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«Bisogna leggere con attenzione l’atteggiamento di molti Stati. A parte le riserve di Cina o India, osserviamo, per esempio, la reazione dei Paesi mediorientali. Finora non si è visto un sostegno diffuso alle sanzioni»

L’atomica? «È nel ventaglio di possibilità, ma non per sconfiggere l’Ucraina». La via d’uscita diplomatica? «Difficile per ora, Putin non negozierà fino a quando non avrà preso Kiev». Vali Nasr, 61 anni, è uno dei massimi esperti americani di relazioni internazionali, con un’attenzione particolare al Medio Oriente. Tra i numerosi incarichi, Nasr insegna alla Johns Hopkins University di Washington.

La guerra in Ucraina diventa sempre più violenta. Fin dove vuole arrivare Putin?
«Le previsioni che l’Occidente ha fatto finora si sono rivelate sbagliate. Prima si pensava che Putin si sarebbe accontentato di occupare solo una parte dell’Ucraina. Poi che si sarebbe fermato davanti alla minaccia di drastiche sanzioni economiche. Non è stato così. Ho l’impressione che andrà avanti fino a quando non avrà preso Kiev e conquistato l’Ucraina. Solo a quel punto potrebbe essere disposto a riaprire il negoziato».

Il leader russo ha addirittura messo in stato di allerta l’arsenale nucleare? Sarebbe davvero pronto a usarlo?
«Purtroppo fa parte delle possibilità che sono sul tavolo. Ma la mia sensazione è che questa minaccia non sia rivolta direttamente all’Ucraina. Putin non userebbe le armi nucleari per piegare un Paese che considera militarmente inferiore. Sarebbe un segno di grande debolezza. I russi useranno artiglieria, aviazione, missili: tutto ciò che serve per stroncare la resistenza ucraina. Ma l’avvertimento atomico è rivolto all’Occidente, per convincerlo a togliere le sanzioni economiche».

Si discute molto sull’efficacia delle restrizioni imposte da Ue e Stati Uniti. La sua opinione?
«Sono misure pesanti e che nel tempo avranno un effetto sull’economia russa. Ma attenzione, perché ci saranno duri contraccolpi anche per voi europei. Ci saranno forti turbolenze sul mercato dell’energia e alla fine le economie europee andranno in recessione».

Le sanzioni saranno tanto più efficaci quanto più sarà largo il fronte internazionale che le applica. In quale direzione bisogna guardare?
«Questo è un punto cruciale. E qui bisogna leggere con attenzione l’atteggiamento di molti Stati. A parte le riserve di Cina o India, osserviamo, per esempio, la reazione dei Paesi mediorientali. Finora non si è visto un sostegno diffuso alle sanzioni. Stati Uniti e Unione europea ritengono che la Russia sia completamente isolata. Ma non è così, basta osservare anche il dibattito in corso nell’Assemblea delle Nazioni unite. Ci sono interessi economici vitali in gioco. Faccio qualche esempio. Il 40% del commercio mondiale dei fertilizzanti viene dalla Russia e della Bielorussia. Oppure, se vogliamo cambiare angolo visuale: l’Ucraina fornisce il 50% del grano al Medio Oriente; il 78% alla Turchia, il 70% all’Egitto. Tutti queste nazioni pensano che alla fine Putin riuscirà a prendere il controllo dell’Ucraina e userà risorse come il grano per ricattarli. Guardate che anche Israele e Arabia Saudita, alleati chiave degli Stati Uniti, sono molto caute in questa fase. Quindi Putin ha molte carte da giocare: non solo il gas per la Germania o l’Italia».

Messa così, Putin sembra inarrestabile…
«In questo momento non ci sono molti margini per fermarlo. A meno che gli europei e gli americani non decidano di intervenire militarmente in Ucraina. L’Occidente è stato colto di sorpresa. Non so, forse questa guerra convincerà gli europei a organizzarsi meglio, a predisporre meccanismi di difesa comune per evitare che Mosca possa spingere l’offensiva militare oltre all’Ucraina. Ma al momento Putin ha la possibilità di portare a termine il suo disegno militare in Ucraina».

Non c’è la possibilità che il presidente russo venga estromesso dal potere?
«Questo dipende da come Putin abbia costruito il suo sistema di protezione. Mi sembra che abbia impiegato gran parte del suo tempo e delle sue energie a selezionare un gruppo di fedelissimi, in particolare tra i militari e gli altri gradi dei servizi segreti. Certo, le cose potrebbero cambiare rapidamente se dovesse perdere in Ucraina. Ma bisogna riconoscere che non possiamo avere certezze. Ci sono diversi precedenti di dittatori rimasti al loro posto anche in situazioni di gravi difficoltà: Saddam in Iraq, dopo la prima guerra del Golfo; Assad in Siria; Maduro in Venezuela. Oppure osserviamo ciò che è successo al principe Bin Salman in Arabia Suadita: sembrava spacciato dopo il caso Khashoggi e invece ancora lì».

Che cosa succederà, invece, se Putin dovesse conquistare l’Ucraina?
«Si aprirebbe uno scenario ancora più pericoloso. Sono convinto che il leader russo si sia preparato anche per fronteggiare le sanzioni, ma forse non si aspettava un’ondata così forte e generalizzata. L’Occidente sta tagliando fuori la Russia dai mercati finanziari, sta congelando 600 miliardi di riserve in valuta pregiata, sta colpendo le ricchezze della sua classe dirigente, sta adottando misure di valore simbolico, ma di impatto sull’opinione pubblica planetaria, come buttare fuori la nazionale russa dai campionati mondiali di calcio. È lì che vedo il pericolo. Nel tempo le sanzioni avrebbero un impatto molto pesante sull’economia russa e sulla stabilità del sistema. È lì che vedo il pericolo: Putin potrebbe minacciare un attacco nucleare per convincere europei e americani a ritirare le sanzioni».

Sorgente: Ucraina-Russia, il politologo Nasr: «Sulle sanzioni molti Stati rimangono cauti. Putin non è così solo»

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