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Governare con il terrore. Propaganda e potere nell'epoca dell'informazione globalizzata

Governare con il terrore. Propaganda e potere nell’epoca dell’informazione globalizzata

C’erano una volta: gli indiani “cattivi”, il “pericolo giallo”, i comunisti mangiatori di bambini… I babau ci sono ancora, declinati nelle varianti neoliberiste di spauracchi di massa tipo terroristi islamici, nord-coreani, e per accennare al ritorno in grande stile del thriller all’italiana, persino i filo-putiniani e i no-vax. Il nodo viscido dell’andazzo è questo: con il progressivo svaporare delle ideologie, il terrore è divenuto più che mai il collante con cui il potere coatta e gestisce il consenso popolare. Una strategia intrinseca all’affermazione planetaria degli stati capitalisti: nell’immaginario collettivo alimentato dai media di stato — sulla scorta di veline, propaganda, strumenti vari di distrazione di massa — il “nemico” va ancora come il pane. E siccome la storia non insegna niente, si ripete.

Come scrive Giorgio Bianchi nel suo Governare con il terrore. Propaganda e potere nell’epoca dell’informazione globalizzata (Meltemi, 2022):

“La tendenza a coltivare e a dirottare scientemente la sensazione di paura generalizzata è ampiamente utilizzata per fare fronte alla crisi apparentemente irreversibile di credibilità della politica e del mondo dell’informazione. Infatti tra i prodotti più venduti attraverso lo sfruttamento di sensazioni di angoscia e di paura, ci sono sicuramente il “prodotto politico” e il “prodotto giornalistico.” (pag. 17)

Parole sante. Da sempre concentrato sui temi delle guerre e della politica, Giorgio Bianchi è documentarista e scrittore “impegnato” (si sarebbe detto una volta), e il dio del giornalismo non regimentato possa rendergliene merito: questa sua ampia indagine sulla propaganda di potere, è fluviale, divisa in due tomi robustissimi (311 pagine il primo, 511 il secondo), focalizzata in senso diacronico — per ripetermi — sui legami intrinseci – quanto ottundenti – che intercorrono tra globalismo e informazione.

“La capacità di suscitare un sentimento di paura e di tensione emotiva è uno dei metodi più efficaci per radunare le masse e indirizzarle nella direzione desiderata”. (pag. 22)

Costringendomi a un altro esempio italiano, questa volta d’antan: negli anni della cosiddetta “strategia della tensione” lo Stato profondeva retorica e rigore per combattere il terrorismo, peccato che sottotraccia ne benedicesse le stragi, “nere” e a suon di bombe. Non è questione di credere o meno nei complotti: gli armadi dei governi mondiali sono stipati di scheletri mai rinvenuti, e come bene spiega Governare con il terrore è con l’incertezza e la paura diffuse che si mantiene il consenso di massa. Più le crisi si protraggono, sottraendo certezze ai cittadini, più questi riversano la loro fiducia (cieca al punto da risultare ottusa) in uno Stato che col sostegno dei media e della scienza garantisce a parole il ripristino della stabilità sociale (di fatto garantendosi la propria).

Con l’implosione dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti paradigma del nuovo potere capitalista, sono assurti a ruolo di gendarmi del mondo: gli attentati interni dell’11 settembre (il terrore planetario derivato da quegli attentati) ne consolidano l’investitura, divenendo pretesto per un piano di riordino dell’ordine mondiale. Due le direttive ideologiche su cui poggia: la guerra preventiva e la prevenzione del terrorismo su vasta scala. Come dire gendarmismo e paternalismo come strategie di mantenimento del potere.

Il libro di Giorgio Bianchi è un testo densissimo, meritevole di letture meditate. Un insistito introdurre, ribadire, declinare il concetto in una folla funzionale di citazioni, documenti, “parentesi”, dati, numeri, inchieste, estratti da libri, menzogne svelate, teorie e prassi del controllo di massa, scenari di guerra del passato e del passato più recente. Tenendo anche in mente che esistono conflitti visibili e invisibili: i conflitti combattuti per il controllo territoriale dagli eserciti, e i conflitti con l’intento non dichiarato del dominio assoluto sulle coscienze e sulle libertà dei cittadini. Come dovrebbe dimostrare ai meno succubi e terrorizzati fra di loro, l’affaire della gestione pandemica ancora in corso.

Nell’ottimo lavoro di Giorgio Bianchi le irrazionali coercizioni ispirate dalla pandemia (peggiori di tutti, le coercizioni italiane) occupano, non a caso, un centinaio di pagine. Se esisteranno ancora il libero pensiero e i libri di storia, quella tracciata da Draghi & Co. con il pretesto del Covid, rappresenta infatti una pagina criminogena sulla quale si soffermeranno le generazioni future. Per farvi un’idea di come le lobby di potere hanno gestito e gestiscono l’informazione scientifica (?) sulla pandemia, accenno alle pressioni subite dalla scienziata sudafricana scopritrice della “contagiosissima e pericolosissima” (a proposito di governare col terrore) variante Omicron.

“Angelique Coetzee, la ricercatrice che per prima ha scoperto la variante Omicron del Covid-19, ha dichiarato nel corso di un’intervista al quotidiano australiano ‘Daily Telegraph’ di avere subito pressioni da parte delle potenze europee e della comunità internazionale di scienziati dopo aver affermato che la nuova variante era di bassa gravità. ‘A causa di tutte le mutazioni del Covid, tutti questi scienziati e politici che non provengono dal Sudafrica mi hanno contattata dicendomi che avevo torto riguardo quanto avevo affermato, che si trattava di una malattia seria… Mi hanno detto che non avevo idea di cosa stessi parlando e hanno continuato ad attaccarmi.” (pag. 253)

Episodi simili, altrettanto disgustosi, sono stati inscenati in Italia tutti i giorni e a ogni ora sui teleschermi delle tv ufficiali. Vittime designate intellettuali e giornalisti non conformi alle versioni di Stato su effetti collaterali, efficacia e legittimità del green pass. L’aspetto che più preoccupa è l’obbedienza massiva — tra fede vaccinista e ricatti via green pass — con cui la maggioranza degli italiani ha risposto alla chiamata di gruppo per l’inoculazione. La pandemia di Covid-19 e il terrore (strumentale) che ne è scaturito, rappresenta la cartina tornasole di un pianeta genuflesso alle logiche e alle finte verità del globalismo capitalista.

Per questo Governare con il terrore è un saggio che atterrisce a sua volta, in primo luogo per la rigorosa caratura documentaria. Pagina dopo pagina, i lettori più adusi al pensiero critico, potranno infatti rintracciarvi le espressioni parcellizzate delle azioni di sorveglianza e punizione messe in atto dagli stati mondiali, accompagnate dalle manipolazioni ontologiche operate via media ai danni dei cittadini-zombi. Che è molto peggio che definirli sudditi.

Sorgente: Governare con il terrore. Propaganda e potere nell’epoca dell’informazione globalizzata – Giorgio Bianchi – Recensione libro

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