0 13 minuti 2 anni

Si chiamava Patrick Lyoya, 26enne originario della Repubblica Democratica del Congo, arrivato negli Usa come rifugiato. Fermato il 4 aprile per una verifica sulla targa del suo mezzo, ha tentato la fuga, finendo con l’essere ucciso al termine di una colluttazione. Il capo della polizia vuole trasparenza e autorizza la diffusione dei video sull’accaduto. E nelle strade è protesta

GRAND RAPIDS (MICHIGAN) – La polizia di Grand Rapids, nel Michigan, rischia di essere travolta da una tempesta simile a quella che investì i colleghi di Minneapolis dopo il caso George Floyd. Anche questa volta c’è di mezzo la morte di un nero, il 26enne Patrick Lyoya, ucciso il 4 aprile da un agente dopo essere stato fermato per un controllo stradale. La dinamica è diversa rispetto al caso Floyd, spirato mentre ammanettato a terra invocava disperatamente che gli fosse tolto il ginocchio sul collo che gli impediva di respirare. Lyoya, invece, fermato per una verifica della targa che non corrispondeva al mezzo di cui era al volante, ha tentato di fuggire, poi ha ingaggiato un lungo corpo a corpo con un agente. Una interminabile lotta durante la quale Lyoya avrebbe impedito al poliziotto di usare il taser, forse il dispositivo non ha nemmeno funzionato. Fino al drammatico finale: quando l’agente sembra avere finalmente la meglio, bloccando faccia a terra il 26enne col peso del suo corpo, improvvisamente estrae la pistola e fa fuoco più volte contro la nuca di Patrick Lyoya.

La famiglia del giovane, originario della Repubblica Democratica del Congo, ha immediatamente parlato di “esecuzione”. Il nuovo capo della polizia di Grand Rapids, Eric Winstrom, rispondendo al bisogno di trasparenza, ha autorizzato la diffusione di alcuni video sull’accaduto. Uno, in particolare, mostra per intero la terribile sequenza. E’ il video girato dalla persona che si trovava nel mezzo guidato da Lyoya.

Il filmato è stato diffuso da Fox17 con questo tweet, preceduto dalla doverosa avvertenza sulla durezza del contenuto: si assiste alla morte di un uomo.

 

 

“Vedo una tragedia”, il commento di Winstrom. Il corpo a corpo dura circa 90 secondi, si sente l’agente urlare “lascia il taser!”. “Secondo quanto ho potuto vedere, quel taser non funzionava, non faceva contatto”, il commento di Winstrom, che conclude: “Poi Lyoya viene sparato alla testa. E per adesso è l’unica informazione in mio possesso”. La polizia del Michigan ha aperto un’inchiesta, è stata svolta l’autopsia sulla vittima e si attende l’esito dei test tossicologici. L’identità dell’agente non è stata rivelata. Si sa solo che era in servizio da sette anni ed è stato posto in permesso retribuito per la durata dell’indagine, affidata al procuratore Chris Becker, contrario alla diffusione pubblica delle immagini: “E’ stata un’iniziativa di Winstrom”. Becker dovrà decidere se muovere formali accuse contro l’operato dell’agente per un uso sproporzionato della forza, ma intanto fa sapere che i tempi non saranno brevi: “I video sono importanti, ma non esauriscono il campo delle prove”.

Patrick Lyoya aveva due sorelle e cinque fratelli, tutti più giovani di lui. Era arrivato negli Usa con la famiglia con lo status di rifugiato in fuga dalle violenze del suo Paese. Decine di persone si sono radunate nel centro di Grand Rapids per protestare. La manifestazione, già programmata in piazza Rosa Parks, è stata anticipata dopo la pubblicazione dei video. I manifestanti si sono spostati davanti al quartier generale della polizia, riportano i media locali. Molti sorreggevano cartelli con su scritto ‘Black Lives Matter’ e urlavano il motto del movimento per i diritti dei neri di cui George Floyd è diventato il simbolo. Non ci sono stati momenti di tensione, quando la folla ha visto gli agenti in tenuta anti-sommossa fuori dal quartier generale ha espresso la sua rabbia in modo pacifico. Gli organizzatori della marcia alla fine hanno chiesto di rientrare tutti a casa. Un’altra protesta è prevista alle 17 ora locale, le 23 in Italia.

GRAND RAPIDS (MICHIGAN) – La polizia di Grand Rapids, nel Michigan, rischia di essere travolta da una tempesta simile a quella che investì i colleghi di Minneapolis dopo il caso George Floyd. Anche questa volta c’è di mezzo la morte di un nero, il 26enne Patrick Lyoya, ucciso il 4 aprile da un agente dopo essere stato fermato per un controllo stradale. La dinamica è diversa rispetto al caso Floyd, spirato mentre ammanettato a terra invocava disperatamente che gli fosse tolto il ginocchio sul collo che gli impediva di respirare. Lyoya, invece, fermato per una verifica della targa che non corrispondeva al mezzo di cui era al volante, ha tentato di fuggire, poi ha ingaggiato un lungo corpo a corpo con un agente. Una interminabile lotta durante la quale Lyoya avrebbe impedito al poliziotto di usare il taser, forse il dispositivo non ha nemmeno funzionato. Fino al drammatico finale: quando l’agente sembra avere finalmente la meglio, bloccando faccia a terra il 26enne col peso del suo corpo, improvvisamente estrae la pistola e fa fuoco più volte contro la nuca di Patrick Lyoya.

La famiglia del giovane, originario della Repubblica Democratica del Congo, ha immediatamente parlato di “esecuzione”. Il nuovo capo della polizia di Grand Rapids, Eric Winstrom, rispondendo al bisogno di trasparenza, ha autorizzato la diffusione di alcuni video sull’accaduto. Uno, in particolare, mostra per intero la terribile sequenza. E’ il video girato dalla persona che si trovava nel mezzo guidato da Lyoya.

Il filmato è stato diffuso da Fox17 con questo tweet, preceduto dalla doverosa avvertenza sulla durezza del contenuto: si assiste alla morte di un uomo.

 

 

“Vedo una tragedia”, il commento di Winstrom. Il corpo a corpo dura circa 90 secondi, si sente l’agente urlare “lascia il taser!”. “Secondo quanto ho potuto vedere, quel taser non funzionava, non faceva contatto”, il commento di Winstrom, che conclude: “Poi Lyoya viene sparato alla testa. E per adesso è l’unica informazione in mio possesso”. La polizia del Michigan ha aperto un’inchiesta, è stata svolta l’autopsia sulla vittima e si attende l’esito dei test tossicologici. L’identità dell’agente non è stata rivelata. Si sa solo che era in servizio da sette anni ed è stato posto in permesso retribuito per la durata dell’indagine, affidata al procuratore Chris Becker, contrario alla diffusione pubblica delle immagini: “E’ stata un’iniziativa di Winstrom”. Becker dovrà decidere se muovere formali accuse contro l’operato dell’agente per un uso sproporzionato della forza, ma intanto fa sapere che i tempi non saranno brevi: “I video sono importanti, ma non esauriscono il campo delle prove”.

Patrick Lyoya aveva due sorelle e cinque fratelli, tutti più giovani di lui. Era arrivato negli Usa con la famiglia con lo status di rifugiato in fuga dalle violenze del suo Paese. Decine di persone si sono radunate nel centro di Grand Rapids per protestare. La manifestazione, già programmata in piazza Rosa Parks, è stata anticipata dopo la pubblicazione dei video. I manifestanti si sono spostati davanti al quartier generale della polizia, riportano i media locali. Molti sorreggevano cartelli con su scritto ‘Black Lives Matter’ e urlavano il motto del movimento per i diritti dei neri di cui George Floyd è diventato il simbolo. Non ci sono stati momenti di tensione, quando la folla ha visto gli agenti in tenuta anti-sommossa fuori dal quartier generale ha espresso la sua rabbia in modo pacifico. Gli organizzatori della marcia alla fine hanno chiesto di rientrare tutti a casa. Un’altra protesta è prevista alle 17 ora locale, le 23 in Italia.

26enne originario della Repubblica Democratica del Congo, arrivato negli Usa come rifugiato. Fermato il 4 aprile per una verifica sulla targa del suo mezzo, ha tentato la fuga, finendo con l’essere ucciso al termine di una colluttazione. Il capo della polizia vuole trasparenza e autorizza la diffusione dei video sull’accaduto. E nelle strade è protesta

GRAND RAPIDS (MICHIGAN) – La polizia di Grand Rapids, nel Michigan, rischia di essere travolta da una tempesta simile a quella che investì i colleghi di Minneapolis dopo il caso George Floyd. Anche questa volta c’è di mezzo la morte di un nero, il 26enne Patrick Lyoya, ucciso il 4 aprile da un agente dopo essere stato fermato per un controllo stradale. La dinamica è diversa rispetto al caso Floyd, spirato mentre ammanettato a terra invocava disperatamente che gli fosse tolto il ginocchio sul collo che gli impediva di respirare. Lyoya, invece, fermato per una verifica della targa che non corrispondeva al mezzo di cui era al volante, ha tentato di fuggire, poi ha ingaggiato un lungo corpo a corpo con un agente. Una interminabile lotta durante la quale Lyoya avrebbe impedito al poliziotto di usare il taser, forse il dispositivo non ha nemmeno funzionato. Fino al drammatico finale: quando l’agente sembra avere finalmente la meglio, bloccando faccia a terra il 26enne col peso del suo corpo, improvvisamente estrae la pistola e fa fuoco più volte contro la nuca di Patrick Lyoya.

La famiglia del giovane, originario della Repubblica Democratica del Congo, ha immediatamente parlato di “esecuzione”. Il nuovo capo della polizia di Grand Rapids, Eric Winstrom, rispondendo al bisogno di trasparenza, ha autorizzato la diffusione di alcuni video sull’accaduto. Uno, in particolare, mostra per intero la terribile sequenza. E’ il video girato dalla persona che si trovava nel mezzo guidato da Lyoya.

Il filmato è stato diffuso da Fox17 con questo tweet, preceduto dalla doverosa avvertenza sulla durezza del contenuto: si assiste alla morte di un uomo.

 

 

“Vedo una tragedia”, il commento di Winstrom. Il corpo a corpo dura circa 90 secondi, si sente l’agente urlare “lascia il taser!”. “Secondo quanto ho potuto vedere, quel taser non funzionava, non faceva contatto”, il commento di Winstrom, che conclude: “Poi Lyoya viene sparato alla testa. E per adesso è l’unica informazione in mio possesso”. La polizia del Michigan ha aperto un’inchiesta, è stata svolta l’autopsia sulla vittima e si attende l’esito dei test tossicologici. L’identità dell’agente non è stata rivelata. Si sa solo che era in servizio da sette anni ed è stato posto in permesso retribuito per la durata dell’indagine, affidata al procuratore Chris Becker, contrario alla diffusione pubblica delle immagini: “E’ stata un’iniziativa di Winstrom”. Becker dovrà decidere se muovere formali accuse contro l’operato dell’agente per un uso sproporzionato della forza, ma intanto fa sapere che i tempi non saranno brevi: “I video sono importanti, ma non esauriscono il campo delle prove”.

Patrick Lyoya aveva due sorelle e cinque fratelli, tutti più giovani di lui. Era arrivato negli Usa con la famiglia con lo status di rifugiato in fuga dalle violenze del suo Paese. Decine di persone si sono radunate nel centro di Grand Rapids per protestare. La manifestazione, già programmata in piazza Rosa Parks, è stata anticipata dopo la pubblicazione dei video. I manifestanti si sono spostati davanti al quartier generale della polizia, riportano i media locali. Molti sorreggevano cartelli con su scritto ‘Black Lives Matter’ e urlavano il motto del movimento per i diritti dei neri di cui George Floyd è diventato il simbolo. Non ci sono stati momenti di tensione, quando la folla ha visto gli agenti in tenuta anti-sommossa fuori dal quartier generale ha espresso la sua rabbia in modo pacifico. Gli organizzatori della marcia alla fine hanno chiesto di rientrare tutti a casa. Un’altra protesta è prevista alle 17 ora locale, le 23 in Italia.

Sorgente: In Michigan afroamericano ucciso da agente di polizia con colpi di pistola alla nuca – la Repubblica

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