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Un insieme di concetti così densi di politically correct che già la semplice lettura diventa complessa, non per i contenuti, ma per il rispetto dell’identità di genere mediante tutti quei “molti/e”, “tutti/e”: così appare l’articolo della discordia firmato Saviano sul Corriere della Sera che ha portato alla sospensione della giornalista Monica Ricci Sargentini. La motivazione è quella di aver contestato l’analisi che l’autore delle importanti inchieste antimafia ha pubblicato sulla prostituzione, anzi no “sex-work”, così ci suggerisce di nominare la professione più vecchia del mondo.

Al centro della polemica la giornalista che, in difesa della legge Merlin, avrebbe approvato una mozione di protesta femminista che smontava il pezzo di Saviano sulla regolamentazione della prostituzione nel nostro paese. “È sbagliato parlare di prostituzione, bisogna porre l’accento sul fatto che si tratta di una vera e propria categoria professionale. Le relazioni di potere che si instaurano con chi gestisce le persone e i clienti necessitano di essere regolamentate proprio per evitare abusi, come in tutte le relazioni di potere”. Così scrive Saviano sull’inserto del Corriere “Sette”. E sono proprio queste le parole che scatenano un vero e proprio terremoto nel mondo femminista, del quale Sargentini fa parte nonostante le sue posizioni sempre poco conformi al pensiero unico.

Un’azione di protesta contro il giornale, alla quale la giornalista afferma di non aver partecipato, ma che condivide dandone notizia ad una conoscente. Il testo della missiva, che centinaia di donne hanno inviato al direttore Luciano Fontana e a Barbara Stefanelli, era piuttosto duro: “Mi chiedo come un giornale di tale diffusione e importanza in Italia possa difendere un’informazione tanto parziale, superficiale e dannosa. Da dove arriva tanta misoginia al Corriere della Sera e a chi lo dirige? L’articolo di Saviano che avete ospitato nelle vostre pagine è scandaloso per contenuto e superficialità e ritengo la testata responsabile di diffondere cultura da carta straccia, solo per conformismo ammantato di radicalità rivoluzionaria. Come si può paragonare la legalizzazione della marijuana alla legalizzazione della prostituzione? Ma si, certo, siamo carta igienica noi donne in fondo”.

Frasi che accusano Saviano di una poca conoscenza sull’argomento e di una spinta perbenista e acchiappa-consenso su un tema che richiederebbe massima attenzione, evitando di “buttarla” nel calderone di tutti quei temi ghiotti per i radical chic di una sinistra che sembra solo guardare all’apparenza.

Il pezzo di Saviano accosta, infatti, la problematica della regolamentazione del sex-work ad altri temi come la legalizzazione delle droghe leggere o il fine-vita, entrambe passate dal Parlamento ma, “durate quante il battito d’ali di una farfalla” scrive il giornalista, imputando all’organo legislativo una poca attenzione alle richieste della popolazione. Nello specifico, sostiene: “Si deve parlare di sex-worker e non di prostituzione per porre l’accento sul fatto che si tratta di una vera e propria categoria professionale, che chiede di essere considerata tale senza pregiudizi circa lo stile di vita continuando a lederne i diritti”. Saviano auspica infatti a una regolamentazione e normalizzazione, citando il Manifesto dei Sex Workers in Europa: “Chiediamo di avere accesso alla previdenza sociale che dà diritto all’indennità di disoccupazione e alla malattia, alla pensione e all’assistenza sanitaria”.

Nella lettera di contestazione, però, le femministe non ci stanno: “Ma Saviano non sa che la prostituzione è quasi solo tratta e la regolarizzazione è una manna per papponi e mafiosi? Non sa che quello che lui chiama lavoro è un’inaccettabile tragedia per le donne coinvolte? Perché riconoscere agli uomini di stuprare a pagamento?”

Dopo il clamore che ha assunto la vicenda, a causa della sospensione per tre giorni (senza stipendio) della giornalista che ha raccolto la solidarietà di molti colleghi e non che hanno puntato il dito contro la negazione della libertà di stampa, è arrivata anche la risposta del Direttore Lucio Fontana.

“Cari colleghi, credo sia doveroso che l’organismo sindacale chieda prima all’azienda di conoscere esattamente i termini della questione che sono profondamente diversi da ciò che, come scrivete, è diventato di dominio pubblico. Si tratta della contestazione di una mail-bombing contro il giornale (arrivata dopo l’articolo scritto da Saviano ndr) a cui la collega ha partecipato dando istruzioni sulla sua realizzazione. La collega Monica Ricci Sargentini non ha mai chiesto alla direzione di poter esprimere la sua opinione o di promuovere un confronto sull’articolo che si riteneva di contrastare”, conclude Fontana.

Le due versioni, quindi, non combaciano: da una parte la stessa Sargentini sostiene di non aver partecipato alla mobilitazione mentre il Corriere afferma il contrario sottolineando che sia stata proprio una delle organizzatrici. Allo stesso modo Fontana fa riferimento alla mancata richiesta di potersi esprimere anche se, a quanto pare, la giornalista avrebbe solo mandato una mail di chiarimento senza pubblicare furtivamente nessun articolo.

Sicuramente, come afferma il Direttore, la questione è diventata di dominio pubblico e – come sempre succede ormai nell’informazione – vede inevitabilmente lo schieramento delle due tifoserie. Saviano è intoccabile o no?

Bianca Leonardi, 25 aprile 2022

Sorgente: Critica Saviano: giornalista del “Corriere” sospesa senza stipendio – Bianca Leonardi

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