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29 March 2024
0 6 minuti 2 anni

Attesa la sentenza di primo grado sull’accusa di favoreggiamento dell’emigrazione clandestina contro Andrea Costa e due volontarie. Rischiano tra 6 e 18 anni di carcere: hanno aiutato 10 migranti ad andare a Ventimiglia

Meno undici euro e nove centesimi. È il saldo, in rosso, che gli inquirenti hanno trovato sul conto corrente di Andrea Costa a novembre 2016. Due mesi prima la Direzione distrettuale anti-mafia (Dda) aveva iniziato a indagare sul presidente di Baobab Experience, e altri due uomini, con una pesante ipotesi di reato: associazione a delinquere «finalizzata allo sfruttamento degli immigrati». L’ipotesi è caduta, ma nel corso dell’inchiesta Costa e due volontarie sono state accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anzi, dell’emigrazione clandestina. È attesa oggi la sentenza di primo grado.

TUTTO INIZIA il 26 settembre 2016 con un rapporto della squadra mobile di Roma secondo cui Costa e altri due uomini avrebbero costituito un «sodalizio criminale». Le attività umanitarie che portano avanti sarebbero un paravento per azioni illecite che hanno lo scopo di ottenere soldi dai migranti e l’assegnazione di un vero centro di accoglienza dalle istituzioni. È da circa un anno che i volontari del Baobab, dopo la chiusura dell’omonima struttura gestita da altre persone, piazzano tende, distribuiscono cibo e forniscono informazioni ai migranti che passano da via Cupa. Quella stradina, a due passi dal cimitero capitolino del Verano, è diventata un punto di riferimento per molti cittadini stranieri. Soprattutto quelli che vogliono proseguire il viaggio verso altri paesi europei. Dal punto di vista degli inquirenti, invece, via Cupa è uno snodo di una rete più ampia per il traffico di persone.

IL 2016 NON È UN ANNO qualunque. Gli sbarchi si sono impennati nel 2014, ma è due anni dopo che segnano il record di 181.436 persone. Per molte di loro l’Italia non è una meta, ma solo un’altra tappa. Li chiamano «transitanti» ed è soprattutto a loro che Baobab offre assistenza. Questi migranti vivono una condizione particolare: meno si vedono, meglio è per tutti. Per loro che vogliono andare via senza lasciare tracce. Ma anche per le autorità italiane che hanno interesse a farli passare ma sono criticate dai partner europei per i «movimenti secondari», cioè tra le frontiere interne dell’Ue.

SEMPRE NEL 2016 il clima cambia e si intensifica la criminalizzazione della solidarietà. In mare, con le prime inchieste contro le Ong, ma non solo. Marco Minniti (Pd) è sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega ai servizi segreti e diventerà ministro dell’Interno a dicembre. Sarà il regista del memorandum italo-libico del febbraio 2017 e condurrà una dura campagna contro le navi umanitarie. Intanto da un paio d’anni la Direzione nazionale antimafia (Dna) si è convinta di poter fermare l’immigrazione illegale con «gli stessi metodi usati contro la criminalità organizzata», come hanno rivelato a maggio 2021 Lorenzo D’Agostino e Zach Campbell in un’inchiesta per The Intercept. Questa strategia porta all’arresto di decine di migranti accusati di essere trafficanti, magari solo per aver guidato durante la traversata, e a indagini e procedimenti contro gli attivisti.

DI TUTTO QUESTO a via Cupa non sanno ancora nulla, ma in ogni caso intercettazioni, pedinamenti e perquisizioni non portano da nessuna parte. Dell’associazione a delinquere si perde traccia. Il fascicolo passa dalla Dda alla procura ordinaria che si concentra su un singolo episodio. Il 30 settembre l’accampamento è stato sgomberato definitivamente. Nei giorni successivi i volontari si arrabattano come possono: mandano alcuni migranti a dormire in una ex sede elettorale di Stefano Fassina (allora Sel); chiedono una mano a Konrad Krajewski, elemosiniere del papa; cercano due carrozzine; aiutano due donne e una coppia ad andare a Milano e nove sudanesi e un ciadiano a raggiungere Ventimiglia.

LO ZOOM DELLA PROCURA si stringe su questo viaggio. Costa e una volontaria raccolgono 250 euro, con una colletta, per pagare l’autobus e permettere ai migranti di andare al centro della Croce rossa nella cittadina ligure. Un’altra volontaria li accompagna. Tutti e tre vengono accusati di favoreggiamento: la loro condotta avrebbe avuto lo scopo di far raggiungere illegalmente la Francia ai migranti. Nonostante i 10 oltralpe non arrivino mai: intercettati dalle forze dell’ordine sono spediti a Taranto.

I TRE IMPUTATI, difesi dall’avvocato Francesco Romeo, rischiano tra 6 e 18 anni di reclusione. In sede di udienza preliminare hanno chiesto il rito abbreviato e oggi pomeriggio ci sarà la sentenza. Solidarietà è arrivata da esponenti politici e Ong. La relatrice speciale Onu sui difensori dei diritti umani Mary Lawlor ha twittato: «Spero in una chiara risoluzione del caso, che non sarebbe dovuto essere perseguito. Bisogna mettere fine alla criminalizzazione della solidarietà con i migranti». Per Romeo «manca la volontà politica di modificare la formulazione del reato di favoreggiamento escludendo chi fornisce assistenza umanitaria».

IN SETTE ANNI Baobab ha assistito 95mila persone. Il centro d’accoglienza che avrebbe motivato le attività solidali non è mai arrivato. Le istituzioni hanno continuato a ostacolare i volontari e sgomberare i migranti, anche dopo il trasferimento dietro la stazione Tiburtina.

Sorgente: Baobab, è il giorno del giudizio | il manifesto

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