione è ai minimi da 40 anni al 3,5%. Una carenza accentuata dalle rigidità della Brexit in termini di migrazione e che ora si sta facendo sentire pesantemente soprattutto nel settore del turismo e negli aeroporti, dove si sussegue il caos oramai da settimane, come hanno dimostrato le immagini delle montagne di bagagli bloccati a Heathrow.

 

 

Easy Jet ha cancellato ieri centinaia di voli estivi, lo stesso hanno fatto nei giorni scorsi British Airways e altre compagnie, che scaricano le responsabilità sulla disorganizzazione degli aeroporti. In ogni caso, il problema principale è uno: durante la pandemia sono stati licenziati migliaia di lavoratori negli scali e delle compagnie. Ora è un problema colmare il vuoto che hanno lasciato perché per assumere i loro sostituti, c’è un lunga trafila burocratica in nome della sicurezza dei passeggeri.

Non solo. Ci sono altri scioperi in arrivo: British Airways, insegnanti, eccetera. Insomma, si preannuncia una estate thatcheriana per Boris Johnson, con sempre più malcontento nel Regno Unito.

Sorgente: Gran Bretagna, inizia oggi lo sciopero dei trasporti più grande degli ultimi 30 anni – la Repubblica

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