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Nella postazione conquistata agli ucraini alcune delle armi fornite dal nostro Paese: tutte molto vecchie, ma tornate utili davanti alla nuova offensiva

di Gianluca Di Feo

“Attenzione. Con il mortaio da 120 mm la carica massima consentita è la quarta”. La scritta sopra il contenitore cilindrico testimonia la provenienza delle munizioni catturate dai russi in una postazione ucraina nel Donbass: sono le armi donate dall’Italia alla resistenza. Quelle più potenti arrivate dal nostro Paese sono proprio i mortai da 120 millimetri, che provocano danni simili a un cannone: secondo i manuali, la bomba a frammentazione sparge schegge in un’area di 100-150 metri. E arriva a una distanza di 4.750 metri.

 

Le armi italiane finite nelle mani dei russi (foto Russians With Attitude/Twitter)
 

La foto mostrata dalla propaganda delle repubbliche secessioniste del Donbass chiarisce un dubbio sulle forniture a Kiev. Il nostro Esercito ha a disposizione due tipi di mortaio da 120 millimetri: uno moderno a canna rigata, di produzione francese, che si è dimostrato molto efficace in Afghanistan. E uno a canna liscia, risalente agli anni Ottanta e tolto dal servizio da un ventennio: è il “modello 63”, quello citato nella foto scattata nel Donbass e che quindi dovrebbe essere stato consegnato. Il condizionale è d’obbligo, perché tutta l’operazione di sostegno a Kiev è coperta dal segreto.

 

 

Contrariamente ad americani e britannici, che hanno offerto i sistemi più tecnologicamente avanzati del loro arsenale, finora l’Italia ha fornito soltanto equipaggiamenti mandati in pensione – i missili controcarro Milan (Nibbio, in francese) e i mortai modello 63 – o comunque datati – come le mitragliatrici Mg42 o Browning.

 

 

Una scelta in parte dettata dalla semplicità d’uso di questi strumenti, che non richiedono un addestramento specifico; dall’altra dalla volontà di tenere un profilo basso, alla luce dei contrasti nella maggioranza di governo.

 

Le armi italiane finite nelle mani dei russi (foto Russians With Attitude/Twitter)
 

 

Davanti alla nuova offensiva anche queste armi vintage però si stanno rivelando preziose e compaiono sempre più spesso nelle immagini dal fronte. Nella stessa postazione dove hanno catturato i proiettili da mortaio italiani, i russi hanno preso due lanciamissili Milan, sempre regalo del nostro governo: apparati di produzione francese progettati negli anni Ottanta. E un video appena messo in rete mostra una squadra ucraina che usa un Milan per distruggere un tank russo a grande distanza: riescono a colpirlo all’altro lato di un grande lago. In altri filmati ci sono soldati di Kiev che provano le mitragliatrici Mg42 e Browning – versione aggiornata di quella tedesca e americana della Seconda Guerra Mondiale – fornite dall’Italia: fanno la faccia inizialmente perplessa per i meccanismi vetusti dei treppiedi, poi però sembrano soddisfatti del volume di fuoco.

 

Sorgente: Armi dall’Italia in Ucraina: mortai pesanti catturati dai russi – la Repubblica

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