L’Ispettorato del lavoro annulla la sanzione. Denuncia della Cgil nel maxi-hub di Torrazza Piemonte, nel Torinese. L’azienda: “Non monitoriamo le pause e non cronometriamo. Solo una questione di sicurezza”
Sta in bagno per più di venti minuti e Amazon la multa: sospensione per un giorno dal lavoro. L’ispettorato del lavoro dà torto alla multinazionale fondata da Jeff Bezos, reputa la decisione della società spropositata e l’annulla. E la Filt Cgil, che ha seguito l’addetta nel ricorso contro l’azienda, esulta: “I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’algoritmo”, spiega Luca Iacomino della Filt Cgil. Ma il gruppo dell’e-commerce a sua volta replica: “Non monitoriamo le pause e non cronometriamo. È una questione di sicurezza”.
La lavoratrice è un’addetta alla spedizione dei pacchi nel sito di Torrazza Piemonte, nell’hinterland di Torino. I fatti risalgono a gennaio. L’azienda contesta l’allontanamento dalla postazione all’1,15 di notte senza avvisare i responsabili. In più la donna si sarebbe fermata a parlare con una collega uscendo dalla toilette. L’ispettorato ha dato ragione alla lavoratrice, anche perchè durante il procedimento di conciliazione, quello che le è stato contestato è stato anche ridimensionato dagli stessi rappresentanti di Amazon.
Non si sarebbe fermata per 20 minuti, ma secondo la stessa valutazione dei responsabili Amazon la pausa non sarebbe durata per più di 15 minuti. E alla fine la stessa addetta avrebbe spiegato che “tra andare, restare e tornare dal bagno non sarebbero passati più di 10 minuti”.
La società, durante la conciliazione, ha sottolineato che non sono previsti tempi massimi per andare in bagno, ma che la dipendente non aveva avvisato che aveva lasciato la postazione di lavoro. Sarebbe stata questa una delle colpe, ma l’addetta ha una mansione per cui non sarebbe necessario avvisare i responsabili. E secondo il sindacato non possono essere contestati i tempi di pausa legati a un bisogno fisiologico.
“Siamo determinati ad andare avanti nella difesa dei diritti e nel far riconoscere ai lavoratori la corretta applicazione delle norme sul lavoro, del contratto nazionale di lavoro e sulla sicurezza negli ambienti di lavoro con la massima attenzione ai ritmi e carichi di lavoro”, dice la Cgil. Posizione che ha convinto l’ispettorato: di fronte al “no” dell’azienda di conciliare e di ridimensionare la sanzione, ha deciso di annullare il provvedimento disciplinare nei confronti della lavoratrice di Torrazza Piemonte.
Amazon replica però alla posizione della Cgil e cerca di inquadrare i fatti. “Pur rispettando la decisione del collegio arbitrale riteniamo tuttavia di dover dissentire rispetto a quanto riportato, ribadendo che Amazon non monitora le pause né tantomeno cronometra i propri dipendenti”. E aggiunge: “Le condizioni di lavoro delle persone impiegate nei nostri magazzini non soltanto rispettano le previsioni del contratto nazionale di categoria ma vanno ben al di sopra degli standard di settore”. Il problema per il gruppo dell’e-commerce è legato alla sicurezza sul luogo di lavoro: “Per questo motivo chiediamo a tutti di informare il proprio responsabile prima di allontanarsi dalla postazione di lavoro. È infatti da considerare che in questo sito impieghiamo oltre 1500 lavoratori ed è essenziale che le persone seguano le procedure. Non farlo potrebbe avere conseguenze significative in caso di emergenza o evacuazione”.
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